Capitolo 32

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        ❤️❤️❤️Buon giorno❤️❤️❤️

Stephan

Si è fatto buio, non mi sono reso conto del tempo trascorso.
Ho girovagato per la città immerso nei miei pensieri, è una cosa che ho sempre fatto.

Adesso però è meglio tornare a casa, a breve Aurora ritornerà da lavoro, non mi sembra il caso di farle preparare pure la cena.

Entro in casa come previsto non c'è nessuno.
Controllo il cellulare è spento, si sarà scaricato, lo attacco al caricabatterie.

Tolgo il giubbotto e le scarpe.

Intanto che il cellulare riprende vita, vado a recuperare il bambino.

Busso alla porta di Ugo e Lina, ma non ricevo risposta.

Torno in casa, provo ad accendere il cellulare, voglio capire se Aurora sa dove siano.

Non appena il telefono prende la linea, iniziano ad arrivarmi tantissimi messaggi, sono tutti da parte della segreteria telefonica.

Non so perché, ma iniziano a sudarmi le mani.

Aurora che mi ha chiamato in continuazione, Ugo e Lina che non sono in casa.

Con le mani che tremano chiamo Aurora.

Stephan finalmente.

Tira su col naso, il cuore batte fortissimo.

Che succede amore, dove siete?

~Siamo in ospedale.

Mi appoggio sul tavolo.

~Jason sta male ha la febbre alta.

Sto arrivando.

~Fai presto ti prego.

Due minuti e sono da voi.

Corro come un pazzo, non vedo neanche i gradini, esco sulla strada.

Per fortuna c'è un taxi, entro dentro la macchina.

<Ospedale dei bambini, veloce!>

Mi guarda dallo specchietto retrovisore, la mia faccia sconvolta parla da se.

Il taxi parte a tutta velocità, per fortuna non troviamo traffico.

<Quanto le devo?>

<Nulla, sono un padre anche io>.

Gli stringo la spalla con la mano.

<Grazie>.

Scendo dalla macchina, continuo a correre come , in cerca del pronto soccorso, finalmente lo trovo.

Entro dentro, nella saletta trovo Ugo.

<Dove sono?>

<Sono dentro lo stanno visitando, Lina è con loro>

<Io entro>.

Apro la porta del corridoio.

Vengo subito fermato.

<Mio figlio è lì dentro!>. Urlo all'infermiere.

<Questo è un ospedale non urli!>

<Fatemi vedere mio figlio e non urlerò!>

Vedo Lina uscire da una delle stanze.

<Stephan, Vieni sono qui dentro>.

Lascio perdere l'umpalumpa col camice verde e raggiungo Lina.

Una ragione per ricominciare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora