Sakura 1

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1850.


Come al solito stavo ore ad osservare il soffitto, il silenzio nella camera mi dava quasi un senso di pace. Le lenzuola bianche ricoprivano il mio corpo esile, ed in quel momento cercavo solo un momento di tranquillità. Ormai in casa mia regnava il caos, solamente a causa di mia madre. Per lei ormai ero troppo vecchia, ed a suo dire dovevo trovare "marito".

In questi giorni era tutto un fremito a causa del ballo delle debuttanti, e voleva che a tutti i costi mi spossassi. Ma come al solito la sua vena egoistica prese  il sopravvento, ed ormai da tanto tempo cercava un ricco facoltoso che potesse sposare la sua unica figlia, per riscuotere la dote. 

Tutto cambiò  dalla morte di mio padre, cinque anni fa, quando la nostra famiglia  cadde in disgrazia. Era un ricco banchiere londinese dall' animo nobile e gentile, ma durante una sera invernale venne assassinato da il malfattore, lasciando un grande vuoto nella nostra piccola famiglia. Non abbiamo mai scoperto chi fosse il mandante del suo omicidio e per quale motivo mio padre fosse morto, non avevamo nulla, tranne un pezzo di carta che stringeva tra le mani prima di morire, con scritto sopra "tomoe"

Non riuscivamo a capire significato di tale parola, tanto che ingaggiai uno dei miglior detective di Londra, Kakashi Hatake.

Ma la morte di mio padre mi perseguitava, tanto da non farmi piace più la mia vita. Differente la reazione di mia madre, come se ignorasse l'accaduto. come se fosse quasi contenta dell'accaduto. 







Guardavo la mia immagine riflessa nello specchio, i capelli semi raccolti in due trecce morbide, cadevano liberi su tutta la lunghezza della schiena, le mie guance erano colorate da un leggero strato pescato e le mie labbra avevano lo stesso colore dei frutti  di un ciliegio maturo. Continuavo ad accarezzare lo splendido abito lungo di raso, color verde smeraldo. Quel ballo era la mia ultima possibilità, non ero mai stata un tipo interessata ai ragazzi anche perché il mio grande sogno era aiutare gli altri, diventando infermiera. Il matrimonio era solo un desiderio secondario, o meglio era il desiderio di mia madre. E quel ballo era veramente l'ultima possibilità, ormai ero considerata troppo vecchia per i canoni dell'epoca, avere 22 anni e non ero sposata.

Ma ero così immersa nei miei pensieri che non mi accorsi di mia madre che continuava a chiamarmi.
<" Sakura vieni qui! È arrivata la carrozza.">  era chiaramente agitata, come se dovesse andare lei al ballo. Scesi le scale stando attenta a non inciampare.

<" madre eccomi..."> le risposi.

<" Oddio Sakura sei stupenda. Mi raccomando stasera non mi deludere "> mi disse afferrandomi le spalle. Sentivo una pressione enorme.

Per fortuna il cocchiere interruppe quel momento, e mi aiuto a salire sopra la carrozza.

Il ballo si intratteneva in una delle ville della famiglie più ricche e influenti di Londra, gli Uchiha. I capisaldi della famiglia erano Fugaku e Mikoto con i loro splendidi figli Sasuke mio coetaneo e Itachi. Ovviamente Itachi era un tipo abbastanza popolare tra le ragazze sia per il suo bel aspetto e sia per il suo meraviglioso carattere. Infatti quando si sposò con Izumi, anche  lei una ragazza della alta borghesia, scatenò 'invidia e la furia di tutte le ragazze di Londra. Invece del fratello Sasuke non si sapeva molto, solamente era un tipo molto schivo, solitario e girava voce anche di grande bellezza, ma lontano dai riflettori della vita mondana.

Arrivata alla sontuosa Villa mi sentivo quasi a disagio, non ero abituata a partecipare ad  eventi mondani, preferivo lavorare in ospedale, ma per il bene di mia madre dovevo trovare un ragazzo che sarebbe diventato mio marito.

Appena scesi dalla carrozza sentii le gambe cedermi, non ero mai stata ad un evento così importante, neanche quando mio padre era vivo.

Alla porta d'ingresso c'era un signore poco più che ventenne che accoglieva i vari ospiti.
Aveva dei lunghi capelli biondi, raccolti in semi raccolti ed un grande ciuffo che gli nascondeva il lato destro, ma i suoi occhi azzurri non passavano di certo inosservato.


" Prego signorina se vuole lasciarmi il cappotto." Mi chiese con un tono gentile.

La sala era immensa decorata da ghirigori color oro che si propagavano per tutta la stanza. Il pavimento in marmo bianco illuminava l'ambiente, ma il pezzo forte era di certo il lampadario in cristallo che ne faceva da padrone.

Durante tutta la serata, Sasori, figlio di un vecchio collega di mio padre non mi lasciava un minimo di tregua. Un ragazzo spavaldo, dai capelli rosso rubino e da dei grandi occhi color nocciola.

-Sakura vuoi venire a ballare?> mi chiese per la decima volta.

<Sansori come già ti ho detto, sono stanca> ero stanca di quella situazione ed anche di lui.!

<"Prima che morisse tuo padre eri molto più simpatica!"> esclamò in modo arrogante.

In quel momento volevo tiragli uno ceffone, ma per fortuna ci interruppe un ragazzo che mi invitò a ballare, e per ripicca accettai.

Passai le quattro ore successi a ballare senza sosta, ma tra tutti i ragazzi con cui ballai nessuno accese il mio interesse. Ero davvero  esausta, allora  decisi di uscire fuori a prendere una boccata d'aria, e mentre respiravo a pieni polmoni l'aria fresca i miei occhi caddero su un ragazzo seduto sulle scale di marmo bianco. Non riuscii a vedere subito la sua figura per via del buio, così decisi di avvicinarmi.

< scusami posso sedermi vicino a te ?>

Gli chiesi.

<Tsk,, se devi proprio">

Evitai di rispondere in modo scortese, ma nella mia mente pensai solamente che fosse un insolente, ero già innervosita per le parole di Sasori, non volevo continuare a tormentarmi. Però odiavo stare in queste situazioni di totale silenzio, quindi cercai di attaccar bottone il qualche modo.
< Da quanto tempo sei qui? Non hai freddo?> 


Gli chiesi con gentilezza.

<"scusami ma nessuno ti ha detto che potevi farmi delle domande"> mi risposte in modo brusco.
Il mio umore cambiò in un istante così decisi di alzami e di andar via senza rispondere, quando sentii bloccarmi dal polso.


<"Scusami, solamente che sono nervoso ed odio profondamente le feste...">

anche se non vedevo bene il suo volto per colpa del buoi, percepivo dal tono di voce il suo dispiacere, che mi convinse a risedermi accanto a lui. Rimanemmo in silenzio per tutta la serata, ma solo quando la luna fu abbastanza alta da illuminare tutto, riuscì a vedere il suo viso, era bellissimo.

Unknown Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora