otto

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                        A L A S K A

Una delle poche cose che avevo imparato stando in quell'hotel per metà della mia vita era che se la tua giornata iniziava di merda, continuava e finiva allo stesso modo.
Questo perché, semplicemente, in quel posto c'era tutto l'occorrente per farti girare le palle sempre di più del dovuto; a partite dalle cuoche scorbutiche con lo staff, a seguire con i clienti assonnati che pretendevano la luna e per finire con uno stanco, stronzo ma bellissimo Harry Styles.

Perché sì, io, Alaska Kozlov, riuscii ad ammetterlo: era bellissimo.

Era bellissimo anche alle sette di mattina con i capelli sul viso, era bellissimo anche con quelle occhiaie viola a causa di tutto lo stress accumulato in quel poco tempo. Era bellissimo anche in tuta, con quelle ciabatte enormi che gli fasciano i piedi. Tutto era bellissimo in lui. Ma era bello quanto arrogante.

Il suo sguardo si girò, puntando nella mia direzione, si era sentito di sicuro osservato. Incrociai i miei occhi con i suoi, più verdi della sera precedente, più vivi.
Non lasciai andare quello sguardo, non volevo. Un nodo mi si formò in gola, facendomi appoggiare il cucchiaino dentro la tazza del mio tè caldo.

Abbassai lo sguardo verso esso, non riuscendo più a resistere a quello strano..contatto? Sentii i suoi occhi trapassarmi il corpo e io, come se niente fosse, continuai a girare il liquido bollente dentro il piccolo recipiente di ceramica.

Sospirai pesantemente, esasperata dai miei stessi pensieri. Le parole che aveva osato dire la sera precedente, continuavano a rimbombarmi in testa. Riposai lo sguardo su quello di Harry che ora non ricambiava più, ed io mi sentii quasi afflitta, ma allo stesso tempo sollevata visto che non sarei riuscita a reggere un confronto del genere per altro tempo. Tutti sapevano in quell'hotel che Harry era il tipico ragazzo che prendeva in giro gli altri e si divertiva a far stare male le ragazze, scopandosele per poi buttarle via come si fa con la spazzatura. Ma secondo me lui sotto sotto non era così..a lui importava qualcosa di suo padre o almeno dell'hotel, perché se non gliene fosse importato niente non sarebbe stato sempre qui, ma sarebbe rimasto a casa sua a divertirsi e ubriacarsi tutti i giorni.

'Forse perché ancora deve trovarsi un lavoro fisso e suo padre non gli da abbastanza soldi, geniaccia?' mi domandò quella stupida vocina che avevo in testa.

Ma le sue parole, "Resta con me." mi fecero scaturire qualcosa, dentro, di quasi indescrivibile anche se sicuramente l'aveva dette pensando a un'altra, dato che era ubriaco fradicio.

Scossi la testa, perché diavolo non riuscivo a smettere di pensare a lui? Al suo comportamento?

Mugolai, prendendo la tazza tra la mani per bere il mio tè, richiamando l'attenzione di Zayn e di Niall che erano davanti a me.

«Alaska, hai sentito quello che ti ho detto per caso?»

Mi chiese spazientito Zayn, emanando un piccolo gemito per il dolore delle ferite di ieri. Scossi semplicemente la testa, imbarazzata, spostando lo sguardo verso il volto del moro.

«Ho detto che fra cinque minuti dobbiamo essere nell'ufficio di Mr. Styles. Lo ha comunicato a Stefanie che si è presa l'incarico di dirlo a tutti.» borbottò Zayn, girandosi in direzione di una ragazza bionda che ci salutò con la mano.

«Avevi detto anche un'altra cosa.» intervenne il biondo, facendomi voltare verso di lui, che stava giocherellando con il cucchiaio che aveva usato per mescolare il suo caffè.

«Ah..giusto. Avevo detto anche che siamo nella merda più totale.» concluse Zayn, abbozzando uno dei suoi tanti sorrisi sarcastici.

«Lo so da sola, Zee.» gli risposi fredda, date le circostanze. Ma faceva sul serio?

The Maze » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora