Lauren non poteva credere che fosse davvero Camila. Si erano incontrate una sera, ad una festa alla quale non voleva neanche andare. Normani l'aveva trascinata di forza se.Ricordava di aver individualizzato subito Camila. La sua bellezza disarmante non era niente paragonata alla risata spensierata che accompagnava i movimenti del bacino. Si era avvicinata un po' titubante, intimorita di essere respinta, ma aveva carpito subito che anche la ragazza aveva un'attrazione per lei. Si erano baciate, nel corridoio di casa, nascoste sotto i cappotti. Camila rideva e Lauren la baciava. Se lo ricordava come fosse ieri, ma invece erano passati tre anni.
«Ciao.» Proruppe esitante, muovendo la mano in segno di saluto.
La cubana aveva balbettato, sprovveduta di risposta. Era passato tanto tempo, ma sapeva perfettamente che quella era la ragazza che aveva baciato alla festa di Dinah. Come aveva fatto a trovarla? Ma soprattutto, perché?
«Io sono...» Iniziò la corvina, fermandosi alla vista di Sinu. Non era il momento di disseppellire i ricordi. Non di fronte a sua madre almeno!
«So chi sei.» L'anticipò Camila, accennando un flebile sorriso. Le guance le andavano a fuoco, tingendosi di vermiglio.
Sinu faceva spola fra Lauren e sua figlia, intontita. Aveva visto solo due amiche di Camila venirla a trovare: Dinah ed Ally.
Quella ragazza non era mai stati lì, ne era certa, eppure l'aveva già vista prima. Bastò un'occhiata alla sua tempia, suturata con dei punti di fortuna, per evincere che era la stessa che aveva incrociato poche ore prima.
Calò il silenzio. Lauren non sapeva più dove posare lo sguardo, si grattava nervosamente la nuca e continuava a chiedersi se fosse stata la cosa giusta presentarsi alla porta di una sconosciuta, dopo tre anni. In fondo non erano più di due estranee. Conoscevano i rispettivi nomi (anche se Camila aveva dimenticato quello dell'altra), si erano date un bacio, ma niente di più.
«Vado a prendere un caffè.» Risolse l'impasse Sinu, capendo di essere di troppo. Chiese se le due necessitassero di qualcosa, ma entrambe declinarono cordialmente l'offerta.
Quando rimasero sole, Lauren impacciatamente tirò la sedia dimenticata nell'angolo verso il letto e si sedette, congiungendo le mani.
«Ne è passato di tempo.» Ruppe il ghiaccio la corvina, abbozzando un sorriso imbarazzato.
«Eh già.» Le fece eco Camila, sentendosi profondamente a disagio nel doverla ospitare nella sua camera ospedaliera.
«Allora.. Che hai combinato in questi anni?» Domandò ingenuamente Lauren, stuzzicando l'innato sarcasmo di Camila che si affacciò volentieri alla conversazione.
«Ma niente, sai.. La Chemioterapia non mi permette di fare molto.» Alzò l'angolo della bocca, notando subito lo stupore di Lauren che si affrettò a scusarci per l'indelicatezza.
Camila scoppiò a ridere, contenta di avere ancora un briciolo di sarcasmo in grado di far impallidire. Anche Lauren si mise a ridere, più disinvolta, coprendosi la faccia con le mani.
«Sono un'idiota.» Dichiarò.
«Direi di sì.» Rispose Camila, ridendo ancora.
Ci fu un attimo di silenzio, dopo che le risate furono scemate, così lo sguardo della cubana cadde sulla tempia contusa di Lauren, macchiata da qualche goccia di sangue rappreso.

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Until Tomorrow
FanfictionCamila e Lauren si conoscono ad una festa. Fra di loro scatta solo un bacio e poi si perdono di vista. Camila scopre di soffrire di una grave malattia alla quale non trova via d'uscita. Dopo aver provato diverse cure sperimentali, decide di trascor...