Il fianco le doleva come non mai nella sua vita. Era stata qualcosa di simile ad un'ombra a colpirla e Olympia si sarebbe aspettata una botta o al massimo un'abrasione ma non un dolore simile ad una pugnalata. L'impatto l'aveva mandata a terra lunga e distesa sulla schiena; alzò la testa per vedere dove fossero le tre sagome. Le tre Streghe, ecco cos'erano, precisò nella sua testa. Faticava a vederle, per via delle del dolore e dell'oscurità, ma sembravano ferme, come se si aspettassero di averla messa fuori gioco per un bel po'. Olympia si guardò attorno: non c'era niente lì che potesse aiutarla; avrebbe dovuto fare affidamento solo sulle sue forze. Cercando di fare il meno rumore possibile, provò ad alzarsi. Una volta in piedi, la colpì un violento capogiro. Si toccò il fianco con la mano sinistra e poi guardò: un liquido viscoso e appiccicaticcio che al buio sembrava nero le colorava la mano; osservò anche la camicia da notte e notò una gigantesca chiazza che le ricopriva quasi per intero il fianco. Stava perdendo sangue... una quantità pazzesca di liquido rosso e ad una velocità troppo elevata. Alzò lo sguardo e vide che le tre streghe si erano accorte di quello che stava facendo. Nonostante la testa che girava, cominciò ad indietreggiare e, quando fu abbastanza lontana da loro, corse verso la sala del trono. La stanza era immensa e il suo obiettivo era la porta che portava all'esterno dall'altra parte del grande salone circolare. Correva con il respiro affannoso e tenendosi stretto il fianco per cercare di rallentare l'emorragia. Voltò la testa per vedere se le tre fattucchiere la stavano seguendo e vide che si trovavano all'entrata da cui era passata lei pochi secondi prima: camminavano lentamente e non sembravano avere fretta di prenderla, cosa alquanto bizzarra visto che avevano tentato di ferirla appena aveva messo piede al piano terra. Ormai non deve mancare molto all'uscita, calcolò Olympia con la mente. Stava per girarsi e controllare, quando le si pararono davanti due ombre armate di spada; si fermò di colpo rischiando anche di scivolare nella foga. Olympia tentò di dirigersi verso un'altra uscita, ma non fece nemmeno in tempo a cominciare a correre che una spada nera e lucente le sbarrò la strada evitando per poco di tagliarla in due. Si guardò in torno cercano una via di fuga alternativa: le streghe erano ancora a qualche metro di distanza e forse lei sarebbe riuscita a sorpassare le due figure di fumo e mettere quanta più distanza possibile dal nemico. La ragazza stava calcolando la via più sicura quando sentì un rumore improvviso come di due pezzi di legno che si scontano. Si guardò attorno e vide che tutte le porte erano state chiuse. Era in gabbia; da una parte aveva le ombre e dall'altra le streghe. Doveva ragionare in fretta, se voleva uscirne viva. Fino a quel momento aveva evitato di usare i suoi poteri perché le avrebbero consumato le già esigue energie che le erano rimaste ma, oramai, non aveva scelta. Creò intorno a lei cinque puntoni di ghiaccio e li lanciò contro le figure attorno a lei. I "pugnali" non raggiunsero mai i loro obiettivi: una bolla di energia verde si creò attorno alla ragazza e, non appena i pezzi di ghiaccio entrarono in contatto con questa, si distrussero. La regina doveva aspettarsi che dei semplici pezzi di acqua congelata non avrebbero fermato quelle tre famigerate streghe e i loro demoni e, come se non bastasse, aveva appena consumato energie preziose per la sua sopravvivenza. I demoni erano deboli in confronto alle loro creatrici, quindi Olympia cercò di spostarli utilizzando un vento freddo che proveniva dai suoi palmi ghiacciati, mossa difensiva che richiedeva poca energia. Le due ombre si spostarono di pochi centimetri ma fu sufficiente perché Olympia riuscisse a passare tra di loro. Ricominciò a correre a perdifiato ma c'era una cosa che non aveva calcolato: era lenta, troppo lenta in confronto ai due demoni che sembravano volare sul pavimento. In pochi istanti le due figure di fumo le furono ai lati, la superarono e la presero per le braccia.
-No!- urlò la ragazza con il poco fiato che aveva nei polmoni. Cominciò a strattonare le braccia, invano; i due demoni avevano una presa di ferro. Con uno spintone la girarono, in modo che la ragazza riuscisse a vedere le tre streghe e queste si avvicinarono.
-Cosa volete da me?-
-La stessa cosa che volevamo da tua madre- risposero in sincrono. Con ribrezzo, Olympia notò che non aprivano nemmeno la bocca per parlare. La loro voce sembrava provenire da un'altra dimensione: era fredda e ricordava lo stridio delle unghie contro una superficie fatta di lavagna. –Tua madre non ha avuto il coraggio di pagare il suo debito, ma confidiamo nel fatto che tu sia più sveglia di lei-
Perdi tempo, falle parlare, si ripeteva nella mente Olympia come un mantra.
-Perché ora? Perché non attaccare quanto era piccola e indifesa?- chiese Olympia cercando di celare il tremolio nella sua voce.
-Perché avevamo bisogno che tu sviluppassi appieno il tuo potere- dal tono del loro sussurro sembrava una cosa così ovvia che la ragazza si maledisse per aver fatto una domanda così banale che poteva costarle la vita.
-Non so esattamente cosa vogliate, ma non sono disposta ad abbandonare il mio regno- fece finta di contrattare Olympia.
-Non siamo qui per contrattare, ragazza-. A quelle parole Olympia capì che non aveva via di scampo: le fattucchiere l'avrebbero presa comunque, che lei fosse a favore o contro il loro piano. A quel punto le era rimasta un'ultima mossa da giocare; era rischiosa, le avrebbe risucchiato quasi tutte le forze e se avesse fallito si sarebbe consegnata da sola nelle mani del nemico. Si guardò attorno per elaborare la via di fuga con la probabilità più alta di successo. Le streghe si stavano spazientendo, lo capiva dal modo in cui il fumo denso e nero attorno a loro pulsava in modo irregolare. Olympia agì in fretta: girò gli avambracci in modo da toccare i due demoni che la tenevano prigioniera e, con tutte le forze, che aveva ghiacciò le due ombre nel minor tempo possibile. Dopo che questi si furono tramutati in due statue trasparenti, li spinse ai lati e i demoni caddero a terra disintegrandosi in mille pezzetti e polvere finissima che sembrava vetro. Le streghe si mossero subito per fermare la regina. Lei creò una parete spessa di ghiaccio tutt'attorno e loro tre; non era indistruttibile come barriera ma sarebbe riuscita a rallentarle quel che bastava per fuggire. Si fermò pochi secondi per controllare che le fattucchiere fossero in trappola e vide del fumo grigio scuro alzarsi dai pezzetti di ghiaccio ai suoi piedi. I demoni si stavano per ricreare e lei non sarebbe riuscita a fermarli di nuovo. Si girò e cominciò a correre più veloce che poteva. Le porte erano ancora sbarrate, così Olympia ne aprì una con una piccola palla di ghiaccio, in modo da non fermarsi nella sua fuga. Una volta raggiunto l'esterno si fermò: guardò a destra e a sinistra non sapendo dove andare. Fu in quel momento che una mano le prese il braccio; sussultò pensando che le streghe si fossero già liberate ma, non appena vide chi fosse, si tranquillizzò un poco.
-Vieni con me, mia cara- disse Eden. La donna indossava una mantella con cappuccio marrone e sembrava che sotto ad essa fosse ancora vestita da notte. Era determinata e sembrava che sapesse esattamente cosa fare. La coppia girò intorno al castello e si ritrovò di fronte ad una porticina di legno costeggiata da immondizia. Olympia si tappò il naso.
-Ma cos'è questo posto?- la voce della ragazza risultava distorta per effetto della mano davanti alla bocca. Si teneva il fianco che, a causa degli eventi burrascosi degli ultimi minuti, aveva ricominciato a sanguinare copiosamente. Aveva il respiro corto molto più di prima e faticava a mettere a fuoco le figure davanti ai suoi occhi.
-Questa è l'uscita secondaria della cucina che i cuochi utilizzano per portare fuori la spazzatura- spiegò Eden aprendo la porta e aiutandola ad entrare. Una volta dentro, le due si avvicinarono ad un arazzo appeso alla parete vicino alla dispensa. Eden lo spostò e rivelò una seconda porticina di legno scuro e ammuffito. La balia prese una mantella e una candela: l'indumento lo mise sulle spalle alla ragazza e poi le porse l'oggetto.
-Questa porta una volta conduceva alla ghiacciaia del castello, poi la sala refrigerante è stata sostituita dalla stalla- cominciò a spiegare la balia scostando leggermente la mantella e mettendo sul fianco della ragazza una panno di cotone per assorbire il sangue e rallentare l'emorragia. –Entra qui e segui il cunicolo. Arriverai ad un'altra porticina di legno. Aprila e ti ritroverai nella sala strumenti della stalla. Una volta lì, prendi un cavallo e fuggi il più velocemente possibile- ordinò velocemente Eden, accendendo la candela in mano ad Olympia e aprendole la porta.
-Ma tu? Non posso lasciarti qui così- protestò la ragazza cercando di tirare anche la balia dentro al tunnel.
-Io me la caverò- la rassicurò la donna.
-Ma...-
-Niente ma. Tua madre ti ha mai parlato di me?- chiese Eden. Ad un cenno negativo della ragazza, continuò: -Io sono una sacerdotessa. Se ne avrò bisogno, gli Dei mi aiuteranno. Ho anch'io dei poteri nel mio piccolo- la rassicurò –Ora vai-
-Ma non posso lasciare il mio regno... e il mio lupo- dissentì Olympia nuovamente.
-Mi occuperò io di tutto. Troppe persone hanno già provato ad ucciderti e io non sono ancora pronta a vederti morta-. Detto questo la balia la spinse a forza nella galleria e chiuse la porta. Quel posto puzzava tremendamente di muffa ed era umido. Olympia aveva paura che la candela si spegnesse da un momento all'altro e, con tutta quell'afa, faticava a respirare. Violenti capogiri le facevano sembrare che tutto vorticasse attorno a lei e la fiammella della candela le sembrava una confusa chiazza arancio sullo sfondo scuro. Sia per tenersi in piedi che per capire se stava andando nella direzione giusta, continuava a camminare con la mano appoggiata alla parete. Mano a mano che proseguiva, una sostanza umidiccia e limacciosa le si appiccicava tra le dita dandole il volta stomaco ed era quasi certa che lì sotto ci fossero anche dei topi che, fortunatamente, stavano alla larga da lei per via della fiamma della candela. In modo poco distinto, vide degli scalini fatti di pietra davanti a lei e la porta di una botola alla fine degli scalini. Salì lentamente, facendo attenzione a non perdere l'equilibrio e, una volta arrivata in cima, aprì la botola. Mise la testa fuori e un forte odore di paglia e di animali le colpì le narici. Si issò fuori come meglio poteva, con la ferita che bruciava in un modo allucinante, e vide che ciò che aveva detto Eden era la verità: si trovava nella sala strumenti della stalla. Tendendo in mano la candela, prese una bisaccia, contenente del panno di cotone, appesa ad un gancio vicino alla porta d'entrata e andò verso il suo cavallo. Sugar se ne stava lì, in piedi, all'erta, come se avesse già capito che era una situazione di vita o di morte. Olympia non aveva tempo per sellarlo: spense la candela con un soffio, la ripose nella bisaccia, e salì in groppa al cavallo, sapendo che sarebbe riuscita a cavalcarlo anche senza le briglie. Il cavallo diede una spinta alla porta del suo vano e camminò lentamente verso la neve fresca, in attesa di direttive.
-Portami in un posto sicuro- sussurrò Olympia con le sue ultime energie. L'ultima cosa che vide fu il paesaggio scorrere veloce tutt'intorno mentre lei si accasciava contro il cavallo e Sugar sfrecciava veloce nella tormenta di neve.—————————-
Buonasera (o buongiorno ?) lettori,
Scusate per il ritardo di questa settimana, ma lo studio mi sta occupando tutto il tempo libero. Che dire... spero vi godiate questo nuovo capitolo e, come al solito, se vi piace o c'è qualcosa che non va, lasciate una stellina o un commento.
Vi lascio alla lettura. Au revoir, mes chers😘
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Iced - La Regina Dei Ghiacci
FantasiUna maledizione, una principessa rimasta senza genitori sin da piccola, un debito da pagare, magia e un cuore di ghiaccio. Ma cosa può succedere se trovi una persona che non abbia paura di sfidarti? E se questa persona possiede un fuoco dentro in...