Capitolo dodici

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La spiaggia era tempestata di conchiglie di vari colori e forme. Alcune erano piccole simili alle vongole, altre più tozze e butterate, altre ancora erano a spirale ruvide all'esterno, ma lisce all'interno. E anche i colori spaziavano dall'ardesia al rosa scialbo, dal bianco candido al nerastro impuro.

Camila era troppo impegnata ad ispezionare il luogo, le cineprese professionistiche, i ritmi convulsi degli addetti al montaggio, la sequenza frenetica con cui si affaccendavano i truccatori a spolverare le guance sbiadite degli attori in scena. Mentre Lauren, per quanto emozionata fosse di trovarsi su un vero set cinematografico, si fece rapire dallo scenario naturale che offriva la sabbia tendente al bianco, il mare limpido dalle onde increspate, la brezza marina che si sollevava impetuosa e ammantava il volto in un turbine salato che sferzava la pelle, ma senza infastidire, anzi era quasi piacevole il retrogusto di salmastro che sfiorava le labbra secche.

Lauren si chinò e raccolse una conchiglia. Non si curò di quale forma o aspetto avesse, sentiva solo la necessità di stringere un ricordo tangibile di quella giornata, di quella spiaggia. Non la guardò nemmeno, ne toccò solo la consistenza corposa e il dorso curvo. La mise in tasca, poi raggiunse Camila che seguiva fedelmente i passi di Ray.

Le stava presentando qualche collaboratore, aveva fatto la conoscenza anche di uno o due attori, mentre gli altri l'avevano snobbata e se ne erano andati a passi svelto in combriccola, verso le loro automobili. Camila non si era sentita offesa dal loro atteggiamento, perché sapeva che alcuni attori, una volta entrati nel mondo dello spettacolo, acquisivano una vanità incurabile.

Ancora stavano aggiustando gli ultimi particolari di scena. Il regista girovagava sulla spiaggia con l'aria di chi non ha la minima idea di cosa fare, un po' impacciato e visibilmente nervoso. Almeno quella era l'impressione che trasmetteva.

«È il suo secondo film.» Spiegò Ray sottovoce, con il tono contrariato di chi non avrebbe investito nemmeno uno spicciolo nelle sue pessime idee «Il primo è stato un vero fiasco. Ha incassato poco, e ha riscosso una brutta fama. Onestamente questo è ancora peggiore.»

Camila si accigliò, si girò verso di lui «Ma non l'hai scritto te?»

Ray ridacchiò e tossicchiò, non parve indignato dalla domanda, ma sicuramente non ne era contento «Io ho solo dato una parvenza commerciale al copione. L'idea è sua, io l'ho trascritta.» Sollevò le spalle con aria infelice.

Evidentemente non apprezzava il regista, ma amava il suo lavoro e odiava quando veniva sprecato per film tanto banali, ma tutti noi facciamo cose che non sempre gradiamo per vivere.

«Di che parla il film?» Domandò Lauren, la quale li aveva raggiunti solo a metà conversazione, ma aveva colto abbastanza informazioni da carpire il pezzo mancante.

«Di una donna che lotta per salvare gli squali, anche dopo che il marito è stato ammazzato da uno di loro.» Scosse la testa e a quel punto Camila non capì se fosse controverso alla trama o anche dalla recitazione dell'attrice incaricata.

«Non sembra male.» Concesse Camila, che lei di film sugli squali ne aveva collezionati a bizzeffe, ma erano sempre incentrati sul tentare di ucciderli e non salvarli. Pareva un'idea innovativa, ma Ray non la pensava così.

«È la solita storia d'amore da quattro soldi che vende bene solo in due categorie: animalisti e romantici.» Salutò un'addetta al trucco, in maniera un po' troppo lusinghiera per considerarla una semplice amica.

«Ma se il marito muore, che cosa c'è di romantico?» Si corrucciò Camila, osservando le onde dibattersi col vento sibilante. La povera attrice era sistemata in mare, l'acqua le arrivava ai polpacci e non osò immaginare il freddo che doveva provare.

Until TomorrowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora