Parlami di quando mi hai visto per la prima volta
ti ricordi a stento
o rivivi tutto come
come fosse allora?C'erano notti in cui mi svegliavi ed in preda al panico mi dicevi ''Non stai respirando, stai trattenendo il respiro''
Mi scuotevi leggermente per svegliarmi, mentre eri chinato su di me. I tuoi dread mi solleticavano il viso e nei pochi secondi confusi che seguivano il mio risveglio non riuscivo a credere che tu fossi proprio nel mio stesso letto. Una notte ti agitasti più del solito, mi dicesti ''ti prego, non farlo più''. Cercai di spiegarti che non dipendeva da me, che era una semplice apnea notturna involontaria e che anche a mio padre accadeva lo stesso ma tu avevi gli occhi colmi di paura. Paura che io lo facessi a posta, paura che ad un certo punto decidessi di smettere di respirare. Mi sono tirata su e ho appoggiato la schiena alla testiera del letto, ti ho sussurrato ''non devi preoccuparti, è così da venti anni. Ho fatto vari controlli e mi hanno sempre detto che per ora è una cosa che non è possibile controllare''
''Cazzo, Fra. Tu non respiravi, mi sono spaventato da morire''
''Eri sveglio?'' ti chiesi avvicinandomi al tuo viso
Non rispondesti e poggiasti la testa sulla mia spalla.
''Ghali, non riuscivi a dormire?''
''Ti prego, non farlo mai più'' hai ripetuto e mi hai stretto il polso.
Hai premuto forte il pollice ,cercavi di controllarmi il battito cardiaco. Te lo avevo insegnato qualche giorno prima ed era diventato il tuo gioco preferito. Quella sera ti servì a provare a te stesso che io ero ancora viva, ero ancora accanto a te. Poi hai avvicinato il mio polso alle tue labbra e ci hai lasciato un piccolo bacio, ad occhi chiusi.
Se dovessi decidere quale sia stato l'evento che più di tutti mi abbia portato a credere che il nostro sia stato un incontro di destini, di sicuro citerei quella notte. La prima in cui hai temuto per te.
Ma quella mattina di mesi prima, di fronte allo specchio, mentre mi pettinavo i capelli io non lo sapevo ancora e vivevo in quello stato di totale innocenza che solo chi sta per essere colto di sorpresa attraversa. Come quando schiacci l'acceleratore percorrendo una strada nuova e non sai che ad un certo punto c'è un auto-velox pronto a beccarti. Sei stato tu il mio auto-velox, il momento in cui mi son rimessa in riga, in cui ho capito che non tutto nella vita è schematico e calcolabile.
Come quando mi hai detto ''guarda in alto che c'è più spazio'' e io,fingendo di non capire, ho ribattuto che solo guardando dritti di fronte a se si può avere il controllo di tutto, ma tu mi hai sollevato il mento con due dita e mi hai costretto a guardarti negli occhi.
Quella mattina, qualche giorno dopo la nostra prima telefonata, credevo ancora che tutto fosse stato architettato dal caso. Mi ripetevo che ero semplicemente stata investita da un'aura di fortuna e che avevo avuto modo di parlarti al telefono per uno strano sistema di connessioni a me sconosciuto. Mi guardavo allo specchio chiedendomi cosa ci fosse di diverso nei miei occhi. Nonna mi ha sempre detto che prima o durante un grande stravolgimento della propria vita si accendono delle luci diverse negli occhi di una persona. Considerazione poco scientifica, eppure quella mattina non smettevo di pensarci.
Marica e Pia mi raggiunsero in bagno per truccarsi assieme a me;
''Vi rivedrete quindi?'' chiese Pia mentre applicava accuratamente il mascara alle sue lunghe ciglia
''Non lo so'' le risposi evasiva
''Sì che lo sai, lo sai benissimo. Il fatto che tu non ne stia parlando lo testimonia. Hai già fatto lo schema delle sue possibili mosse?'' mi rimproverò Marica dandomi una spinta con il bacino. Barcollai un po' e le feci il verso. Mi duoleva ammetterlo ma aveva ragione. Ha sempre avuto ragione sul mio conto, sul nostro conto.
''Ok'' mormorai sedendomi accanto a loro mentre le guardavo truccarsi ''potrei aver fatto uno schema e potrei trovarmi nella seguente situazione. Caso A: aspetto che torni dalla Tunisia, ci rivediamo, magari ci stiamo anche simpatici e ne viene fuori una bella amicizia. Poi mi rendo conto che non sono fatta per relazionarmi con qualcuno la cui vita è sulla bocca di tutti e mi stanco. Mi stanco e sparisco. Lui inizia ad odiarmi e scrive una canzone contro di me e io quando la ascolto getto il telefono in terra e lo rompo.
Caso B, per inciso quello che preferisco per la semplicità con cui si svolgerebbero i fatti e che probabilmente avverrà: lui torna da Tunisi, si dimentica di richiamarmi e io fingo che tutto ciò non sia mai accaduto gettando nel dimenticatoio lui, la Tunisia, i dread e la Sto Record e i cazzi e i maz..''
''Ferma,ferma,ferma'' esclamò Marica voltandosi di scatto verso di me ''per prima cosa prendi fiato, poi fatti curare e terzo vatti a preparare perché c'è la settimana della moda e un giro in centro è d'obbligo. Almeno oggi che non abbiamo lezione. Per quanto riguarda le stronzate che hai sparato fino a qualche secondo fa...sono stronzate appunto. Ti è successo qualcosa e per quanto tu possa negarlo ti conosciamo troppo bene per non esserci accorte che hai fumato il doppio tra ieri e oggi''
''Non significa niente'' mugugnai trascinandomi in camera.Misi su un vinile di Battisti e mi resi presentabile.
Una volta fuori casa chiamammo un taxi e guardando fuori dal finestrino la grigia Milano mi resi conto di quanto mi mancasse il mare e la sensazione di pace che si prova quando si ha la testa sott'acqua. Quando non puoi sentire il mondo fuori e tutti i suoi sembrano ovattati e dolci, quando avverti ogni fibra del tuo corpo vibrare per mantenerti a galla, quando tutti i problemi appaiono lontanissimi. Fu una brusca frenata del tassista a destarmi dal torpore nel quale mi ero calata. Il centro di Milano era completamente in delirio e ci rendemmo conto di non poter proseguire oltre con il taxi, perciò scendemmo dall'auto. Mi guardai attorno e venni investita da un turbine di gente,mai come in quel momento avvertì la profonda necessità di andare a nascondermi in qualche bar.
''La gente è vestita male. Non che quotidianamente non lo sia eh, è che durante la settimana della moda da il meglio di se'' affermai sarcastica
''Concordo. Tu hai sempre una buona parola per tutti'' ribattè Marica prendendomi sottobraccio
''Caffè?'' propose Pia leggendomi nella mente
''Affermativo.''
Trovammo un tavolo libero ad un bar in Galleria grazie alle capacità di convincimento di Marica, che trovava sempre il modo per fare amicizia con i camerieri.
''Questa sarà l'unica botta di culo della giornata'' dissi alle altre sorseggiando il caffè. Entrambe estrassero il cellulare dalle loro borse e prima ancora che potessero far qualcosa esclamai: ''se aprite Instagram e vedete qualcosa che potrebbe farmi agitare non ditemi nulla. Vi ringrazio anticipatamente per la collaborazione.''
Mi accesi la terza sigaretta del giornata e maledissi il mio nervosismo totalmente immotivato. Ero con le mia amiche, in pieno centro a Milano, durante una giornata di pausa dallo studio asfissiante, c'era il sole ma faceva freddo e avevo lasciato il cellulare a casa.Era tutto esattamente come piaceva a me. Ma allora perché a minuti alterni sentivo mancarmi il respiro e mi guardavo attorno senza un'apparente motivazione precisa?
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Vorrei spendere un paio di paroline per questo capitolo:
-la prima parte del capitolo, dove c'è un flash-back fra i due protagonisti è a me molto cara. Scriverla è stato un piacere e un dolore allo stesso tempo;
-finalmente ho voluto dare un volto a Francesca! La ragazza della foto è la protagonista del video della canzone ''Martelli'' di Gazzelle, uno dei miei cantanti preferiti. Canzone che mi ha molto ispirato anche per la stesura dei capitoli successivi, perciò la ritroverete. Lei è bellissima ed incarna alla perfezione l'ideale di donna di cui vorrei raccontare con questa storia;
-nonostante ciò la vera canzone colonna-sonora di questa storia è,ovviamente, ''La prima volta'' dei Negramaro di cui ho lasciato una quote in alto
Un bacio a tutte/i ed in particolar modo alle mie squad-girls @@peculiarstargirl e @@MiiElis
Lasciatemi un commento e ditemi come state in questi giorni e cosa vi aspettate da questa primavera in arrivo:)
F.