Patto (di)vino - parte I

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Jane si svegliò di soprassalto per il baccano che proveniva dalle scale del suo condominio

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Jane si svegliò di soprassalto per il baccano che proveniva dalle scale del suo condominio. Si precipitò alla porta, conscia di chi lo stesse facendo, aprì e si trovò davanti a un vespaio di problemi.

Nef, alquanto brillo, sorreggeva Jag per un braccio; quest'ultimo si lasciava trascinare e rideva da solo, totalmente sfatto.

La ragazza li spinse dentro, intimandoli di non fare rumore, mentre vedeva delle luci accendersi da sotto le porte dei vicini.

Chiuse appena in tempo, prima che si venisse a scoprire che la causa di tutto quel casino fosse lei.

"Fate silenzio!" intimò digrignando i denti. Nef lasciò cadere Jag sul divano, sbilanciandosi all'indietro non appena scaricò quel peso morto, tanto che a momenti cadde anche lui.

"Porca puttana. Oh, porca puttana!" ripeteva il ragazzo con un sorriso beota, tenendosi una mano sulla fronte. Sembrava stesse assistendo all'apparizione della Madonna: era bello che andato.

Jane fulminò Nef con uno sguardo loquace che pretendeva spiegazioni. Il bassista prese il suo tempo per sedersi mentre continuava a ridacchiare.

"Ma che cos'hai nella testa?!" lo rimproverò, sventagliando un ampio gesto della mano verso il ragazzo.

"Bel pigiama, monella!" fu la risposta.

In effetti, Jane aveva infilato addosso un pigiama di flanella grigio di dubbia femminilità che le stava anche di un paio di taglie più grande: non si aspettava che sarebbero tornati.

"Mi tiene al caldo!" bofonchiò incrociando le braccia al petto per coprirsi.

"Se potessi avere un caffè, di quelli che sai fare tu, ti spiego come il mio piano ha avuto successo!"

"Il tuo piano era farlo fuori?" sospirò lei mentre si avvicinava all'angolo cucina per prendere la caffettiera; nel frattempo i deliri di Jag stavano scemando, fino a che il ragazzo non crollò addormentato.

Jane sistemò due tazzine e un barattolo di zucchero sul tavolo muovendosi meccanicamente. Era stanca e se c'era una cosa che detestava era essere svegliata nel bel mezzo della notte. Per sua fortuna il giorno seguente sarebbe stato domenica.

Quando il caffè inondò l'appartamento con il suo aroma, lo servì per sé e per il musicista, sedendosi con lui al tavolo.

"Ti ascolto" lo spronò.

"Il tuo problema è risolto: l'ho convinto a scendere a un compromesso."

"Cioè?" si sincerò lei.

"In breve, è sempre stato chiuso in laboratorio come un topo e ora gli serve una bella scopata, solo che ha qualche difficoltà visto il casino che si è fatto addosso giocando all'allegro chirurgo. È per questo che insisteva con te."

Jane capì la situazione: Jag si vergognava del suo corpo o, per lo meno, non sapeva cosa raccontare nel caso qualcuno si trovasse di fronte a quella distesa di punti di sutura. Arrivò subito alla conclusione che quello che gli serviva non fosse una scopata, ma qualcuno che lo accettasse per quello che era. Chiuse gli occhi scuotendo impercettibilmente il capo, lei era l'ultima persona che si sarebbe sentita di farlo.

Le Ceneri della Fenice 3 - Broken Strings - CompletoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora