10 - Dove cerchiamo una crema antirughe

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10 - Dove cerchiamo una crema antirughe

Non ci misi molto a capire che il ragazzino pallido e il ragazzo con gli occhi verdi erano due pazzi. Okay, potevo credere alla storia del fiume dell’oblio giusto perché non ricordavo veramente niente, ma questo non significava che avrei accettato una verità di fede come quella per cui gli dei immortali dell’Olimpo esistevano per davvero ed io ero figlia di uno di loro. 

― Figlia di Atena ― ripeté il ragazzo con gli occhi verdi, tale Percy, quando posi la domanda per la terza o quarta volta. ― Sai, dea della…

― So chi è Atena ― tagliai corto. Avevo perso la memoria, non la cultura personale. 

A quanto pareva mi chiamavo Annabeth Chase. E a quanto pareva mi trovavo anche negli Inferi, precisamente sulla riva del simpaticissimo fiume che mi aveva appena cancellato la memoria: il Lete. 

Per dimostrarmi che non fossero due barboni ubriachi impazziti dopo una depressione post traumatica, quel Percy e il ragazzino pallido, che diceva di chiamarsi Nico, cominciarono a elencare prove a sostegno della loro assurda tesi sul neo-paganesimo contemporaneo: una penna a sfera che si trasformava in una daga greca, monete grandi come biscotti chiamate dracme con l’effigie di vari dei dell’Olimpo da un lato e l’Empire State Building dall’altro, una borraccia di nettare e ambrosia formato zollette di zucchero…

E poi Percy parlò di una profezia secondo la quale io ero destinata ad uccidere un essere che era tecnicamente un mio fratellastro, a meno che non fossi riuscita a convincere Ade a rilassarsi un attimo e prendersi una vacanza dai suoi piani vendicativi nei confronti di Atena e del mondo intero.

Mi sembrava decisamente troppo, ma quando mi fu fatto notare il particolare per cui avevo un pugnale di bronzo legato alla cintura decisi di non giungere a conclusioni affrettate. Forse quei due non erano dei barboni ubriachi, solo dei stupidi nerd caduti in una buca gigante; il che non avrebbe comunque spiegato perché ero con loro e perché non ricordassi assolutamente nulla. Perciò feci l’unica cosa che potevo fare: credetti a quella storia assurda sugli dei. Ma Percy e Nico non sembrarono comunque molto sollevati. La mia amnesia era decisamente un problema.

― Non esiste un… una specie di antidoto? ― chiese Percy. Secondo Nico, l’unico in grado di ridarmi la memoria era suo padre. Chiesi stupidamente chi diamine fosse suo padre, e sorpresa: proprio quell’Ade da cui dipendevano le sorti dell’umanità.

― Quindi questo Abaste è teoricamente anche tuo fratello? ― domandai a Nico. Mi fu spiegato pazientemente che le parentele divine non contavano, altrimenti io e Percy saremmo stati cugini.

― E sarebbe stato un problema, essere cugini?

Nico abbassò lo sguardo a terra e cominciò a balbettare torcendosi nervosamente le dita della mano. ― Beh… ehm… 

Dal momento che il balbettio di Nico fece imprecare Percy in greco antico contro tutti gli dei immortali, decisi di smetterla con le domande. Bastava convincere Ade a ridarmi la memoria e a risparmiare il pianeta, e tutto sarebbe andato a meraviglia.

Mi sgranchii le gambe e diressi lo sguardo lungo il fiume. ― Allora ― esclamai con finta disinvoltura ― Come troviamo Ade?

Nella mia mente mi ripetevo fino allo sfinimento: "ignora che sei con due sconosciuti nell’Oltretomba, ignora che sei con due sconosciuti nell’Oltretomba, ignora che sei con due sconosciuti nell’Oltretomba, ignora che sei con due sconosciuti nell’Oltretomba…"

Sentii dei passi nell’oscurità e aguzzai la vista. La penombra degli Inferi era piuttosto inquietante e per niente d’aiuto, e una ragazza normale si sarebbe messa ad urlare terrorizzata dalla situazione e dall’ambiente. Ma io d’istinto posai la mano sul pugnale che avevo alla cintura e irrigidii i muscoli. Di immortales, ero davvero figlia della dea della strategia militare? 

Annabeth Chase e il flagello di AdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora