Capitolo13

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Sono passati 4 giorni da quella domenica; la mia vita è tornata alla normalità: lavoro, amici e casa, anche se a dire la verità mi sono chiusa nel mio silenzio senza dare sospetti.

Papà in una di queste sere a cena ha preso il discorso "medico"  mi ha spiegato il più semplice possibile cosa mi è successo:
Alla nascita mi venne diagnosticata un problema al cuore, un atresia: la mancata apertura dei canali del cuore; in particolare della tricuspite: valvola di apertura posta tra atrio destro e ventricolo destro; e della polmonare: la mancanza di valvola polmonare che comunica ventricolo destro con l' altera polmonare. In parole molto povere ho solo 3/4 di cuore. Se ne accorsero dopo poche ore dalla nascita, per il mio colorito blu da cianosi, dalla difficoltà di respirazione ed affaticamento; ed iniziarono a fare i vari interventi; all' età di 8 anni dopo un altro intervento, tornata a casa mi venne un edema polmonare che causò il mio gonfiamento del viso e una forte tosse; mi riportarono in ospedale dove mi estrassero del liquido e stesi sotto osservazione. Dopo un ultimo intervento all' età di 20, tutto si è stabilito; faccio le varie visite d'obbligo ma tutto ok.
Ma adesso c'è qualcosa che non va e vogliono capire meglio; visite più approfondite sarebbero consigliate. Vedere meglio il problema e consigliarsi con un equipe medica  dell' ospedale pediatrico a Roma.
Cercheranno di iniziare quanto prima queste visite.

Quando disse tutto ciò, a tavola è sceso il silenzio, ho finito la mia cena, per poi chiudermi nella mia stanza per piangere.

L'idea di fare queste visite mi infastidisce, mi da rabbia, nervoso, mi manda in bestia al solo pensiero di sopportare tutte quelle torture; ma c'e anche una grande tristezza dentro me; mi sento un peso morto per la mia famiglia, sempre bisognosa di cure: da loro; una croce pesate che nessuno si sarebbe preso. Mi sento il problema principale dell' infelicità di mamma e papà. Io sono inutile e tutto questo mi fa solo capire che non sono come le altre io sono: Diversa.

Mi macino il cervello da giorni, a lavoro sto con la mente altrove, sbaglio nel fare i caffè, mi perdo tra i mille pensieri negativi, se la cosa possa essere grave, ritornare di nuovo in quel luogo, passarci giorni, settimane, mesi. Il capo se ne accorto; a chiusura mi ha chiesto se volevo qualche giorno libero ma gli ho detto che non c'è bisogno; sarebbe peggio. Poi devo chiedere scusa a Marco no...non l'ho dimenticato. L' avrei fatto; ho solo bisogno di tempo.

E' il solito pomeriggio caldo, ho finito il mio turno e dopo una bella doccia mi sono buttata a letto; Mamma è in soggiorno che guarda la tv e papà non c'è è a lavoro. Ho bisogno di uscire, mi vesto molto velocemente, prendo la mia borsa un cappello e mi avvio per le scale, salgo in macchina e diretta vado verso il mare; stare un po li mi rilasserà. Non c'e molta gente in spiaggia, parcheggio la macchina al fresco e scendo per mettermi su un pezzo di scogliera che va a finire a punta creata dalle onde che ti permette di vedere tutta la spiaggia ed il mare. Mi siedo nel grande masso, metto il mio cappello; il sole è forte che mi fa strizzare gli occhi, lo sento che mi scalda la pelle, ogni tanto un leggero vento mi accarezza il viso; abbasso il viso portando il capo alle ginocchie e piango; soffoco il mio urlo tappandomi la bocca fin quando non ho più voce ne lacrime. La mia voce è: stidula, grossa delle volte e rauca; dovuta ad un altro intervento, il troppo intubare cioè l'introdurre un tubo attraverso le corde vocali per permettere la respirazione sotto intervento mi creò una pellicina sopra  elevata che tolsero con il laser all'età di 10anni. Da quel l'intervento in poi ho smesso di cantare cioe' non a livelli di scuola; sin dall'eta di 7-8 anni mi divertivo a cantare a casa, ai miei compleanni, sotto la doccia, o insieme a papa in macchina col mangianastri o con la radio. Mi piaceva cantare, mi piace cantare e solo che adesso non lo faccio più davanti a parenti o amici, ma solo in stanza, con i peluche e le foto che mi fanno da spettatori; Ma questa  e' un altra storia. Mi sento talmente sola, triste. Asciugo il viso,  prendo il cellulare che ho messo in borsa ed accendo la connessione, 2 messaggi da Frà; neanche provo a rispondere che mi chiama

:<< ma dove sei? ti ho scritto e non ti arrivavano i messaggi.. >>

:<< Si, avevo spento la connessione, comunque sono a mare, tra un po torno >> mi risponde dubbiosa con un ok e chiudiamo. 

Non ho molta voglia di spiegare le mie lacrime, quindi aspetto che gli occhi ritornino normali anche se tristi. Salgo e nel frattempo richiamo Fra, si sono fermati in un pub non molto lontano; parcheggio e scendo, lei è seduta nella panchina posta di fronte al pub e fuma una sigaretta, mi siedo accanto a lei silenziosamente. Lei dolcemente mi abbraccia ed io le rispondo con un debole sorriso;

:<< stasera ti va di venire con me? Mi fai compagnia mentre Mirko fa pesca subacquea >>

Io accenno solo un ok e torniamo nel silenzio. Passiamo il pomeriggio al pub, dove dimentico per qualche ora tutti quei pensieri; con gli amici si sta sempre bene.  Scherzo e parlo con Frà, do poca confidenza a persone che non conosco giusto qualche sorriso, e qualche accenno, anche se gli amici del suo ragazzo sono simpatici e spiritosi. Si fanno le 19 e torniamo tutti a casa, salgo le due rampe di scale, saluto mamma che si è messa ai fornelli e vado diretta in stanza; alzo un po la serranda per far entrare un po di fresco e mi butto a letto. Chiudo gli occhi che quasi mi addormento; i pensieri sono svaniti, questo pomeriggio mi ha fatto più che bene, ma devo parlarne con le mie 2 migliori amiche per far si che questo peso vada via.

Dopo la cena passata in tranquillità, mi vado a fare una bella doccia fresca così da poter poi andare con Frà a mare. Una maglia ed un paio di shorts vanno più che bene, porto un giacchino non si sa mai sento freddo, una bottiglia di acqua e un pacco di biscotti che ho trovato nello sportello... "non si sa mai ci viene fame" prendo una tovaglia da mare e sono pronta.

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