Camila sbatté ripetutamente gli occhi. La prima cosa che vide furono le tipiche tendine azzurrognole che coloravano l'angusta stanza di una tinta sbiadita, come se non fosse permesso al sole di filtrare all'interno.Strizzò con forza gli occhi, accigliata. Aveva sognato che Lauren era passata a prenderla quella stessa notte, che erano scappate dall'ospedale, che avevano ascoltato musica country per tutto il tragitto, che aveva camminato con lo zaino di Lauren sulle chiappe per coprire "la luna piena" e che, infine, avevano trovato posto in un ostello fuori città.
Ma era stato solo un sogno, perché ecco che le tendine erano ancora lì, simbolo della sua perenne clausura.
«Buongiorno.» Una voce rauca la destò dal dormiveglia.
Camila si voltò di scatto, identificando Lauren al suo cospetto, ma soprattutto la stanza totalmente diversa da quella dell'ospedale. Il mobilio antico conferiva un aspetto tetro alla camera, i quadri raffiguravano campagne macabre e ritratti di persone sinistre che la osservavano con sguardo indagatore.
«È tutto... altamente... inquietante.» Scandì parola per parola, ispezionando l'ambiente circostante con aria intimidita.
Lauren ridacchiò, si affiancò al ritratto di una donna anziana, che era stata pitturata con un cappello esagerato in testa, boccoli bianchi, l'aria solenne e imperiosa scolpita negli occhi neri e le rughe grinzose sul volto senile. Il tutto arricchito da un chihuahua stretto fra le braccia.
«Ci vedo una certa somiglianza.» Scherzò Camila.
«A te manca il cane e il cappello, poi siete praticamente uguali.» Scivolò fuori dal letto, facendo fatica solo per un istante a tenersi in piedi sulle gambe. La conseguenza di poco riposo.
«Hai fatto colazione a pane e simpatia?» La punzecchiò la corvina, discostandosi dal quadro, non prima di averlo esaminato un'ultima volta.
«Veramente sono simpatica di mio.» Si voltò verso la ragazza, portando una mano sulla pancia brontolante «Ma ho davvero una gran fame.»
«Il che è ottimo, perché ho ordinato la colazione in camera. Oh e...» Afferrò un sacchetto di plastica bianco, ed estrasse un paio di jeans neri abbinati ad una t-shirt «Non so se si addicono ai tuoi gusti, ma... A me piacevano.»
Camila sorrise riconoscente «Sempre meglio che girare per Boston con il culo all'aria.» Era il suo modo originale per ringraziare.
Camila usò il braccio come gruccia, ponendo i vestiti su di esso mentre si avviava verso il bagno. Fece una doccia veloce per nettarsi dall'odore acre che le impregnava la pelle. Lo shampoo le ravvivò i capelli, donandogli un colore lucente. Si sbarazzò della vestaglia stazzonata e indossò i nuovi abiti.
Si guardò allo specchio. Si, le guance erano ancora smunte e l'incarnato, benché incline ad un colore caramellato, era comunque pallido. Però non era quello che la preoccupava. Erano conseguenze che doveva accettare e con il tempo ci aveva preso l'abitudine. Erano i suoi occhi che rilucevano di un bagliore nuovo, briosi come un tempo. L'aspettativa di un'avventura rivoluzionava la sua vita assopita. Il tempo si era fermato per lei, non per il suo corpo, ma per la sua anima.
Quando uscì dal bagno, Lauren era seduta in poltrona, si stata intrattenendo con una rivista e cioccolatini. A giudicare dalle carte sparpagliate sul tavolo doveva averne ingeriti una notevole quantità.
«Pronta?» Domandò Lauren, alzando distrattamente la testa. Un articolo di cronaca l'aveva particolarmente assorta.
«Giusto il tempo di mangiare una brioche e andiamo.» Asserì la cubana, sedendosi sull'altra poltrona.

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Until Tomorrow
FanfictionCamila e Lauren si conoscono ad una festa. Fra di loro scatta solo un bacio e poi si perdono di vista. Camila scopre di soffrire di una grave malattia alla quale non trova via d'uscita. Dopo aver provato diverse cure sperimentali, decide di trascor...