·Capitolo 5·

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"Che chi ti è più caro, in fondo, non è corretto", questa era la frase che rimbombava nella testa di Olympia come un tuono mentre guardava quella scena. Inizialmente, quando aveva letto quel bigliettino, non riusciva a spiegarsi il significato di tali parole; aveva pensato che non fosse nemmeno destinato a lei, dal momento che persone care non ne aveva. Ora però sapeva chi accusava il messaggio. Il presunto traditore in quel momento indossava una mantella lunga fin per terra che alla luce della luna sembrava nera ma, alla luce del sole, doveva essere marrone. Aveva il cappuccio talmente rimboccato da nascondere anche gli occhi e la mantella era chiusa così stretta sotto il mento che per poco non arrivava anche a coprire la bocca dell'indossatore. Nonostante fosse quasi impossibile per chiunque riconoscere la persona sotto la stoffa nera, Olympia non ebbe dubbi; la curva della bocca, le mani affusolate e persino il modo di gesticolare erano caratteristiche scolpite nella mente della ragazza fin dalla sua nascita. Dopo che il venditore se ne fu andato, Eden alzò lo sguardo per controllare che non ci fossero occhi indiscreti nei dintorni e si mise il sacchettino, che probabilmente conteneva la polvere di papavero, nella tasca destra della mantella. La balia fece per girarsi ed andarsene, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Eden si fermò al centro del giardino e cominciò a scrutare l'oscurità attorno a lei: quando posò gli occhi sull'albero dove stava appollaiata Olympia, la ragazza giurò di vederla indugiare più del dovuto e stringere gli occhi. Sapeva che era umanamente impossibile vederla a quella distanza e tra le ombre ma, per un momento, credette che Eden ci riuscisse. Dopo che fu sicura che non ci fosse niente lì fuori, la balia riprese il suo cammino verso l'entrata del palazzo. Olympia, d'altro canto, aveva abbastanza prove dopo quella scenetta quindi cominciò a scendere dall'albero. Appena spostò lo sguardo a terra, però, notò un cane che la osservava; cercò di non fare movimenti bruschi che potessero far innervosire l'animale, ma non fu sufficiente: quello cominciò ad abbaiare forte e sembrava non avere intenzione di smettere. Olympia cercò di lanciargli occhiate, intimandogli di stare zitto, ma non servì a nulla. Stava per scendere e farlo tacere quando sentì un trambusto provenire dal giardino. Alzò di scatto lo sguardo, pensando che l'abbaiare del cane avesse attirato l'attenzione di qualcuno e in particolare di Eden, ma in giardino non c'era nessuno e anche la balia sembrava sparita nel nulla.

La stanza da letto era buia e silenziosa quando Olympia ritornò dal bagno dopo essersi rinfrescata e aver indossato la camicia da notte. La fiamma della lampada ad olio, che la ragazza teneva in mano, gettava ombre danzanti sulle pareti della stanza e la luce ne metteva in evidenza ogni particolare. La ragazza stava per mettersi a letto quando vide un vassoio d'argento appoggiato sulla cassettiera; sopra al portavivande c'era sia da bere che da mangiare e una tazza che conteneva il famoso infuso per dormire. Probabilmente l'aveva portato lì Eden dopo cena mentre lei stava tornando a castello. La tentazione di lanciare il vassoio contro il muro era tanta, ma Olympia si trattenne o avrebbe prodotto un baccano pazzesco. Prese il piatto, con tutto il cibo ancora sopra, e si diresse alla terrazza che dava sul retro. Una volta all'aperto, ghiacciò completamente tutto quanto e poi lo lasciò andare; la gravità fece il suo dovere: il blocco di ghiaccio si schiantò a terra e si frantumò in un milione di pezzettini. Tornò dentro pensando di sentirsi almeno un po' compiaciuta di quello che aveva fatto, ma non fu così. Rodeva dentro, non tanto perché si trattava di Eden, ma perché si era lasciata raggirare dalla balia senza accorgersene. Si coricò sapendo che non avrebbe chiuso occhio: la sua mente era ancora troppo vigile e attiva e, nonostante avesse il corpo a pezzi dopo la lunga giornata, era certa che i suoi pensieri le avrebbero impedito di dormire.

***

La mattina seguente si svegliò di scatto. Come aveva previsto, era stata una notte lunga ed irrequieta e, quando Olympia si alzò dal letto, si sentiva le gambe deboli e doloranti a causa del poco riposo. Si preparò di fretta, senza nemmeno badare a quello che si metteva addosso, e uscì. La notte precedente aveva meditato sul tenere ciò che aveva visto per sé oppure se comunicarlo a qualcuno (anche se non sapeva chi); aveva ponderato i pro e i contro dell'agire in modo calcolato e razionale e alla fine era raggiunta ad una conclusione: con le buone maniere non avrebbe ottenuto niente. Non le importava cosa avrebbe pensato il reame; lei avrebbe fatto di testa sua. Sapeva benissimo che muoversi impulsivamente in una situazione delicata come quella non era affatto una buona idea, ma le buone maniere l'avevano messa in quella condizione e cosa ci aveva guadagnato? Assolutamente niente. Andò per prima nella camera di Eden. A differenza degli altri domestici, lei alloggiava al primo piano, per fare in modo che fosse sempre disponibile per ogni evenienza. Bussò ma nessuno rispose, segno che la donna non era lì. Scese quindi al piano interrato e andò nell'ala dedicata alla servitù. Le persone erano già tutte all'opera, benché fosse poco più tardi dell'alba, ma quando lei entrò tutti si fermarono di colpo. Era insolito vedere la regina lì e i domestici se ne stavano immobili sudando freddo.
-Eden è qui?- chiese ad alta voce. Nessuno rispose all'inizio ma poi si fece avanti il responsabile della servitù che negò di aver visto la donna quella mattina.
-Tra mezz'ora tutti nella sala del trono- urlò Olympia senza usare nemmeno un per favore –Colben, con me- disse a un ragazzo sulla trentina alla sua sinistra. Poi si girò e se ne andò, non aspettando un segno di assenso o dando spiegazioni. Una volta tornata al pian terreno, la ragazza si fermò e controllò oltre la spalla che il ragazzo l'avesse seguita.
-Ho bisogno che tu vada a chiamare Mister Red per farlo venire a palazzo subito- ordinò decisa lei. Colben annuì e fece per andarsene, ma Olympia lo fermò –Non riferire a nessuno questo incarico. Prendi un cavallo dicendo che devi andare in città per una commissione urgente e, se Red si lamenta, digli che verrà pagato con quanto oro vuole- parlò in fretta la regina e il domestico annuì una seconda volta per poi andarsene di tutta fretta.

Iced - La Regina Dei GhiacciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora