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A L A S K A

In quel momento, sentì le sue iridi verdi trapassarmi il corpo, osservando ogni mio singolo movimento. Rimasi incantata a guardare attentamente i suoi occhi che si muovevano imperterriti lungo la mia figura e poi spostai lo sguardo verso il suo sorriso, che gli si era formato qualche secondo prima. Era vestito rigorosamente in nero, con una camicia nera leggera, sbottonata fino a metà petto e solo in quel momento potei vedere i suoi addominali ben scolpiti e i suoi innumerevoli tatuaggi. Inoltre aveva una giacca nera, ma non compresi la scelta di non mettere la cravatta: sarebbe stato divertente vederlo con quella.

I pantaloni lunghi e stretti neri gli fasciavano a perfezione le gambe, e mi lasciai scappare un risolino nel guardarlo da capo a piedi. Il tessuto del completo mi fece capire che doveva esser costato molto, e anche le scarpe non erano male. Dovevo ammetterlo, era davvero bello, ma era strano vederlo così curato ed elegante. Insomma, ero abituata a vederlo in jeans e t-shirt, non con lo smoking.
I suoi capelli comunque erano molto spettinati e le occhiaie ancora si notavano molto. Si vedeva che era ancora stanco dalla nottata precedente.

«Che c'è da ridacchiare ora?» borbottò, chiudendo la porta per poi incamminarsi senza aspettarmi. Io, roteando gli occhi al cielo lo seguii, rimanendo leggermente male per il suo comportamento. Insomma, mia aveva praticamente squadrata e mi aveva fatto capire che stavo bene, perché non mi aveva fatto neanche un piccolo complimento? Oh, ma che domanda.

Era pur sempre Harry.

«Era da tanto che non ti vedevo vestito così. E vedi di stare calmo, non ho intenzione di innervosirmi anche stasera.» farfugliai, corrugando poi la fronte. Ero già infastidita.

«Ti sta bene, comunque.» mormorò con un ghigno in viso, provando a non scoppiare a ridere davanti a me, ma la fossetta sulla sua guancia destra lo fregò.

«Cosa?» chiesi confusa, assottigliando appena gli occhi e poi accelerai il passo, arrivando vicino a lui.

«Il vestito, idiota.» mi rispose subito, marcando bene l'ultima parola.
Le sue labbra si incurvarono in una risata dopo aver detto quelle parole, ed io davvero non capivo se mi stesse prendendo in giro o se fosse serio. Mi limitai a stare zitta poiché avrei detto qualcosa di troppo sgarbato e non volevo litigare anche quella sera.
Subito, anche solo il pensiero di essere accettata da lui si eliminò dalla mia mente. Che cazzo credevo?

«Hai i capelli spettinati, comunque.» gli feci notare, quasi volessi ricambiare il 'favore', entrando dopo di lui nell'ascensore. Premette il piano '-1' e sospirò rumorosamente, scocciato. Da me, presumo.

Intrufolò una mano sui suoi ricci folti e scuri, muovendoseli un po' con le dita per dargli una forma un po' più decente, ed io trattenni una risata osservandolo dallo specchio dell'ascensore. Era sconvolgente la sua concentrazione per un gesto così semplice.

«Sei maleducata, comunque. Ti ho fatto un complimento e non mi hai nemmeno ringraziato.» sussurrò sarcasticamente, rimettendosi la mano che poco prima si trovava fra i suoi capelli, in tasca. Finalmente aveva finito il suo 'momento da parrucchiere'.
Non feci molta fatica ad intendere ciò che mi disse.

«Non sapevo se fossi serio o meno, dato che tu i complimenti non li fai neanche a morire... e poi tu non puoi rimproverarmi, visto che sei più maleducato di me.» ribattei, uscendo dall'ascensore, facendo fin troppo rumore con i tacchi, per poi avvicinarmi alla gigantesca cesta dove erano state messe le maschere bianche e nere, nel seminterrato.

«Ci rinuncio. È impossibile.» bofonchiò alzando le mani al cielo. Vidi molte persone dello staff girarsi verso di lui a quel gesto, non capendo probabilmente, ma io non lo feci.

The Maze » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora