II

984 35 3
                                    


La prima volta che ti ho rivolto la parola eri girata di spalle, avevi quel vestito nero con la scollatura vertiginosa sul retro, fumavi una sigaretta e guardavi d'avanti a te. Come se volessi scappare via,prendere il volo

Ti ho rivista in un locale affollato a Milano. Eri con il tuo gruppo di amici. Ti ho riconosciuta subito perchè eri l'unica in piedi e avevi un bicchiere di vino rosso in mano. Ridevi di gusto e avevi gli occhi del locale puntati su di te. Ti agitavi tra le battute dei tuoi compagni e avevi le gote rosse per il caldo che c'era lì dentro. Ho pensato tu fossi leggermente brilla. Gesticolavi molto e qualcosa mi lasciava intendere che nella tue vene scorresse sangue del sud. Istintivamente ho pensato di andare via perchè la tua presenza mi rendeva nervoso. Mi sentivo un perfetto idiota: ti avevo vista solo una volta, non sapevo nulla di te. Sapevo che addentrandomi nel locale sarei stato invaso dalle richieste di foto ed autografi, lo sapevo bene. Eppure sentivo che quel bagno di folla mi avrebbe aiutato, riscaldato,confortato. Ho lasciato che gli altri parlassero con il proprietario del locale per avvisare del mio arrivo. Era tutto pronto, dovevo solo fare due passi ed entrare nella grande sala dove c'eri anche tu. Ancora una volta non hai alzato lo sguardo,ancora una volta hai fatto finta che non ci fossi. Più la gente si avvicinava per salutarmi, più tu restavi ferma al tuo tavolo. Ridevi, scherzavi. Nella tua bolla, come l'ultima volta. Ad un certo punto anche i tuoi amici si sono alzati per scattare una foto con me. Ho pensato che tu non avessi scampo. Invece,ancora una volta, mi hai stupito. Ti sei alzata, hai preso il cappotto e sei uscita dal locale a passo svelto. In quel locale, con i fans intorno, i miei amici seduti al tavolo intenti a scattare mille fotografie, sembrava tutto perfetto. La vita che avevo sempre desiderato prendeva forma, giorno dopo giorno. Sei arrivata quando  tutto splendeva, quando la notte non riuscivo a dormire perchè il cuore batteva all'impazzata mentre attendevo che Charlie finisse di perfezionare un nostro brano, quando le radio chiamavano ad ogni ora per avermi. Sei arrivata quando era alto il sole di mezzogiorno.Dio solo sa quanto avrei voluto non sentirmi attirato dell'uragano che ti portavi appresso. Mi ripetevo ''Ghali, non è nessuno, è solo una tipa che se la tira. In realtà è come tutto il resto del mondo: anonimo e opportunista. Non conosci nemmeno il suo nome. Resta concentrato. Hai la gente che ti vuole davvero bene accanto. Non fidarti, non cercarla'' 

Mi hai sempre detto che se quella sera non fossi uscito dal locale per parlarti, sarebbe stato meglio. Mi hai sempre detto che ci saremmo fatti meno male, che non è vero che si saremmo incontrati lo stesso.

 La verità è che io lo rifarei, altre mille volte, pur di rivedere la tua schiena nuda.

''A che gioco stai giocando?''

Te lo chiesi di getto, senza pensarci troppo. Tu non ti sei nemmeno voltata, come se ti aspettassi tutto. Come se avessi già calcolato tutto. E soprattutto, come se conoscessi già la mia voce. Ci hai messo qualche secondo a rispondermi. Ero così vicino a te da poterti sfiorare con le dita. I capelli rossi, la pelle bianca, quel vestito nero. Potevi sentire il tuo respiro. 

''A nessuno. Non mi piace giocare''

''Va bene, facciamo così: dimmi chi sei''

''Potrei chiederti lo stesso''

''Potresti almeno girarti e guardarmi negli occhi'' 

Ti sei girata, piano. Mi hai guardato dritto negli occhi e mi hai detto:

''Non voglio sapere chi sei, lo so già. Lo sanno tutti dentro quel locale. Voglio sapere cosa succede. Fammi uno schema.'' Avevi un'espressione indecifrabile, la voce tremante. Mi fissavi,forse non ci credevi nemmeno tu.

La prima volta che ci siamo parlati tu credevi di poter schematizzare perfino delle vibrazioni fra due persone

''Io sono uscito dal locale per cercare una persona che non conosco, che ho visto solo una volta. Ho mollato i miei amici di punto in bianco per parlare con te. Non posso farti uno schema, non posso dirti nulla. Non so nulla. Tu credi di sapere chi sono? Io non so nemmeno se sei vera o se sono fatto e sto viaggiando''

E' stato allora che mi hai stupito. Hai allungato la mano e mi hai sfiorato la guancia con le dita. Poi hai sussurrato:

''Senti? Brucia. Questo contatto brucia. Bruceremmo anche noi, anche solo restando qualche secondo qui a parlare''  



P.S Fatemi sapere cosa ne pensate:)

La prima volta\ GhaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora