capitolo 27

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Vado verso la roccia a punta, guardando il bel panorama che mi offre; convinta che lui mi abbia seguito e fosse accanto a me, mi volto istintivamente, trovandolo appoggiato su un cofano pulito e lucido. Lo raggiungo e mi poggio anch'io sul cofano, il sole ci scalda e stiamo in silenzio per qualche minuto.

:<< cosa hai fatto in questi giorni? >>: domanda voltandosi

mi fermo a pensare, alla fine la birra che ho condiviso mi ha fatto star bene, ma non credo cambi qualcosa. Il vederlo mi provoca sempre qualche effetto, mi fa venire dei leggeri brividi;

:<< niente amici, casa e lavoro >>: rispondo rimanendo immobile con gli occhi chiusi

:<< io ho avuto un po' da fare con il lavoro >>: giustificando la sua assenza

lo guardo e gli faccio un sorriso. Mi guarda con i suoi occhi castani un po socchiusi per il sole; i capelli disordinati e quelle labbra che avrei voluto baciare.
Rimaniamo a goderci quel sole che ci scalda, vicini senza che nessuno parli per non rovinare il momento.

Quando qualcuno butta un urlo, apriamo immediatamente gli occhi, ma fortunatamente sono solo dei ragazzi che giocano a palla in spiaggia;

:<< mi manderanno per un po' di tempo in un altra azienda, per il periodo di un mese o anche piu... >>: mi confessa

Mi volto verso lui che guarda il mare, con uno sguardo attento, come se vorrebbe fotografare con lo sguardo quell' immensa bellezza; come se dovesse andare via e non tornare più; mi viene una strana fitta al cuore nel vederlo serio e perso nei suoi pensieri; non sapendo cosa dire acconsento con un sorriso. 
Più lo guardo e più penso che abbia tante cose dentro che non vuole dire, per paura o per qualunque altro motivo ma li tiene dentro.
Il suo sguardo si sposta su dei ragazzini non più grandi di 12 anni che giocano a pallone "chissà a cosa pensa, magari vorrebbe tanto una famiglia tutta sua"  ma non oso dire una parola, non sono brava a strappare le parole dalla bocca.
"anch'io un domani vorrei poter avere una mia famiglia, con un bambino o 2, ed un marito premuroso che mi ami"  penso sia il sogno di qualsiasi ragazza, cresciuta con sani valori.

:<< nella vita di tutti i giorni hai mai indossato una maschera? >>: mi domanda rivolgendomi uno sguardo triste

:<< si >>: rispondo secca
:<< ma non con tutti >>: sempre più secca.

"Perché farmi una domanda del genere, cosa vuole farmi capire, magari vuole parlarne"
Per la prima volta avverto un sento di protezione, di soccorso;  ma più di ascoltarlo non so fare, non so risolvere i miei di problemi... figuriamoci se riesco in quelli degli altri.

:<< ognuno di noi, nella vita, o meglio in alcune situazioni della vita usa una maschera... >>: lo dico in modo dolce, da fargli capire che non è del tutto sbagliato averne sempre una a portata di mano.

:<< bisogna capire a che scopo la si usa >>: continuo voltandomi verso di lui.

Ma con occhi fissi sul mare non accenna ad una parola.
Riprendo a godermi quel calore, in spiaggia alcune famiglie sotto l'ombrellone chiacchierano tra loro. Mi immagino noi ragazze, tra qualche anno di età, con una famiglia, che ci raccontiamo il ricordo di chissà quale avventura. Sii saremmo quella comitiva di "vecchi" che si ritrova per i weekend, per gli avvenimenti della vita, facendo giocare i propri figli assieme, condividendo risate e ricordi.
Sorrido dentro me stessa, questo pensiero mi  rassicura, mi fa pensare che in fondo per loro sono uguale a tutti, sono Marta indipendentemente dalle cicatrici che porto addosso.
Il loro appoggio è stato essenziale quando in quei periodi neri tutto mi faceva male, quando la voglia di uscire si era spenta, hanno preso un torcia e illuminato la stanza buia dove mi nascondevo.

Dopo qualche minuto di silenzio tra di noi, il suo sospiro lo ruppe, lungo e profondo, come se stesse mandando via un pensiero pesante per il suo corpo; voltandomi lo vedo passarsi una mano sul braccio, facendo alzare la camicia che leggera gli si posa addosso.
Quando arriviamo davanti il mio cancello il sole è ancora forte, ma visto che durante la giornata l' unico messaggio ricevuto è stato quello della compagnia telefonica ho preferito tornare. Prima di scendere voltandomi chiedo

:<< quando partirai? >>:

:<< se entro questa settimana l'altra azienda risponde, lunedì o martedì sono di partenza >>: risponde guardandomi, come se stesse memorizzando il mio viso per non dimenticarlo.

Lo guardo per l'ultima volta anch'io, so che sicuramente non riusciremo a vederci prima della partenza; sorrido e con un istinto naturale gli bacio una guancia, sentendo quel buon profumo di non so quale marca. Quando lentamente mi ritraggo i nostri occhi si incrociano, quasi si parlano tra loro, mentre le nostre labbra con delicatezza si sfiorano. Dura l' istante di un battito di ciglia ma in quel momento sembrava fosse passato un tempo lunghissimo.
Apro gli occhi e trovo i suoi;

con un filo di voce :<< è meglio che vado >>:

Apro la portiera e scendo, non importandomi molto di ricevere una risposta, chiudo e cammino verso il cancello, quando lo chiudo dietro di me sento la macchina partire.

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