18 - Dove faccio un regalo

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18 - Dove faccio un regalo

Quando la situazione si fa tragica e a disposizione avete solo due eserciti di scheletri, datemi retta: usateli.

Era notte inoltrata, ma la figura di Chione, bianca e a tratti iridescente, emanava luce. Tra le dita affusolate della mano adesso stringeva la spada di ghiaccio, con una determinazione spaventosa. Lanciai un fischio in direzione degli scheletri: ― Hey! Cambio di programma!

― Argh! ― mi diede man forte Abaste. ― Argh, argh! ― Gli scheletri smisero immediatamente di fracassarsi le ossa a vicenda e puntarono tutte le loro cavità orbitarie su Chione. 

Percy osservò la scena con ammirazione. ― Wow ― disse ― La battaglia mortale più divertente a cui io abbia mai partecipato!

Quella secondo lui doveva essere una battuta divertente, ma io per essere gentile mi limitai ad ignorarlo. Chione mi schioccò un’occhiata malefica, nemmeno lontanamente impensierita dall’orda di morti ossuti che stava per abbattersi su di lei. ― Sei sleale, figlia di Atena ― Non avevo grandi linee difensive per rispondere ad un’accusa del genere. Era obiettivamente sleale combattere contro di lei con un dio dal cervello strabordante, Percy e scheletri dalla mia. Ma non mi lasciai scalfire più di tanto dal suo commento. ― La guerra è guerra ― replicai. 

Strinsi in mano il mio pugnale e mi avvicinai così tanto a Percy da sentire il suo gomito contro il mio. 

― Giusto ― concordò Chione. ― Allora guerra sia.

Si lanciò in avanti brandendo la spada come la libertà che guida il popolo. Solo pochi minuti prima, stavo quasi tirando un sospiro di sollievo per aver salvato il mondo dagli esiti devastanti della profezia, e adesso stavo per morire infilzata come uno spiedino polare, per colpa di una dea egocentrica. 

Io e Percy parammo il colpo di Chione incrociando le nostre armi. Il ghiaccio sul filo dell’arma della dea mi sfrigolò contro la mano, facendomi perdere la presa sull’elsa del pugnale. Lo sentii cadere a terra in una pozzanghera di neve sciolta con un sonoro ciaff!

Percy si ritrovò in ginocchio a sostenere da solo l’avanzata della spada di Chione. ― Morirai, Percy Jackson! E non scioglierai mai più la mia neve!

Guardai l’arma di cristallo sempre più vicina al viso di Percy e il mio cervello mandò impulsi alle mani talmente in fretta che quando mi ritrovai la spada di Nico stretta in pugno ci misi qualche istante a capire cosa stavo per fare. Ferro nero dello Stige. Fissando la spada, la voce di Nico mi risuonò in testa: ― Con questa si può uccidere chiunque.

Casualità, avevo un disperato bisogno di un’arma che uccidesse chiunque. Sapevo benissimo che gli dei non morivano mai, non del tutto, ma speravo che quella spada forgiata nelle acque del fiume infernale per eccellenza potesse almeno polverizzare Chione fino al prossimo inverno. 

Con la coda dell’occhio vidi tutti gli scheletri avvicinarsi alle spalle della dea. I due in prima fila, un napoleonico e un marines, avanzavano con le mani ossute sporte in avanti. Avevano bisogno solo di un po’ di incoraggiamento per afferrare Chione per le spalle. ― Ora! ― gridai.

I due scheletri si lanciarono sulla dea senza esitazione. La allontanarono da Percy, affondando le dita scheletriche nelle sue spalle.

Ovviamente sarebbe stata una questione di secondi. Chione si sarebbe divincolata, e la sua spada di cristallo mirava già al torace di Percy. Non persi tempo in ulteriori congetture. Con uno scatto, la trafissi con la spada di Nico. 

La figura di Chione cominciò a sgretolarsi come neve al sole, sebbene la notte fosse ancora fredda e piena. ― E non rovinerai più la mia estate ― le dissi.

Annabeth Chase e il flagello di AdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora