6 - Dove chiedo un immenso favore

2.5K 120 56
                                    

6 - Dove chiedo un immenso favore

L’ovvio assunto per cui non avrei mai potuto vincere un concorso di bellezza contro Elena di Troia avrebbe dovuto tranquillizzarmi. Avevo abbastanza autostima da sapere di non essere proprio un mostro dall’aspetto terrificante, ma battere Miss Universo era tutta un’altra storia.

Teoricamente, potevo già pensare ad una vendetta che per quanto divertente e umiliante avrebbe lasciato Percy più o meno vivo. Teoricamente. Ma mia madre era la dea della saggezza, e quel poco di saggezza che mi ritrovavo per motivazioni genetiche mi suggeriva che tra la teoria e la pratica ci fosse un abisso. 

Miei dei, mi auguravo solo che Elena non pretendesse da me un discorso autopromozionale, del tipo: “votatemi perché voglio la pace nel mondo”.  Al momento sembrava troppo occupata a fulminare Percy con uno degli sguardi peggiori che io avessi mai visto.

― Coraggio, Perseus ― gli disse. ― Porgi la mela alla più bella. E ricorda: il bello è lo splendore del vero.

“Πλάτων", pensai. E mi ritrovai a ripeterlo ad alta voce: ― Platone

Elena mi guardò di traverso. ― Sì, qualcuno del genere

Qualcuno del genere? Uno dei più grandi filosofi mai esistiti al mondo, per lei era “qualcuno del genere”? Probabilmente misi su la mia migliore faccia indignata, ed ero scioccata a tal punto che rimasi a bocca aperta a fissare Elena con disgusto. Solo dopo mi resi conto di quanto fosse strano provare una sensazione come il disgusto di fronte ad una donna esteticamente perfetta come lei.

― Ehm, Percy ― Nico fece per scuoterlo per un braccio, ma fermò la mano a mezz’aria prima di raggiungerlo. Che diamine di problema aveva?

― Muoviti, Testa d’alghe! ― lo incitai. ― Non posso stare in posa tutto il giorno!

In realtà non ero affatto in posa. Me ne stavo con le braccia incrociate al petto e il broncio, i capelli un disastro, l’abbronzatura scadente, l’aria di una che probabilmente avrebbe preferito uccidere l’Idra, il Minotauro e qualche Arpia tutti in una volta piuttosto che stare lì, accanto ad una super top model dell’antica Grecia. 

Percy mi guardò e la sua espressione divenne tremendamente seria. Il che fu molto preoccupante. “Non scegliere me”, pensai. “Ti prego, non scegliere me”

Si avvicinò con fare sicuro, la mela che tremava impercettibilmente nella sua mano. Un tremolio leggero che Elena non poteva vedere, ma che io riuscivo ad intuire anche solo con la coda dell’occhio. Ebbi la sensazione di tremare un po’ anche io, ma ero certa che perdere un concorso di bellezza non mi avrebbe distrutto la vita. Anzi, volevo perdere. Per la prima volta in vita mia, volevo essere sconfitta. 

Percy parlò senza alzare lo sguardo su di me, tenendo gli occhi fermi in quelli di Elena. ― Mi dispiace, Annabeth

E poi sentii una delle sue mani afferrare la mia, e mi ritrovai a stringere nel palmo il pomo della discordia. Era incredibilmente leggero e freddo al tatto, un oggetto veramente insignificante rispetto a tutta la fama che si portava dietro. E poi realizzai quello che Percy aveva appena fatto.

Mi dispiace, Annabeth?! Per tutti gli dei, doveva sperare di morire sotto la vendetta di Elena, perché altrimenti lo avrei ucciso io! 

Nico sembrava sul punto di accasciarsi a terra per lo shock - d’accordo che non ero Scarlett Johansson, ma tanto stupore era quasi offensivo. 

Mi rigirai la mela d’oro tra le mani, per poi ritrovarmi a combattere l’impulso di lanciarla in mare, il più lontano possibile. 

Annabeth Chase e il flagello di AdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora