capitolo quarto

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La mattina dopo mi alzai col mattone e col ricordo sbiadito di quell'incontro. Ci pensai più spesso nel viaggio di ritorno, pensai che forse mi stavo innamorando di un uomo, ma ciò era impossibile. Pensai che poteva essere un ottimo amico, la prima persona con cui sfogarmi e dire cosa provavo e come mi sentivo. Ma non avevo né il suo numero e non mi ricordavo neanche come si chiamava, mi ricordavo solo come era fatto.
Così una volta tornato a Firenze decisi di dimenticare tutto, anche com'era vestito. Continuai la mia routine al lavoro, in palestra senza farmi domande. Ero tornato alla mia solita vita dove i colleghi e le persone che frequentavano la palestra mi continuavano a chiamare il solitario e l'eremita.
La mia vita si era come bloccata da dopo la vacanza, i giorni erano sempre gli stessi, non succedeva mai nulla di diverso. Avevo impegnato così tanto le giornate che quasi non mi veniva più in mente il ricordo di Elisabetta. Quando un giorno la sognai e quel sogno era quasi reale, era come se mi stesse parlando davvero.
"Daniel, amore mio, ti amo giorno dopo giorno, ma non posso vederti così. Non devi annullarti per me, non devi annullare la tua vita per me, non devi aspettare la morte per ricongiungerti a me. Devi continuare a ricordarmi, ma continuando allo stesso tempo la tua vita. Ti amo Daniel ricordatelo sempre."
Mi svegliai di botto, mi girai dall'altra parte del letto sperando ci fosse lei, ma in realtà non c'era. Chiusi gli occhi e piansi pensando a quel sogno e a quelle parole.

Uno strano amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora