14 - Dove reinterpretiamo la profezia
Vorrei potervi dire che durante l'ennesimo teletrasporto per il paese ebbi delle idee geniali per affrontare il destino a cui la profezia dell'Oracolo mi condannava. Ma la verità è che il mio cervello camminava sul confine tra l'essere un organo anatomico e un minestrone con i fagiolini.
L'unica cosa che riuscii a pensare durante il viaggio gentilmente offerto dalle Ore fu: "morirò". E se anche non fossi morta percorrendo la distanza tra Los Angeles e New York alla velocità della luce, ci avrebbe pensato Abaste. Sempre che non mi fossi presa prima una bella polmonite.
New York era innevata come un presepe. Il freddo era talmente intenso che appena entrati nel giro d'azione di Chione sentii le dita delle mani ghiacciare, i peli sulle braccia protestare, e gran parte della mia superficie cutanea dissentire per i gradi Fahrenheit effettivamente percepiti.
Non avevamo pensato ad indossare di nuovo le tute da neve prima di affrontare la centrifuga di un viaggio Ore style, ma a dire la verità non avevamo neanche avuto il tempo di riflettere sull'opzione. E poi sarebbe stato meglio che mi abituassi subito al clima Polo Nord, non potevo certo affrontare Abaste con la tuta da neve... "Hey, fratellino! Che ne dici di un giro sullo slittino?"
Qualcosa mi diceva che neanche l'idea della battaglia di palle di neve sarebbe stata bene accetta da un tipo come Abaste. Perciò irrigidii i muscoli e cercai di pensare a qualche posto caldo. "Bahamas, Santo Domingo, Hawaii..." Avrebbe dovuto funzionare? Non funzionava.
Schizzare a velocità laser tra i grattacieli di New York poi non aiutava di certo a non essere esposti al gelo. Nella mia visuale scorsi in maniera piuttosto confusa il Battery Bridge, poi le Ore decisero di schiacciare l'acceleratore e... swishhhhh!
Per poco non mi si staccò la pelle dalla faccia. Inchiodammo con una frenata spaventosa, e non vomitai solo per un qualche miracolo. Mi aggrappai a qualsiasi cosa avessi intorno. Il qualsiasi cosa si rivelò essere Percy.
― E pensare che c'è chi ha paura delle montagne russe ― Riusciva a parlare? Io non sapevo nemmeno se avevo ancora la lingua e tutti i denti dentro la bocca.
― Ah... uhm... uhm... ― questo fu il mio tentativo di replica.
A quel punto, mi resi contro delle seguenti cose: avevo ancora lingua e denti; eravamo all'ingresso del Campo Mezzosangue; Nico boccheggiava a quattro zampe tra convulsioni e conati di vomito; le Ore ci osservavano a braccia conserte come fossimo dei bimbi dell'asilo beccati svegli durante il riposino pomeridiano.
E mi accorsi anche che non era ancora calata la sera, il che in teoria era una buona notizia: ero ancora in tempo a far vedere a tutti che non ero in grado di salvare il mondo. Evviva.
Altra gioia per gli occhi: Chirone era stagliato sull'ingresso del Campo come un genitore in ansia per un non rientro dopo il coprifuoco. Trottò - letteralmente - verso di noi, con le mani protese in avanti. Provò ad afferrare Nico, ma il garrese alto gli impedì di raggiungerlo, perciò... lo lasciò a vomitare un altro po'.
― Percy, Annabeth ― ci chiamò. ― State bene?
Successe di nuovo: il tentativo di abbraccio con Chirone si rivelò un disastro. Mi ritrovai stretta tra le braccia di Percy con una mano di Chirone sulla testa, ma non fu così imbarazzante come la volta precedente.
Risposi alla stretta di Percy sentendo la sua gabbia toracica alzarsi e abbassarsi sotto le mie dita. Nascosi la testa nell'incavo tra la sua spalla e il suo collo. Chirone non esisteva più, eravamo solo noi due.
Volevo sparire in quell'abbraccio. Nemmeno il freddo riusciva ad infiltrarsi tra le braccia di Percy strette intorno a me, perché avrebbe dovuto farlo qualcos'altro? "Qualcun altro", mi dissi. "Abaste".
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Annabeth Chase e il flagello di Ade
Fiksi Penggemar[PJO FanFic! COMPLETO! prophecy by @LaBaudelaire] Annabeth è una mezzosangue, una semidea, figlia di Atena e di uno scienziato mortale. Dopo aver sconfitto Crono, il re dei Titani, spera di aver chiuso con divinità impazzite e semidei esaltati. Ma l...