capitolo diciannovesimo

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Mi risvegliai in ospedale con la testa e il braccio fasciato.
Il primo volto che vidi fu quello di Nick che mi teneva l'altra mano e aveva gli occhi lucidi, gli riuscivo quasi a leggere negli occhi.
Quegli occhi che hanno sempre detto tutto, pieni di amore e speranza che non riusciva mai a dare a vedere. Lui dimostrava così il suo amore. Con quei suoi due occhi verdi smeraldo che appena ti guardano ti scavano dentro e ti trasmettono ciò che vuole dire. E io li conoscevo bene da quel giorno in cui ci incontrammo la prima, si accesero appena mi guardò. E in quel momento sapevo quello che avrebbe voluto dire: "Ti amo, Dani. Scusami per tutto sono stato solo uno stupido."
Eravamo solo noi due in quella stanza, pieni di gioia e amore. Appena aprii i miei occhi lui mi baciò come se stessimo da soli e io mi persi in quel bacio e perché era quello che volevo dopo mesi. Un suo bacio che annullasse tutte le mie paure, tutte le mie preoccupazioni, tutte le mie ansie; che mi trasformasse.
"Ti amo, Dani. Mi hai fatto preoccupare tantissimo."
Aprii la bocca, ma le parole non uscivano. Ero muto, non potevo parlare. Non potevo dirgli che anch'io lo amavo, che lo stavo aspettando da mesi e che l'avrei aspettato altri mesi. Non potevo dirgli che l'ho perdonato, ho perdonato tutti i nostri sbagli e che volevo solo stare con lui in questo momento, che avevo bisogno di lui. Ero in trappola come un topo. Chiuso dal mio stesso corpo, prigioniero di me stesso. Così mi uscii una lacrima, iniziai a piangere. Mi sentivo solo e vuoto.
"So, Daniel che adesso non puoi parlare. L'incidente ha portato una lacerazione alla parte sinistra della laringe. Non potevano operarti dal momento che non ti svegliavi ma lo faranno tra qualche giorno e riavrai la tua voce."
Da dottore sapevo cosa significava quell'intervento e la probabilità di ritornare ad avere la voce erano minime, così me ne feci una ragione e piansi di nuovo. Sapevo che ormai la mia vita stava prendendo un punto di svolta, ma in negativo. Non avrei potuto più parlare, cantare, ridere, urlare e tutto ciò mi uccideva.
Ma ciò non mi importava, l'unica cosa che mi importava è avere Nick al mio fianco.
Passarono due giorni da quando mi svegliai dal coma, arrivò così il giorno dell'operazione e avevo paura. Ma quella paura che ti logora, perché sapevo che non sarei uscito sano da quell'operazione.

Uno strano amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora