È uno di quei pomeriggi dove non ho neanche la forza di parlare, al bar la giornata è stata pesante, e un po strana; la bella signora dal profumo di rose mi guarda sempre più attentamente, come se volesse dirmi qualcosa, ma poi non lo fa. Oltre ovviamente al fatto che si avvicina il giorno della chiamata ai dottori per queste visite. Ed io inizio ad esser nervosa.
Esso non passa inosservato a colui che il pomeriggio mi tiene compagnia:<< ti sento un po nervosa, è successo qualcosa? >>: domanda con tono preoccupato
:<< è solo un po di ansia, tra qualche giorno dovrò sicuramente fare delle visite e la cosa mi rende nervosa >>: rispondo dando parole ai miei pensieri.
Nessuno sapeva il perché del mio esser così, sovrapensiero ma per lo più palesemente nervosa. Nessuno mi aveva chiesto, segno che chi mi conosce bene sa che non avrei risposto o avrei detto che non era nulla di che. Tranne con i miei, che sapevano benissimo il perché di questo mio comportamento.
:<<andrà tutto bene, semmai vuoi compagnia te la faccio >>: il suo tono si fece dolce
:<< vado con papà, però se vuoi io penso che per quest orario dovrei esser fuori >>: rispondo dando un po di felicità al mio tono
:<<allora poi ti chiamo, così mi racconti >>:
Era riuscito a farmi dire cose che non ho mai detto a nessuno, con una semplicità assoluta, facendomi calmare e per un attimo sentirmi capita, e questo insieme a tante altre particolarità di lui mi dava la voglia di continuare questo rapporto.
Ed ogni volta che la nostra chiamata terminava mi sentivo più leggera e più felice.
Pronta per trascorrere il mio pomeriggio mi affrettò ad uscire, oltrepasso le stanze, e dalla porta della cucina la voce di mia madre mi blocca:<<con chi parlavi al telefono >>: inquisitoria come sempre.
"Lo sapevo... Origlia come sempre" risale il nervoso che avevo rimosso con difficoltà, ma cerco di apparire e di far apparire la mia voce tranquilla almeno in questa cosa non devo farmi scoprire.
:<< con le ragazze >>: rispondo rapida
Per poi aprire la porta e scendere giù.
Devo stare più attenta la prossima volta, chiudermi nel bagno o andare sul balcone, devo far in modo che non senta le conversazioni, altrimenti inizierà a fare sempre più domande; e non ho intenzione di spiegargli ciò che faccio, pur essendo mia madre ho bisogno di avere una cosa tutta mia senza che lei debba sapere tutto, "non ho più 15 anni".
Siedo al solito bar attendendo le ragazze, che non tardano a venire, e tranquillamente passo il pomeriggio.I giorni passano ed io cerco di esser più discreta possibile almeno nelle mie telefonate, parlo ad un volume basso, e spesso mi sposto sul balcone ma con lo sguardo alla porta per vedere se mia madre si avvicina alla stanza;
I discorsi con lui variano, dal serio allo scherzare, senza fraintendimenti.Il giorno della chiamata arrivò rapidamente. Il bar ormai era più tranquillo, mancare 1 giorno della settimana non avrebbe provocato problemi; il capo, sempre gentile e disponibile mi ha dato libera decisione sul giorno in cui mancare, nel caso servisse avrebbe richiesto l'aiuto di sua figlia. insieme alle segretarie abbiamo deciso il giorno, che rientrava prima della fine del mese, avevano richiesto di togliere eventuali orecchini e piercing prima di effettuare la visita;
Ma se prima il mio nervosismo era accompagnato da pochissime parole, adesso avevo la mente in un altra dimensione, pensavo a cosa mi avrebbero potuto fare, a quale esame sarei stata sottoposta.
La sera scese, seduta fuori nel mio balcone ripenso a tutti quei bei momenti che ho vissuto, dalle avventure condivise con i ragazzi, ai piccoli momenti quotidiani.Quei due giorni prima della visita mi sono concessa lunghe passeggiate, da sola; guardarti intorno e sentirti viva, sentire i rumori degli uccellini, il vento, le foglie che rotolano.
Sentire tutto ciò mi fa sentire libera, mi svuota di ogni pensiero; ritornando a casa con qualcosa di me in meno.Tornare da lavoro, sistemarmi, mangiare un panino al volo è stato lo Start di questa avventura in macchina con papà.
Lungo la strada con agilità sorpassa le macchine che a passo costante restano in fila con una distanza tale da poter ondeggiare qua e la per passare oltre.
Tranquillo va dritto verso non so quale paese, ad uno svingolo passiamo sotto un ponte, e subito verso destra; costeggiamo il mare, il profumo di aria ricca di sale innonda le mie narici, la scogliera che ci racchiude in lei, con il mare attorno. Non si può descrivere cosa provoca esso dentro di me. Come le passeggiate, il mare mi toglie ogni dubbio ogni pensiero ogni domanda. E vederlo già mi fa stare bene, mi alleggerisce i pensieri.
Alla fine della strada una casetta azzurra si affaccia sul mare. Una ripita salita con una curva a destra, ci riporta a livello stradale più alto di quanto ero, mostrando una parte di montagna ruvida e spigolosa ma comunque bella. Salendo ancora un po dopo svariate curve un grande edificio bianco con finestre azzurre si mostra a noi, arrivammo al parcheggio a coperto; quando metto i piedi fuori dall auto un senso di fastidio rompe la quiete che avevo.<< presumo che dobbiamo salire sopra, ma da dove ci dovremmo salire >> ironizzo faticosamente.
<< vieni, un modo lo troviamo >> sorridendomi.
Dopo pochi metri una scala di ferro ci portò a un piccolo spiazzare.
Mi fermai un attimo, il mio sguardo si volto spontaneamente verso sinistra; tra il vuoto dei piccoli alberi una linea bianca sembra dividere il mare dal cielo.
Papà aspetta davanti la porta a vetri scorrevole, che aspetta noi che oltrepassiamo per smettere finalmente di aprirsi e chiudersi.
Una grande sala, con al centro quattro pilastri a formare un quadrato, le luci a neon con la loro luminosità troppo chiara già accese mettono in evidenza il giallo spento delle mura dalla stanza.
Ai miei lati file di sedili in plastica, con l imbottitura di diversi colori, un tavolino con un paio di riviste sparpagliate sopra, dei signori seduti che aspettano il propio turno. Dei banconi bianchi rettangolari con una vetrata delineano lo spazzio. Oltrepassando i due pilastri a sinistra un enorme bancone in vetro, dietro, un uomo seduto in giacca e cravatta guarda il monitor di un PC. Lo guardo attentamente, i capelli neri con qualche filo bianco, spostati tutti su un lato, tenuti perfetti dal gel, il viso dai tratti delicati gli da un so cosa di affascinante.
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Mi consumo
RomanceMarta Sciuto è una ragazza di 27 anni che vive in un piccolo paese in Sicilia con i suoi genitori. Sin da piccola si è sempre sentita diversa; si è sempre sentita un fantasma; mentre tutte con il passare degli anni trovavano l' amore lei collez...