capitolo sedicesimo

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Era passato un giorno dal messaggio che avevo inviato a Nick, non ho mai avuto una risposta e ciò mi faceva stare male. Non riuscivo a dormire così mi alzai dal letto, mi misi una felpa addosso, rubai una sigaretta e un accendino da mio nonno. Aprii la dispensa dei liquori e mi misi in un bicchiere dello scotch e così uscii fuori nel giardino. Mi sedetti sul dondolo a gambe incrociate e iniziai a sorseggiare quel liquore amaro, amaro come l'attesa. Da lì i miei ricordi raffiorarono nella mia mente. Il giorno in cui l'ho conosciuto, la sensazione che provai e la confusione. Ero qui su questo dondolo a capire perché quell'incontro aveva suscitato in me così tante emozioni. E adesso, quando tutto è finito, mi ritrovo di nuovo qui su questo dondolo a pentirmi di ciò che ho fatto e detto.
"Come è strana la vita!" Pensai.
Posai sul tavolino il bicchiere e mi accesi la sigaretta. Ogni tiro di quella dannata sigaretta sembrava una coltellata al petto, al mio cuore.
Scoppiai in un pianto silenzioso, perché sapevo che oramai non c'era più speranza e l'unica cosa che mi rimasero erano i ricordi.
Ricordai quando mi portò in quel ristorante cinese, perché dovevo provare il sushi. E io prevenuto gli dissi che non mi sarebbe piaciuto, alla fine fu il contrario. Lui soddisfatto gondolava e mi sfotteva. Amava sfottermi, imitarmi e subito dopo baciarmi. Amava essere cattivo con me, ma allo stesso tempo amava proteggermi. Amava farmi sentire bene e amava rendermi felice. Io di lui amavo la sua voce, il suo carattere, il suo essere protettivo. Il modo in cui si comportava con me, amavo il suo essere fermo, ma allo stesso tempo dolce. E adesso tutto ciò sarebbe svanito, come svanisce la speranza di chi per anni ha lottato e non ha mai vinto.
Così ingoiai l'ultimo singhiozzo e mi sdraiai su quel dondolo sperando che domani sarebbe andata meglio e pregando che tutto ciò presto o tardi sarebbe finito

Uno strano amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora