7 - Dove Percy ha un'idea

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7 - Dove Percy ha un'idea

No, che le Ore ci avessero ignorato non era stato affatto un buon segno. Per niente. Fu chiaro quando ci bloccarono all’uscita dell’Olympic National Park: ci additarono con fare sinistro e mormorarono i nostri nomi come fossero uno solo. O forse mormorarono solo il mio, Annabeth, e io sentii anche quelli di Percy e Nico. Quando furono a un passo da noi, riuscii a vederle bene. Ὧραι, divinità delle stagioni e delle leggi morali. Ricordavo il nome di una sola di loro, la più famosa: Diche, la Giustizia. I nomi delle altre mi sfuggivano, o a dimostrazione di quanto avevo detto poco prima a Percy, non sapevo veramente sempre tutto. 

― Vogliono ucciderci, scommetto ― disse Percy in tono piatto. ― Tutti vogliono sempre ucciderci

Le Ore parlarono all’unisono: ― Non ci conosci, figlio di Poseidone, altrimenti sapresti che combattiamo sempre al tuo fianco

Nico guardò in cagnesco le sagome fluttuanti delle Ore, ma Percy non si scompose. ― Davvero? Non vi ho mai viste…

― Zitto, Testa d’alghe ― lo ammonii.

Le Ore spostarono le loro tre paia d’occhi su di me. Sembravano le Cariti della Primavera di Botticelli, ma rispetto alle Cariti sembravano avere… più consistenza. Non erano solo tre belle ragazze infilate in tuniche elleniche, ma emanavano un’aura potente.

Le fissai con immensa ammirazione e alla fine additai Percy. ― Ehm, scusatelo ― borbottai mortificata. ― Il più delle volte non sa quello che dice

Percy si mise le mani sui fianchi e mi fulminò. ― Sai, a volte vorrei non essere trattato come un perfetto idiota

Mi guardò con un’espressione risentita e realizzai che spesso dovevo essere veramente insopportabile. Ero la pseudo fidanzata peggiore del mondo. Forse ero un asso in strategia militare, ma con Percy non poteva essere sempre e solo una battaglia. Conoscendoci, avremmo combattuto all’infinito, e non avrebbe mai vinto nessuno. Dovevamo trovare un terreno neutrale. 

― Enomia, Diche e Irene ― dissero le Ore in coro. 

Percy aggrottò la fronte. ― Che?

Grazie agli dei fu Nico a dire: ― Sono i loro nomi ― Altrimenti avrei dovuto fare la saputella per l’ennesima volta, proprio quando mi ero appena ripromessa di darci un taglio.

― Siamo la Legalità, la Giustizia e la Pace, giovani semidei ― continuarono le Ore con un’unica voce polifonica. ― Quando avrete bisogno di noi, cercate e ci troverete

― Cerchiamo dove? ― domandò Nico. Le Ore lo guardarono senza rispondere. Sorrisero, sempre all’unisono, e fluttuarono via, inoltrandosi dentro l’Olympic National Park. 

― Cerchiamo dove? ― ripeté Nico. 

Percy fece spallucce. ― Che ne so, chiedi ad Annabeth

Ero già pronta per il contrattacco, ma scrutando l’espressione di Percy mi accorsi che stava ridendo. Da ucciderlo, cari miei. Da ucciderlo.

Nico non mi rivolse la domanda, e io non dissi niente. D’accordo, non volevo far sapere che la risposta mi sembrava ovvia: le Ore facevano parte del corteo di Afrodite. Teoricamente, sarebbe bastato invocare la dea, fare qualche offerta, magari lanciare qualche dracma… Ce ne saremmo occupati quando sarebbe sorto il problema, in ogni caso. Al momento avevamo faccende ben più urgenti da sbrigare. E sentivo ancora il pomo della discordia pesare quintali sul fondo del mio zaino.

Ci lasciammo alle spalle l’Olympic National Park e senza dire una sola parola tornammo a Port Angeles. D’altronde non serviva dirlo ad alta voce che eravamo affamati. Entrammo a passo spedito nel primo fast food che incontrammo lungo la strada, Danny’s.

Annabeth Chase e il flagello di AdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora