Angolo autrice
In questo capitolo c'è il ritorno di Lewie! (Vi ricordo che si legge "Lui".
Ma quanto sono scemi i nomi che trovo? Si possono fare giochini scemi tipo "Quando c'era Lewie" AHAHAH! Aiutatemi.)
---51°10'44''N 1°49'33'' W
Quando la mattina successiva Jane salì nella macchina che l'attendeva sotto casa, lei e Jag si scambiarono un'occhiata leggermente tesa.
La sera precedente si era svegliata nell'abitacolo e resa conto che erano passate delle ore, nelle quali anche lui si era addormentato - in una posizione oltremodo scomoda - solo per non disturbarla. Lo aveva persino rimproverato per quell'eccesso di gentilezza, rimbrotto a cui lui aveva risposto tramite uno sguardo colmo di stanchezza.
"Mi dispiace, scusa, ma la prossima volta non c'è bisogno che fai questo per me" si era prodigata in scuse stentate, per poi rintanarsi nel suo angolo di sedile aspettando che la macchina la riportasse a casa. Scendendo lo aveva ringraziato di nuovo, desiderosa di togliersi al più presto di torno.
"Buonanotte" le aveva risposto con tono pacato. Nelle orecchie aveva gli auricolari, chissà quale canzone stava ascoltando in quel momento, se stava vivendo in quel presente o in una realtà distorta da una colonna sonora; se lo domandò fino a un attimo prima di crollare sfinita nel letto.
Ora, Jag le sembrava a disagio: sedeva scomposto con la testa appoggiata su una mano, girato a guardare fuori dal finestrino. Non era mai successo prima, quasi per certo non voleva parlarle per essere stato maltrattato quando invece le aveva rivolto solo una premura, oppure non voleva rivangare quello che era successo nella chiesa. Si arrovellò in mille congetture non immaginando che invece Jag la stava evitando perché, dopo quella notte passata a osservarla, la desiderava più di prima. I suoi umori avevano degli sbalzi troppo repentini da gestire e preferiva soprassedere in quel modo.
Entrambi persi in ragionamenti contorti, non si rivolsero la parola fino al raggiungimento della loro destinazione.
Una volta scesi, si diressero verso un anonimo edificio a più piani. Lui scrisse un messaggio veloce sul cellulare e il portone d'ingresso venne aperto in corrispondenza del loro avvicinarsi.
Nell'ascensore che li portava al terzo piano, Jag poté notare l'abbigliamento della ragazza: indossava un cappotto con il bavero alzato e un cappello a maglie larghe con la visiera calata sugli occhi a coprirle il viso più di quanto non facessero già i suoi capelli fulvi. Forse si era preparata per uccidere Nef e poi sparire nel cuore della notte, non seppe stabilirlo, si concentrò sul monitor del cellulare per non guardarla oltre.
Quando la porta dell'appartamento si aprì, li accolse un gran baccano: i componenti all'interno schiamazzavano e facevano battute sceme mentre accordavano gli strumenti musicali.
"Ecco qua l'uomo con la grana!" li accolse Nef a gran voce. Era carico di entusiasmo, mentre i due entrarono con una malcelata diffidenza.
"Ciao, monella!" salutò la ragazza appena gli passò davanti. Lei lo stilettò con un'occhiataccia a cui rispose alzando le mani "Ok, ok! Dopo facciamo i conti!" ridacchiò chiudendo la porta dietro di sé.
C'erano altre tre persone, oltre lui, nella stanza e nessuno di loro, per fortuna, era Rebecca: Jane poté finalmente mettersi l'anima in pace. Si mise in disparte, a osservare quello che sarebbe successo.
Il locale dove si trovavano era uno studio di registrazione diviso da una parete che perimetrava la sala prove dall'area mixer; un vetro posto di fronte a quest'ultimo permetteva di vedere la band al suo interno.
"Loro sono Richard e Zairik, detto lo Zar, questo invece è Lewie, forse lo ricordate: è stato il direttore artistico dei Momuth" disse dando una pacca sulla schiena a quel peculiare personaggio dal sorriso sornione e gli occhi a mezz'asta. Jane aveva una vaga idea di chi fosse: era passato delle volte alla Light Blue Line per incontrarsi col capo, ma non gli aveva mai parlato, se non in maniera formale. Jag invece lo ricordava bene e il fatto che conoscesse tutta o parte della sua storia passata lo rendeva decisamente irrequieto.
