diciotto

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A  L  A  S  K  A

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A L A S K A

Mi dimenticai completamente quello che stavo dicendo ai miei colleghi quando i miei occhi si incontrarono con quelli di Harry.

Cosa diavolo ci faceva all'hotel? Non sarebbe dovuto essere in ospedale?

Il riccio, con i capelli più scompigliati del solito a causa del vento che c'era fuori, iniziò ad avvicinarsi a me, a passi lenti. Approfittai di qualche secondo per osservarlo: le sue gambe erano lunghe e snelle, e la sua figura slanciata faceva rimpicciolire ogni uomo che si trovasse vicino a lui. La sua mascella era definita, tagliente, e maledettamente perfetta per il suo viso. Le sue labbra erano piegate in un sorriso e questo fece sì che le sue fossette si intravedessero, cosa davvero più unica che rara. Harry era sempre stato un ragazzo strafottente e rude, ed erano poche le volte in cui sorrideva veramente, senza prendere in giro nessuno.

Cercai di ricompormi e di rimanere il più composta possibile, per non far sì che Harry notasse il mio stupore nel vederlo.

«Sei sorpresa nel vedermi?» chiese il riccio, stuzzicandomi.

«No..cioè, voglio dire, non pensavo tu venissi, ecco.» farfugliai, con un certo imbarazzo.

«Andiamo un attimo in camera, ho bisogno di darti una cosa.» affermò, non interessandosi minimamente alla mia risposta, anche se era stato lui stesso a farmi la domanda.

Esitai un attimo, guardandomi alle spalle. Notai che quel paio di colleghi con cui stavo parlando avevano trovato già un'altra compagnia, quindi feci spallucce e seguii Harry, che già si era avviato verso l'ascensore, premendo il pulsante di quest'ultima. Accelerai un po' il passo per raggiungerlo e poi mi fermai di colpo, entrando poco dopo quando le porte dell'ascensore si aprirono. C'era un silenzio di ghiaccio che non faceva altro che mettermi in soggezione, quindi decisi di parlare.

«Cosa ci fai qui?»

«Te l'ho detto, devo darti una cosa.» rispose brevemente.

«Sì, ma voglio dire..non dovresti essere ancora in ospedale?» chiesi.

«Mi hanno detto che potevo andarmene da oggi.» affermò, per poi continuare. «Sicuramente ci saranno stati casi più urgenti del mio, ed i posti letto erano occupati.»

«Vorrei ricordarti che avevi una pallottola conficcata sotto l'ascella.» ribadii, seccata.

Harry non rispose, si limitò solo a fare spallucce, come faceva sempre. Dopo qualche secondo, l'ascensore si aprii, e ci incamminammo verso camera mia.
Aprii la porta della mia stanza e mi fiondai nel letto, ed Harry non fece altro che chiudere la porta e rimanere fermo davanti a me, senza neppure sedersi.

«Puoi sederti, non prenderai malattie.» smorzai l'imbarazzo che si era creato ormai da troppo tempo.

«Sì, hai ragione.» borbottò, sedendosi.

The Maze » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora