·Capitolo 7·

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Le segrete erano umide, buie e lerce; appena Olympia mise piede lì dentro sentì un tanfo fortissimo di pesce marcio e immondizia. C'era pochissima luce, che filtrava attraverso le piccole finestre nella sommità della parete, e c'era una perdita d'acqua ogni due  metri a causa delle fogne che scorrevano a lato della parete esterna. La ragazza si tappò il naso e fece attenzione a non scivolare sulle pietre bagnate del pavimento. Le celle si trovavano solo su una delle due pareti e, mentre passava, Olympia le scandagliava una ad una alla ricerca di Eden. Ne aveva passate circa una decina quando vide una sagoma dai capelli bianchi rannicchiata su una brandina all'interno della cella: era certa che fosse la sua balia poiché non aveva spedito nessuno lì sotto recentemente (eccetto Dorian) e, anche se lo avesse fatto, i prigionieri occupavano le celle per al massimo ventiquattro ore. Olympia si avvicinò alle sbarre della cella, cercando di scrutare le condizioni della donna.

-Eden- sussurrò la ragazza. L'anziana si ridestò di scatto e quasi corse verso le sbarre. I vestiti che aveva addosso erano sgualciti e sporchi mentre i candidi capelli erano tutti scompigliati e ritti sulla testa. Il viso era segnato dalla stanchezza ma non sembrava essere ferita o debilitata.

-Olympia, mia cara- dalla sua voce trasudava sollievo e felicità –sei riuscita a trovarmi-

-Si- affermò la ragazza inserendo la chiave nella toppa e aprendo le sbarre. Eden non esitò; si precipitò fuori e richiuse subito la cella.

-Se hai scoperto che sono qui significa che Dorian ha fallito con il suo piano- constatò la balia –cosa gli hai fatto?- chiese vagamente timorosa.

-Non l'ho ucciso, se è questo che temi- la tranquillizzò Olympia –ho banalmente seguito il protocollo. Partirà a breve per il fronte-

-Olympia...- cominciò Eden, ma questa la interruppe subito: -Ne parliamo più tardi. Voglio andarmene da qui... questo posto puzza come non mai e tutta questa umidità mi sta gonfiando i capelli-. Detto questo la ragazza si incamminò verso l'uscita e la balia la seguì diligentemente. Erano quasi arrivate all'uscio quando la balia si fermò vicino ad una cella. Olympia si fermò a sua volta per aspettarla e capire il motivo di quel gesto.

-Dorian- Eden parlò a voce così bassa che la ragazza non fu sicura che avesse detto davvero qualcosa. Fatto sta che il ragazzo si avvicinò alle sbarre e osservò la balia con stupore.

-Avete ottenuto quello che volevate, Altezza?- chiese senza nemmeno degnarsi di voltarsi verso la regina.

-Giudicate voi- rispose la ragazza arricciando le labbra –possiamo andarcene?- insistette con Eden.

-Potresti lasciarmi due minuti per parlare con lui?- domandò la balia speranzosa alla ragazza. –Due minuti. Non mi farà niente- cercò di convincerla.

-Che siano due minuti. Ti aspetto fuori- concesse alla fine Olympia affrettandosi verso le scale e lasciando quel postaccio. Si mise in attesa della balia con l'orecchio vigile; non era corretto origliare ma non poteva farne a meno.

-Sei qui per dirmi quanto mi odi?- sentì dire a Dorian –no, perché se è così potevi farlo benissimo anche con la tua amata regina qui-

-No, anzi. Sono qui per dirti che ti capisco e che mi dispiace per quello che hai passato e che dovrai passare. Sei un bravo ragazzo in fondo e non ti meriti tutto questo- rispose con voce dolce ma triste la balia. Classico di Eden. Vede sempre il buono nelle persone, anche nelle cause perse, pensò Olympia. –Ci rivedremo, magari in un futuro remoto- disse ottimista Eden.

-Si, certo- sbottò Dorian di rimando. Dalla sua voce si capiva che non riponeva nessuna speranza in quelle parole.

-Non si può mai sapere cosa ci riserverà il futuro, ragazzo mio. Proverò a parlarle- Olympia sapeva che si stava riferendo a lei.

Iced - La Regina Dei GhiacciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora