Parte 6

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Verdeazzupoli, regione di Hoenn

«Mi è sempre piaciuto il mare» commentò Vergil, davanti a un annoiato Brandon

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«Mi è sempre piaciuto il mare» commentò Vergil, davanti a un annoiato Brandon.
«Io preferisco la neve di Sinnoh» replicò l'altro «Ma quando arriva Cosmi? È mezz'ora che lo aspettiamo».
«Stai tranquillo, arriverà. Però in realtà potremmo passare questo tempo in maniera più costruttiva».
«Già, metti che Amira se ne vada. Dobbiamo parlarle subito».
«Non intendevo dire questo...».
«Ah no? Allora cosa volevi dirmi?».
Vergil guardò Brandon negli occhi. Era poco più basso di lui e ricambiava il suo sguardo. Tanto valeva parlare, intanto che erano soli.
«Beh, per esempio potremmo discutere un momento sul perché sono venuto a Sinnoh. E sul perché sto prendendo giorni di ferie dal lavoro solo per starti dietro».
Dato che Brandon non rispondeva, Vergil continuò.
«In effetti sono venuto per stare più vicino a casa, ma soprattutto per poter rivedere te. Capisci cosa voglio dire?».
Prima che l'altro potesse rispondere, una voce distrasse entrambi.
«Eccomi, scusate il ritardo!» esclamò il professor Cosmi, piazzandosi davanti a loro.
«Oh, si figuri, ci stavamo divertendo qui» rispose Brandon.
Vergil non riuscì a capire se fosse ironico o meno.
«Dovete parlare con una mia scienziata avete detto, esatto?».
«Sì, la signorina Amira» confermò Vergil «Si ricorda che ci ha detto che è nel suo team? Dopo che abbiamo scoperto che lavora al Centro Spaziale...?».
«Sì, certamente. Venite, vi faccio strada».
I ragazzi si scambiarono un'occhiata e seguirono l'uomo all'interno del Centro Spaziale. Cosmi chiese di Amira alla ragazza al bancone e questa li indirizzò verso un ufficio a uno degli ultimi piani.
«Quella donna è veramente un portento quando si parla di numeri» spiegò il professore «Le ho offerto più volte un posto accanto al mio, qualcosa di prestigioso, ma ha sempre rifiutato. Sembra che voglia stare in disparte».
«Ah beh, ci credo» commentò Brandon senza riuscire a trattenersi.
Vergil per poco non scoppiò a ridere davanti alla faccia confusa di Cosmi, che non disse nulla.
Giunsero in fondo al corridoio e il professore bussò a un'anonima porta metallica.
«È permesso? Sono Cosmi».
Un "Avanti" risuonò dall'altra parte e i tre entrarono. La stanza era di medie dimensioni, con una scrivania e una libreria piena. Seduta dietro lo schermo di un computer si trovava una donna piuttosto giovanile, a cui Vergil avrebbe dato poco meno di quarant'anni. Era esattamente come Brandon l'aveva descritta: capelli biondi corti e occhi verdi. Indossava un vestito bianco con una mantella nera.
«Salve, professore. Chi sono questi ragazzi che ha portato?».
«Amira, questi sono Brandon e Vergil, volevano parlarti. Io credo che vi aspetterò di sotto. Se volete scusarmi...».
L'uomo uscì dalla stanza.
«Beh, allora parliamo. Cosa volevate chiedermi?» domandò la donna cordialmente «Non è raro che vengano dei giovani per sapere del mio lavoro, per cui sentitevi liberi di farmi ogni tipo di domanda».
«Sì, Cosmi ci ha detto che è stata lei a fornire le equazioni per far scomparire il meteorite, prima che arrivasse Lyris» disse Vergil «La nostra amica Zoey ha cavalcato Rayquaza».
«Davvero? Non credevo foste voi quei ragazzi di cui si parlava tanto» Amira sorrise ancora più radiosa.
«In realtà però non siamo qui per questo» fece Brandon cauto «Volevamo parlarle di sua sorella».
Il sorriso sul volto della donna si congelò.
«Come lo sapete?» domandò subito, alzandosi «Vi ha mandato lei? Ha già cercato di farmi fuori una volta e da allora me ne sono stata sempre lontana! Cosa vuole ancora? Rispondete!».
Era evidente che cercasse di fare paura, ma le tremava la voce.
«Si calmi, non ci ha mandato nessuno» le disse Vergil a voce fin troppo alta, in modo che recepisse il messaggio «Non vogliamo farle del male, solo parlare».
«Come lo sapete?» ripeté la donna.
«Ho fatto un sogno» disse Brandon, di getto «Un sogno che riguardava lei e un certo Omnitipo e i suoi nipoti».
«Con un sogno avete scoperto queste cose riservate? In pochissimi le sapevano!».
«Glielo dimostro» disse Brandon «Mi dia la mano per un attimo».
«Cosa? Toccarla come i dipinti alle rovine? Bran, no!» esclamò Vergil.
«Che assurdità...».
Prima che la donna potesse reagire, Brandon le afferrò una mano, per poi lasciarla andare quasi subito. Ci fu un momento di silenzio e poi il ragazzo iniziò ad accasciarsi contro la parete, con gli occhi sbarrati.
«Oh no» fece Vergil.
«Chiamo qualcuno?» chiese Amira, di colpo preoccupata.
«No» sussurrò Brandon, rialzandosi «Sto bene. È stato meno traumatico dell'ultima volta».
«Sei sicuro?» domandò Vergil, squadrandolo con sospetto.
L'altro annuì.
«Allora, signorina Amira. L'ho vista quando era giovane, poco meno di trent'anni fa. È stata lei a presentare a sua sorella quello che poi è diventato suo marito, vero? A Zafferanopoli, a Kanto, dove avete frequentato l'università».
Amira era a dir poco sorpresa.
«Sono cose che nessuno sa, a parte io e lui... Ma è scomparso da anni... Come...?».
«L'ho appena visto».
«Ammettiamo che vi creda» cominciò la donna «Cosa volete farmi?».
«Niente. Solo portarla ad Alola, per cercare di capire cosa sta succedendo, dato che voi avete studiato quelli che chiamate ultravarchi» spiegò Vergil.
«Non è là che si trova ora l'Aether Paradise? Mia sorella sta di nuovo aprendo quei maledetti portali?» chiese Amira.
«Pare di sì» confermò Brandon «Mio fratello ha visto uno strano essere medusoide nella Zona Protetta dell'Aether Paradise, uscito da quello che sua sorella ha definito ultravarco».
Prese il Poké-gear e le mostrò la foto che gli aveva inviato Lucas.
«E va bene, non serve aggiungere altro. Vengo con voi».

Pokémon Fanfiction-Avventura ad AlolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora