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 "Nonostante questa precarietà, o forse proprio per questo, i loro incontri sono sempre molto forti, molto emotivi, molto ricchi. In un certo senso, si appartengono, ma in un modo speciale. Si appartengono, ma non si possiedono". 

(Pier Vittorio Tondelli, Camere separate)

Quella mattina mi svegliai stranamente riposato, nonostante il viaggio di ritorno da Tunisi fosse stato estremamente sfiancante. Mandai un messaggio veloce a mia madre per aggiornarla degli interminabili impegni della giornata e mi fiondai sotto la doccia. Mi sentivo agitato, quella sarebbe stata la mia prima settimana della moda e volente o nolente avrei dovuto fare una bella figura. Tutti mi avevano ripetuto che in realtà sarebbe stato molto più semplice di quanto credessi. Amed mi aveva detto ''sii te stesso, saluta tutti cordialmente e sii gentile con i fotografi''. La verità è che io a tutto questo non mi sono mai abituato davvero. Intendo al successo,alla fama, alla notorietà. Era ed è sempre stata la musica il vero motore delle mie giornate.

''E' un pacchetto completo frate'' mi aveva detto Samu qualche giorno prima ''se vuoi fare successo con la musica, devi accettare anche gli altri impegni connessi''

Guardavo Milano con gli stessi occhi di qualche anno prima. Di quando c'era il vuoto attorno a me, di quando le prendevo dai buttafuori, di quando piangevo nella mia stanza e nascondevo quelle lacrime a mia mamma. Milano da bere, Milano infinita e piccolissima, Milano amara e amore. C'era un cielo azzurro e terso ed una strana elettricità nell'aria. Appena sceso dall'auto mi resi conto della quantità di fotografi al mio seguito e tentai di essere il più cordiale possibile. Qualche fan mi chiese una foto e io tirai un sospiro di sollievo perché sentire il calore della gente che mi vuol bene è quello di cui ho bisogno nelle giornate particolarmente stressanti. Una ragazza visibilmente indaffarata mi fece segno di seguirla all'interno dell'edificio dove si sarebbe tenuta la prima sfilata. In quel momento ripensai ad Aida, alla Tunisia, al mondo che mi ero lasciato alle spalle solo il giorno precedente. E poi a te, persa in chissà quale angolo di mondo. Dopo la sfilata mi son trattenuto con lo stilista e le modelle, indubbiamente bellissime. Osservai i loro volti, i loro corpi.

Mi hai sempre detto ''se credi che una donna sia bella, devi dirlo. Affermalo a voce alta. Non ti fare problemi con me. La bellezza va riconosciuta altrimenti smetteremo di essere capaci di scovarla''.

Ti ho vista dall'altra parte della strada, mentre entravo in auto con altri dopo la sfilata. Come la prima volta, eravamo separati dall'asfalto. Una parte di me desiderava egoisticamente che con quella telefonata ti avessi rubato un pezzetto di vita. Quando i fans mi si avvicinarono generando rumore ringraziai il cielo perché con molta probabilità ti saresti girata.

E' stata la prima volta che ho sentito l'irrefrenabile desiderio di significare qualcosa per te. Anche se non ti conoscevo, anche se eravamo due sconosciuti.

''Saremo per sempre due sconosciuti'' mi avresti detto una delle ultime volte che ti ho vista.

''Saremo per sempre due sconosciuti, Ghali. Le persone non le conosci mai fino in fondo.''

Avevi un basco rosso, degli occhiali vintage e un cappotto lungo fino alle caviglie. Discutevi animatamente con due ragazzi. Pensai che ci stessero provando perché entrambi cercavano un contatto fisico. Spintarelle, mani sul viso e tra i capelli. Tu ti scostavi sempre e facevi un passo indietro. Era uno dei tuoi modi per mettere una barriera.

''Ghali ..andiamo? Abbiamo un appuntamento per pranzo'' mi incitò Samu dall'abitacolo dell'auto. Distolsi immediatamente lo sguardo dalla tua figura. Quel tuo modo di fingere che io non esistessi mi faceva incazzare come una bestia.

La prima volta\ GhaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora