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La prima volta che ho sentito il tuo nome ho rotto un piatto

Lavavo le stoviglie con cura mentre le piccole ferite sulle mani che il mio brutto vizio di mordicchiarmi le pellicine mi causava, mi bruciavano da morire. La mia coinquilina fumava una sigaretta sul balcone e borbottava. Io divertita la ascoltavo. Quella casa, quelle quattro mura, le nostre quattro stanze tutte diverse, la sensazione di pace che mi attraversava ogni volta dopo aver varcato la soglia. Mi chiedevo se me li meritassi. Quattro mura, quattro ragazze, quattro cuori battenti. Una sola famiglia. 

''Io davvero non ce la faccio più, la voce di quel cantante mi rende terribilmente nervosa. In macchina ascoltiamo solo quello! Ti rendi conto? So anche tutte le canzoni a memoria! Tu ce la faresti? Dico, è vero che piace da morire al mio ragazzo però esiste anche un altro cd! Cazzo, mi si è anche spenta la sigaretta. Ma mi stai ascoltando?''

Scoppiai in una fragorosa risata e poi dissi:

''Non ho la minima idea di cosa o di chi tu stia parlando, lo sai vero?'' 

''Come non lo sai? Ne parlano tutti''

''Di cosa? Non ti seguo''

''Di questo tipo,questo cantante'' 

''Al momento il mio unico problema è che non trovo il detersivo''

''Ghali''

''No, non è così che sia chiama la marca del detersivo''

''Ghali è il cantante. Cazzo, che hai oggi?''

Il piatto mi scivolò dalle mani e si ruppe il mille pezzi ai miei piedi. 

La prima volta che ho sentito il tuo nome ho avuto l'immediata certezza che ti avrei odiato per sempre. 

''Ghali'' pensai ''chiunque tu sia è chiaro che già da ora hai iniziato a causarmi problemi''. Raccolsi immediatamente i cocci con la scopa mentre la mia amica mi guardava scuotendo la testa. Quello fu l'ultimo giorno in cui ebbi il coraggio di affermare che il destino non esiste e che sono tutte coincidenze. 

Una volta mi hai detto che si creano dei ponti fra le persone. Ponti fragilissimi e invisibili, capaci di collegare le anime di persone agli estremi opposti del globo. Io ho alzato gli occhi al cielo e poi ti ho illustrato i mille motivi per cui ti ritenevo un sognatore perso e con scarsa razionalità. Tu hai abbasso gli occhiali da sole e i dread ti sono andati davanti agli occhi. Ti sei alzato in piedi e mi hai guardato fisso negli occhi e poi hai detto ''Alcune volte mi chiedo perchè il ponte fra di noi sia così difficile da mantenere integro. Altre volte mi ricordo che la prima volta che hai sentito il mio nome, hai rotto un piatto''. Ti sei acceso una sigaretta,svogliato, poi mi hai preso il mento fra le dita e hai sospirato. Come se io fossi stata il tuo peggiore incidente di percorso.

''Riesci a farmi sentire come quelle sere a Baggio, quando non c'era da mangiare, e mamma tornava con il pane quando finiva di lavorare. Quella sensazione lì. Di sollievo e angoscia''

La prima volta che ho sentito il tuo nome ho pensato che tu fossi arrivato per scardinare ogni mia certezza, porta chiusa, recinzione

Da quel giorno mi resi conto che tutto mi riportava in maniera ossessionante alla tua persona. La home di youtube con i tuoi video, le playlist di Spotify con i tuoi brani, la dirimpettaia che lavava la finestra con la tua musica,ad alto volume. Io sorridevo e pensavo che non avrei mai ceduto. Mi guardavo allo specchio e pettinando i capelli mi dicevo che a ventun'anni ero abbastanza grande per smettere di pensare che ogni essere umano che incrociasse la mia strada avesse un certo significato o valore o dietrologia. Eri solo una coincidenza, la strada sterrata accanto alla statale. Mentre guidavo verso l'università e la radio passava una tua canzone, spingevo il piede sull'acceleratore come per fuggire da quelle esagerate congiunzioni astrali. C'erano articoli su di te su ogni giornale. 

La prima volta che ci siamo parlati tu mi hai detto che scappare è la cosa che so fare meglio

L'ultima volta che abbiamo litigato io ti ho detto che restare è la cosa che tu sai fare peggio

''Mi odio e mi amo, come Milano, come fai te''

La prima volta\ GhaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora