8 - Dove sconfiggiamo i castori

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8 - Dove sconfiggiamo i castori

Le ore seguenti furono un vero e proprio incubo. Assodato che non avremmo dormito, ci incamminammo verso la costa. Ero californiana, non avevo problemi con il mare, ma Nico aveva preso la notizia del viaggio acquatico con un’eccessiva dose di panico. Con gli occhi scuri spalancati, sembrava un gatto immobilizzato ai bordi di una vasca da bagno in attesa del tuffo mortale. Continuava a ripetere che andava tutto bene, che non aveva paura dell’acqua, che sapeva nuotare, e cose così. Peccato che né io né Percy gli avessimo chiesto niente. 

Il mare si aprì d'un tratto davanti a noi come uno specchio nero in cui si rifletteva il cielo dello stato di Washington. Proposi a Nico di indossare di nuovo la tuta da neve, lui ed io. Percy aveva i super poteri acquatici da pesciolino magico, perciò i suoi vestiti sarebbero rimasti asciutti, mentre noi ci saremmo presi una polmonite. Dopo qualche minuto di preparazione eravamo il trio di surfisti più improbabile di sempre: due sciatori e un ragazzo con una maglia di un campo estivo di Long Island. Grazie agli dei, era notte. Dire che in pieno giorno avremmo attirato l’attenzione era dire poco.

Percy afferrò me e Nico per i rispettivi polsi e ci trascinò in acqua. Se non altro non sarebbe stato terrificante come un viaggio ombra o come un viaggio in auto con Percy al volante. Al massimo adesso potevamo bagnarci dalla testa ai piedi. Non c’erano squali nello stato di Washington, giusto?

Macché. C’erano eccome gli squali. C’erano gli squali, c’erano le sirene piranha e le naiadi assassine. Tutta bella gente, insomma. Per quanto riguardò gli squali e le sirene, Percy disse di non preoccuparsi, perché ci avrebbe parlato lui con quelle graziose creaturine marine fameliche e assetate di sangue, le avrebbe convinte a non mangiarci. Sì, certo, come no. Nico rischiò di rimetterci un braccio, io la testa. Alla fine possiamo dire che Percy le convinse. Ma è facile convincere qualcuno da morto: i morti non obiettano. 

E le naiadi assassine? Miei dei, peggio delle orche. Non so che diamine di problema avessero, so solo che affondai il pugnale un paio di volte mentre schiaffi di acqua salata e ghiacciata mi colpivano in pieno viso. L’unica nota positiva del viaggio via mare insomma fu che non ci annoiammo. Neanche un minuto. 

Cominciavamo a sentire la stanchezza. Ormai era notte fonda, e io personalmente non dormivo da un bel po’. Anche Percy era sveglio da troppe ore di fila, e fare da piccolo motoscafo vivente ad altri due semidei non doveva essere proprio riposante. Decidemmo che ci saremo riposati una volta arrivati a Seattle. Un paio d’ore di sonno prima di scendere negli Inferi. “Dormirò sicuramente”, mi dissi, sarcastica.

Nonostante il rischio di essere divorati da mostri e animalacci marini, in qualche modo arrivammo a Seattle. Zuppi dalla testa ai piedi, ovviamente. Almeno io e Nico.

Ci liberammo delle nostre tenute da battaglia di palle di neve e ci trascinammo fino al primo motel, il Castori Inn.

― Non mi piacciono i castori ― disse Percy fissando l’insegna.

Incrociai le braccia al petto, stremata. ― Che cos’hanno i castori che non va?

― Distruggono le dighe

Non ci potevo credere che l’aveva detto sul serio. ― Come tu distruggi le…

― E’ solo per un paio d’ore ― mi interruppe Nico. ― Andrà più che bene

Il Castori Inn aveva il tipico aspetto del motel inquietante da film horror. Ma questo ci fermò? No. Il parcheggio era deserto, nemmeno l’ombra di un’auto, o di un camion, o di una motocicletta, o di qualunque altro mezzo di trasporto. Ma questo ci fermò? Oh, no. La reception era un gabbiotto in plexiglass quasi completamente buio, solo un’abat-jour da comodino era rimasta accesa sul bancone, e diciamo che nel complesso l’ambiente non aveva un’aria parecchio invitante. Ma questo ci fermò? Nossìgnori.

Annabeth Chase e il flagello di AdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora