Capitolo 17

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Chiudo il portone a chiave girandomi e dandogli le spalle, mentre metto le chiavi dentro la borsa cammino nel vialetto che va al cancello, quando alzo lo sguardo lo vedo; un jeans blu un po scuro con una cintura del medesimo colore, la camicia bianca arrotolata alle braccia; se ne sta appoggiato sulla sua Giulietta bianca che guarda distratto; quando sente il rumore del cancello si volta verso me.
I suo occhi incrociano i miei. Un piccolo sorriso nasce nei nostri volti ed io abbasso subito lo sguardo; il mio cuore va in tilt comincia a battere sempre di piu, il suo forte profumo si fa piu intenso ad ogni passo che faccio verso lui.

:<< prego >>: lo dice con quel sorriso che per un attimo smetto di respirare mentre mi guarda negli occhi ed apre la portiera della macchina.

Io, rossa come un peperone ed il fiato sospeso, riesco a dire un grazie, sedendomi con le gambe tremolanti.
Il profumo di Arbre Magique alla vaniglia é abbastanza forte da entrarmi nelle narici, mi sistemo la gonna che sembra soffocarmi, in realtà tutto mi soffoca.
Entra in macchina sorridendo, io col cuore a mille e lo sguardo basso;
Accende la macchina, facendo attivare l'aria condizionata e la radio che subito abbassa.

:<< scusami mi servirebbero gli occhiali >>: allungando il braccio destro verso il cassetto del cruscotto,

al suo movimento mi scosto leggermente le gambe, sentento un brivido all'idea di esser a pochi centimetri dalla sua mano, con lo sguardo lo seguo; lo apre e tira fuori il cofanetto; esce un paio di occhiali dalla montatura blu notte a forma rettangolare, gli da una pulita e li indossa.
Quando si volta verso me mi si ferma la respirazione, si ferma tutto, nessun rumore, solo silenzio e quel viso che mi sorride, quegli occhi nocciola che mi guardano; tornata in me abbasso lo sguardo. Partiamo.

Lungo la strada sono poche le parole che ci diciamo, ma sono molti gli sguardi ed i sorrisi che nascono tra noi. Quando arriviamo nel parcheggio del ristorante ritorniamo seri; lui scende dalla macchina e viene ad aprirmi la portiera, io sempre più imbarazzata esco più elegantemente che posso essendo non abituata a tutto ciò. Camminiamo affianco fino alla porta di vetro che lui apre. La sala è grande dalle pareti color oro, tavoli di legno scuro posizionate qua e la, singoli o vicini tra loro per formare tavoli più lunghi dalle tovaglie giallo spento; la sala è già un po' piena, l' aria condizionata quasi non si sente. La cameriera ci fa accomodare in un tavolo messo un po' isolato; mi sposta la sedia per farmi sedere, mentre lui si siede affianco, sempre con quel sorriso. Dopo esserci accomodati rivolgo le mie attenzioni alla sala guardandola, evitando eventuali sguardi con lui; ma sento che lui guarda ogni centimetro nel mio corpo.

:<< sei molto carina stasera >>: me lo dice con un tono tranquillo mentre poggia i gomiti sul tavolo.

:<< grazie, anche tu sei carino >>: gli rispondo cercando di non far capire l' imbarazzo.

Fa un bel sorriso che riesce a contagiarmi, poi mentre sposta i bicchieri di troppo avvicinandosi, dice sottovoce

:<< secondo te, sembriamo una coppia? che va a cena fuori...>>:

A quella frase faccio una piccola risata; mentre il cuore inizia a ribattere forte.

:<< credo di si, nessuno ci guarda, ciò significa che non diamo all'occhio >>: rispondo avvicinandomi guardando gli altri tavoli.

La cameriera viene per togliere i bicchieri e le posate in piu.

:<< salve, vi porto subito il menu, volete prendere già da bere? >>: ci domanda gentile e sorridente.

:<< si grazie, porteresti una bottiglia di acqua frizzante e... >>: voltandosi verso di me

:<< una coca cola grazie >>: concludo guardando la cameriera che lo guarda sorridendo.

Continuano gli sguardi tra noi ma poche parole, se non qualche lamentela sul fatto che avevamo fame. Quando le bevande assieme al menù furono finalmente sul tavolo, dentro me esultai. Mentre io guardo il menù indecisa, lui apre la bottiglia di acqua, io capovolgo il bicchiere e senza che parlassi mi versa da bere

:<< non ne vuoi coca cola? >>: mi domanda

sorridendo lascio il menù e prendo il bicchiere;

:<< per adesso no; grazie >>:

apre la coca e se la versa per se.

:<< Alla salute >>: sorridendo
creando quelle fossette, e quegli occhiali che gli davano qual' aria serio ed intellettuale che ti saresti fidata ad occhi chiusi; sexy e seducente che ti manda in tilt il cervello ed il cuore.

In quell' attimo in cui ci guardiamo un dejavu; quella scena già vissuta, lo stesso posto, la stessa persona affianco a me, posizione e situazione, tutto uguale; è durato un istante e quando torno in me mi sento più tranquilla e più a mio agio; tanto da confidarglielo.

:<< ehm...ho avuto un dejavu >>: gli dico sorridendo bevendo la mia acqua

:<< cioè? Hai rivisto quale scena? >>: risponde curioso nello sguardo mentre finisce la sua coca cola.

:<< ho rivisto questa situazione; noi seduti, la stessa tenda oro dietro di te; la stessa azione di avvicinare i bicchieri >>: rispondo guardandolo.

:<< ed è una cosa positiva o negativa? >>: sempre più curioso

:<< bhe non lo so >>: rispondo facendo la vaga ma sorridendo

:<< no, secondo me è un bene; significa che dovevamo incontrarci >>: risponde serio riempiendo il suo bicchiere.

Io imbarazzata sposto lo sguardo da quest' uomo che mi scruta ad ogni sguardo facendomi venire i brividi, facendomi sentire viva. Dopo tanto tempo risento il mio cuore battere.
Da quel momento in poi faccio sparire la timidezza, godendomi questra strana compagnia.
La serata continua con piccoli racconti di avventure passate con amici, di scorribande notturne e vecchi amori. Ad ogni racconto che ci confidiamo ridiamo insieme o si consiglia vedendo i diversi punti di vista.
Era come se quella sera io e lui dovevamo essere li, insieme, a guardarci, a ridere, perché avevamo bisogno di parlare, di raccontarci a qualcuno che ci avrebbe ascoltati.

Tra uno spicchio di pizza e l' altro mi racconta

:<< anni fa quando feci un colloqui di lavoro, il responsabile mi fece una domanda solo. Mi chiese se avessi mai fatto qualche esperimento su qualche animale; io gli ho detto che una volta all università ho fatto esplodere un ape... >>: finisce la frase ridendo.

:<< e cosa ti ha risposto dopo quello che gli hai detto!? >>: domando guardandolo

:<< le faremo sapere, grazie >>: lo dice ridendo divertito

:<< scusa; ma un colloquio di cosa... cioè di che ti occupi >>: finendo il mio spicchio.

:<< sono un camice bianco >>: lo dice mentre svuota il mezzo bicchiere.

:<< quindi saresti un .... chimico, giusto? >>: lo dico in modo tranquillo.

Era come se quell' uomo lo conoscessi da più di un giorno, come se quelle ore non passassero, eppure noi eravamo lì a parlare senza sosta; ogni paura o timore è stata messa da parte, mi sentivo realmente me stessa; davanti a quest' uomo io ero Marta.

Mi consumoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora