·Capitolo 18·

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Un baccano insopportabile si levava dalla porta. Olympia aprì a fatica gli occhi e si guardò attorno; era sdraiata a letto sul fianco e dalla finestra davanti a lei si vedeva una sinfonia di arancio, violetto e rosa tenue. La luce era fredda e priva di calore, segno che doveva essere appena l'alba. Dopo gli eventi della notte precedente, non era riuscita a dormire un granché. Aveva le palpebre pesanti, gli occhi le bruciavano e la testa le pulsava a causa delle poche ora di sonno. Con uno sbuffo, la ragazza mise giù i piedi dal letto e andò a sistemarsi velocemente. Ad ogni passo sentiva le gambe gonfie e doloranti. Le energie che aveva in corpo erano limitate e, anche fare un semplice passo, le costava uno sforzo immane. La situazione la infastidiva non poco e, tra sé, stava giurando che se qualcuno l'avesse interrotta ancora, ne avrebbe pagato le conseguenze. Quando aprì la porta con uno sguardo palesemente infastidito, si trovò davanti l'ultima persona che si aspettava. Eden stava discutendo con la guardia a lato della porta della camera della ragazza e sembrava piuttosto adirata.
-Sono la sua balia, praticamente sono come sua madre o sua nonna, io ho il diritto di vederla!- stava dicendo verso la sentinella, che abbassava gli occhi consapevole che se fosse stato trasgredito l'ordine del "non disturbare", la punizione sarebbe ricaduta su di lui. Appena l'anziana sentì la porta aprirsi, si girò; aveva il volto paonazzo e i capelli erano tutti dritti sulla testa, come se si fosse alzata di tutta fretta per andare alla porta della regina.
-Cosa sta succedendo?- domandò la ragazza con voce piatta, scrutando i presenti.
-Dimmi che è uno scherzo...- iniziò la balia avvicinandosi ad Olympia –dimmi che non hai fatto quello che hai fatto- cercò di capire, poggiandole le mani sulle spalle ed esaminandola profondamente negli occhi. La ragazza rimase impassibile, senza dare cenno di risposta. Eden si ritrasse con sguardo confuso, sperando che Olympia smentisse. –Allora hai davvero stretto un patto con loro...- sussurrò infine la balia, capendo il motivo del silenzio della regina. Per la prima volta da quando era nata, Olympia trovò lo sguardo della balia indecifrabile; negli occhi della donna si alternavano svariate emozioni, ma una era persistente: il disprezzo. La ragazza non batté ciglio. Se Eden voleva biasimarla, aveva tutto il diritto per farlo. In fondo, le tre streghe le avevano portato via Heaven, la madre di Olympia, e avevano quasi ucciso anche la ragazza. Agli occhi della balia, loro erano il nemico assoluto e portavano distruzione ovunque passassero. –Come hai potuto? Hai già dimenticato che hanno ucciso tua madre? Per tutti gli Dei, avrebbero ucciso anche te, se non fosse stato per Dorian!- provò Eden a farla ragionare scuotendola leggermente per gli avambracci.
-Io scelgo quello che più mi aggrada e mi è vantaggioso. In questo momento, la loro alleanza è la migliore opzione- spiegò con tono asettico la ragazza, come se stesse esponendo un principio matematico.
-Ma come puoi? Non riesco a concepire una cosa simile. Sembra quasi che tu stia tradendo tua madre e vanificando tutto ciò per cui lei ha lottato- ritentò la balia e Olympia scrollò le spalle. –E Dorian cosa ne pensa?- la punzecchiò Eden con sguardo furbo.
-Dorian non è un problema-. Olympia disse ciò con un tono tale da far svanire il sorrisetto di Eden dal viso; la donna capì al volo l'antifona e si scagliò verso la ragazza.
-Non puoi averlo ucciso! Non puoi! Lui ti aveva aiutata, ci teneva a te!-. La regina si tolse di dosso le mani della balia e questa la guardò con sguardo furente.
-Contegno, per favore-. Eden fece per ribattere ma, non appena vide Olympia spostare l'attenzione alle sue spalle, si bloccò e si voltò. Le tre streghe se ne stavano lì, in piedi, probabilmente attirate dal baccano. Eden cercò di fare qualcosa, ma era troppo tardi. Una bolla verde si alzò dalle mani di una delle fattucchiere e circondò la testa della balia. Questa provò a scostarsi, ma senza successo; aprì gli occhi di scatto e, non appena inspirò, un po' di quella magia verde le finì nei polmoni. Eden boccheggiò solamente e poi si accasciò a terra.

Il corpo di Eden stava al centro della nicchia, rannicchiato su un fianco, quasi come stesse dormendo. Poteva anche essere plausibile, se non fosse stato che in quella stanzina mancava un letto, il cuscino e delle coperte. L'aria, in quel luogo, era densa, umida e fredda, un connubio letale per una qualsiasi persona umana. Olympia se ne stava ferma fuori dalla nicchia, non sapendo bene che fare. Il sotterraneo era tetro e, aldilà della parete della stanza dove si trovava Eden, c'era la cripta. Un brivido le corse lungo la schiena; alla ragazza non piaceva quel luogo e aveva come l'impressione che fosse sbagliato stare lì. Si immaginò in quel momento lo spirito della madre che la guardava con occhi critici, carichi di disgusto per quello che stava accadendo, probabilmente rimpiangendo il momento in cui aveva dato alla luce quella bambina dagli occhi blu. Anche se non voleva ammetterlo a se stessa, ad Olympia rammaricava molto il fatto di aver deluso sua madre, nonostante lei non fosse lì fisicamente; per tante notti dopo la sua scomparsa, aveva sperato con tutte le forze e addirittura creduto che i suoi genitori, caduti per mano di forze oscure, non l'avessero mai lasciata veramente. Ma in quel momento, con il senno di poi, sperava che sua madre avesse trovato la pace e che non fosse lì a guardarla mandare tutto a rotoli. Era la prima volta che pensava una cosa del genere e questa consapevolezza non fece altro che farle venire il dubbio su una questione su cui non voleva riflettere: stava forse cambiando? E se si, stava mutando in meglio o in peggio? Questo pensiero fece appena in tempo a sfiorarle la mente, che un mugugno la distolse dalle sue macchinazioni. Eden si volto sul terreno privo di pavimentazione e aprì gli occhi spaesati. La ragazza la vide mentre metteva a fuoco il posto dove si trovava e rispolverava gli ultimi eventi che ricordava. Non ci volle molto: lo sguardo della balia passò da appannato e confuso a lucido e furente in pochi istanti. Questa si mise in ginocchio e, successivamente con una smorfia, si alzò in piedi. Stette ferma, impassibile, per alcuni secondi e poi fece un sorriso triste.
-Quindi è questo il tuo piano... vuoi eliminare tutti coloro che non appoggiano la tua follia?- chiese la balia con una risata amara. Olympia sollevò un sopracciglio e poi si fece scivolare le parole addosso. Non aveva voglia di discutere (tanto meno con Eden) e non aveva assolutamente voglia di rimanere nei sotterranei per un altro minuto in più. La regina si girò e fece per avviarsi verso l'uscita, ma Eden apparentemente non aveva nessuna intenzione di chiudere così l'argomento.
-Te ne vai senza dire niente? Sei una codarda!- le urlò dietro correndo per seguirla. Olympia si girò di scatto, cercando di avvisare la donna sull'imprudenza di quell'azione, ma ormai era troppo tardi. La balia, presa dall'assurdità della situazione, non aveva notato la striscia di polvere grigio scuro sparsa sul pavimento che collegava i due stipiti dell'ingresso della cella. Appena l'anziana fu in prossimità dell'uscio e fece per buttarsi addosso alla ragazza, diventò visibile una specie di barriera trasparente che assunse varie tonalità di violetto quando il corpo della donna venne in contatto con essa. Si sprigionò una luce forte che costrinse Olympia a serrare gli occhi e voltare la testa di lato e successivamente si sentì un tonfo. Una volta affievolito il bagliore, Olympia aprì gli occhi e guardò nella nicchia; Eden era stata catapultata verso il fondo dall'impatto con la barriera e ora se ne stava lì stordita.
-Sul serio? Sorbo?- fece la balia con voce che trasudava dolore, sia fisico che psicologico. Olympia non disse niente, confermando la presunzione della donna. –Come fa a funzionare su di me?-.
-Funziona su ogni essere soprannaturale. Tu sei solo una sacerdotessa, ma il sorbo agisce lo stesso- spiegò con voce pacata la ragazza. Poi senza aspettare una risposta, fece un gesto con la mano e del ghiaccio cominciò ad alzarsi in corrispondenza dell'entrata alla cella. Olympia non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo fino a quando la parete di acqua solida non fu quasi completa e quello che vide furono due occhi vuoti che la guardavano con disprezzo.

Iced - La Regina Dei GhiacciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora