52°33'21" N 13°20'17" E
Era il primo maggio quando Jane si coricò per la prima volta nel letto, raggomitolandosi nel suo malessere. Era tutto andato, Edward, i suoi cuccioli e la voglia di tirare avanti in un mondo che non faceva altro che ricordarle quanto lei non vi appartenesse. Lei, che aveva sempre sostenuto che i sentimenti non scaturissero dal cuore ma dalla chimica del cervello, non riusciva a comprendere perché proprio quel muscolo nel petto potesse stringersi a tal punto da farle male. Lo sentiva comprimersi su se stesso come a voler implodere, rammentandole la tangibilità della sua presenza.
Il tempo lenisce il dolore. Ne era cosciente. Aspettava il passare delle ore e dei giorni. Il quotidiano annebbia la mente, la distanza avvolge nell'oblio, le domande sfumano e perdono di significato mentre la vita continua con o senza di te. Non le restava che assecondare il flusso dei minuti che accompagna le azioni futili della giornata. Sveglia. Lavoro. Interazioni superflue. Libreria. Ragazzi. Bere. Eludere. Addormentarsi sperando di non svegliarsi il mattino seguente.
Invece si ritrovava sempre lì, a ricominciare il giro. L'abitudine ne aveva solo sbiadito i contorni, rendendoli accettabili.
La notte in cui Jag aveva provato a baciarla era ricominciato tutto da capo. Era scappata dall'auto senza dargli nessuna spiegazione, per poi accartocciarsi nel letto del suo appartamento, provando a contenere quel muscolo prepotente che le ricordava che niente era cambiato, che sarebbe stato sempre lì, perché lei stava solo scappando, rimandando una questione che non avrebbe mai smesso di tormentarla. Erano passati cinque mesi dalla partenza di Edward e si era detta che avrebbe superato quella fase, che era stato giusto così, che per come si stavano mettendo le cose si sarebbero lasciati comunque. Aveva solo reciso prima che il tutto precipitasse.
Invece, col tempo, aveva scoperto che gli mancava. Negli anni in cui si vive insieme ci si implementa, ci si completa e quando le due parti si dividono, è come se ti venisse strappato un organo interno, uno di quelli essenziali. Chissà se per lui era lo stesso, se stava male, se pensava che lo avesse lasciato andare perché non gliene importava niente, che non contasse abbastanza per lei da indurlo a restare, o se aveva capito che si era distaccata negli ultimi mesi per non fargli gravare il peso della separazione.
Quelle illazioni le riprecipitarono addosso tutte insieme.
"Il cuore cede" sussurrò fra le lenzuola umide.
Il giorno successivo il campanello dell'appartamento di Jane suonò all'impazzata. La ragazza capitolò giù dal letto in preda a un feroce mal di testa, si precipitò alla porta spalancandola e trovò Jag che premeva ripetutamente il pulsante, osservandola del tutto inespressivo.
"Cosa cazzo fai?" urlò.
"Vestiti che partiamo."
"Jag ti prego, lasciami stare. Mi spiace per ieri, sono un disastro, ma io proprio non ce la faccio..." mugolò reggendosi la testa con una mano. Il ragazzo entrò senza rispondere.
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Le Ceneri della Fenice 3 - Broken Strings - Completo
General Fiction| Slice of life | Drama | Ilustrato | New adult | Terzo libro della serie "Le Ceneri della Fenice". Broken Strings. Fili recisi dalla distanza. Resti di lacci che una volta legavano stretti. Corde rotte di uno strumento che ha smesso di suonare da...