"Mi ricordo di te" confermò l'uomo "l'ultima volta che ti ho visto eri alto così!" mimò.
Il ragazzo accennò un movimento col capo e Nef predispose il gruppo per le prove: "Questo moccioso deciderà se la cosa andrà in porto o meno, quindi diamoci da fare" esortò gli altri, entrando nella sala prove. Lewie si posizionò di fronte al mixer e Jag si sedette su uno sgabello al suo fianco, tamburellando nervosamente la gamba. La ragazza intuì che in quel poco spazio vitale c'erano troppe persone, per i suoi gusti.
"Potete togliervi le giacche, se volete" li raggiunse la voce dell'art director, concentrato a spostare le leve del macchinario. "No grazie" declinò il ragazzo continuando a fissare i musicisti al di là del vetro. Jane invece preferì accettare, vista l'aria consumata presente nella stanza. Si pentì subito dell'abbigliamento troppo ricercato che aveva scelto per l'occasione. Sfilò cappello e cappotto svelando un vestito di lana corto dai colori caldi che le cadeva sulle cosce affusolate, abbinato a un paio di stivali alti di pelle nera che le slanciavano la figura. Rimase nel fondo della stanza, nascondendo il viso dentro l'ampio collo del vestito per non farsi notare, ma Jag l'aveva osservata per tutto il tempo dal riflesso del vetro e si convinse che quell'abbigliamento era stato scelto per essere riservato alla vista di Nef. La sua gamba prese a tamburellare più velocemente.
"Allora ragazzi, cominciamo col dare l'idea del sound che ho in mente per la nuova band" disse il musicista attaccando con un giro di basso a cui si affiancarono ben presto la batteria e la chitarra elettrica. Gli strumenti si amalgamarono in un sound rock dalla base melodica, il ritmo sostenuto e varianti di chitarra musicalmente interessanti. L'idea generale del sound c'era ma era ancora molto incompleta, i tre infatti si fermavano spesso per aggiustare dei dettagli, suggerire alternative o rievocare influenze da altri generi musicali.
Quando Nef lo ritenne opportuno, fermò il gruppo per sentire l'opinione di Jag.
"Allora che te ne pare?"
Sembravano tutti pendere dalle sue labbra, in attesa di un resoconto da parte di quel ragazzo che, invece, continuava a guardare fisso di fronte a sé.
"Avete qualcosa da fumare?" esordì lasciando tutti spiazzati.
"Qualcosa si può rimediare" accennò Nef sfilandosi la cinghia del basso per riporlo sul supporto.
I componenti del gruppo si misero un soprabito e uscirono da una portafinestra che si affacciava su un angusto balcone. Jag li seguì senza rivolgere la minima attenzione a Fade, la quale rimase da sola nella stanza visibilmente contrariata. Se pensava che si sarebbe incazzata per quella bambocciata si sbagliava di grosso, ma stava solo prendendo in giro se stessa: era già incazzata.
Osservò per qualche tempo le figure che si muovevano sul balcone, parlavano animatamente fra loro passandosi uno spinello di bocca in bocca. Si concentrò su Jag che, al contrario, li ascoltava taciturno aspirando il fumo con una naturalezza tale da sembrare che non avesse mai fatto altro in vita sua. Detestava vederlo comportarsi come loro, era un ragazzo troppo geniale per uniformarsi a quegli atteggiamenti. Le aveva detto di non voler far parte di quel mondo distopico, eppure erano proprio persone come quelle che lo alimentavano, con il loro menefreghismo, con il loro rifuggire la realtà tramite scappatoie fittizie.
Si impose di divagare. Prese il cellulare e cominciò a giocherellare fra app, immagini e sms, senza un reale filo logico. Scrisse solamente una frase estrapolata dagli appunti sparsi nella sua mente. Una domanda basilare e macroscopica al contempo:
[Perché sono qui?]
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Le Ceneri della Fenice 3 - Broken Strings - Completo
General Fiction| Slice of life | Drama | Ilustrato | New adult | Terzo libro della serie "Le Ceneri della Fenice". Broken Strings. Fili recisi dalla distanza. Resti di lacci che una volta legavano stretti. Corde rotte di uno strumento che ha smesso di suonare da...