Un'ora dopo Jane vagava senza meta per le strade affollate della città. Barcollava, nascondeva sotto la visiera del cappello occhi che non la smettevano di versare lacrime. Sentiva le ginocchia crollare sotto il peso di una verità più schiacciante di quella che temeva.
'Non dubitare mai del fatto che io ti abbia amata.'
Questo le aveva risposto Ed. Quella era la realtà. L'aveva amata, ma ora quel sentimento era finito e non era possibile recuperarlo. L'aveva amata, ma le cose cambiano. Anche lei non amava più quel ragazzo ma solo il ricordo che di lui le era rimasto. Lui non era più Ed, era diventato un altro.
"Il cuore cede", si ripeteva.
Il cuore cede.
Nella penombra della stanza d'albergo, Jag era intento a vagliare sul portatile i risultati degli ultimi test del suo team scientifico. Data la sua assenza fisica, era stato incaricato di stilare una relazione dettagliata delle analisi, cosa che aveva trascurato per dedicare il suo tempo a Fade.
Si tolse gli occhiali per massaggiarsi gli occhi stanchi: per come era messo, dubitava di riuscire a redigere più di mezza pagina. Scorse più volte le file di risultati che gli erano state fatte arrivare per email, non collegando i dati a qualcosa di concreto da scrivere.
Si erano fatte le dieci di sera, più passava il tempo, più le possibilità che Fade sarebbe tornata si affievolivano.
Il suo telefono prese a squillare, controllò lo schermo e vide che era sua madre. Si infilò un auricolare e, come ogni volta che lo chiamava, mise in play la canzone Sweet Dreams degli Eurythmics.
"Nathan."
"Ciao, mamma."
"Tutto bene? Dove sei?"
"Da qualche parte in Germania."
Seguì una pausa di qualche secondo, in cui si immaginò già la domanda successiva.
"Quando pensi di tornare?"
"Domani dovrei essere in laboratorio" confermò.
"Va bene. Fammi sapere se ci sono problemi. Buonanotte."
Some of them want to use you.
Alcuni di loro vogliono usarti.
Some of them want to get used by you.
Alcuni di loro vogliono essere usati.Jag si alzò, passeggiò in circolo per la stanza in preda ai suoi tormenti, pensava e ripensava ma non arrivava a niente. Si ributtò al computer di fronte al foglio bianco, doveva solo iniziare poi tutto sarebbe venuto di conseguenza, ma le cose non andavano, era inchiodato a un pensiero fisso: Fade non sarebbe tornata.
All'improvviso un bussare alla porta lo interruppe, pensò subito che fosse lei. Chiuse tutti i programmi e si precipitò ad aprire.
Quello che si trovò di fronte, fu qualcosa che non si aspettava di vedere. La ragazza se ne stava in piedi senza fiatare, vacillando leggermente, il viso reclinato in avanti per permettere ai capelli di sovrastarlo. Singhiozzava sommessa, portandosi più volte la mano agli occhi per rimuovere le lacrime copiose che le irritavano le guance. Non riusciva ad asciugarle tutte.
Cadevano.
Sulle maniche, sui vestiti e a terra, in gocce pesanti.
"Posso stare qui, stanotte?" il dolore le deformava la bocca in una smorfia che le permetteva a malapena di parlare.
"Sì, certo, io..."
Jag non sapeva che dire, che fare. Aveva desiderato fino all'ultimo che lei tornasse, ma lo strazio di vederla in quelle condizioni lo rendeva incapace di prendere la minima iniziativa per accogliere quell'anima troppo delicata da poter essere toccata senza il rischio di spezzarla. La vedeva annegare, stava soffocando sopraffatta dalle lacrime, dalle urla che le uscivano dalla bocca in un soffio silenzioso. Era stato lui a farle questo. Come aveva potuto?
Jane entrò e si diresse incerta verso il letto posto nella parte opposta della stanza. Ci si buttò sopra, rannicchiandosi in posizione fetale con il viso rivolto verso il muro.
"Ti faccio portare qualcosa" balbettò il ragazzo smarrito. Lei non rispondeva, si limitava a scuotere lievemente la testa.
No.
Non voleva niente. Non voleva ascoltare nessuno. Desiderava solo liberarsi di quella sensazione febbricitante che le devastava l'organismo.
"Il cuore cede", ripeteva sommessamente, ma dalla bocca le usciva solo un sibilo afono.
Jag sprofondò nella poltrona accanto al letto. La guardò per un'ora mentre i singhiozzi le scuotevano il fisico spossato. Non si era nemmeno tolta i vestiti, o le scarpe, giaceva raggomitolata su se stessa con i piedi a sporgere fuori dal letto. Avrebbe voluto sistemarla, coprirla, ma non riusciva a muovere un muscolo, atterrito dalla violenza con cui gli eventi si erano abbattuti su di loro, soli in quella camera; mentre lei teneva il viso affondato sulle coperte bagnate, con quella sensazione spiacevole di pelle a contatto con la stoffa umida. Non riusciva a muoversi, sperava solo di addormentarsi presto, di cadere nell'oblio che lenisce, intorpidisce ogni sensazione. Ogni tanto un brivido di freddo la faceva stringere ancora di più.
'Non dubitare mai del fatto che io ti abbia amata.'
E ricominciava a singhiozzare.
Nel silenzio della stanza, sentì Jag alzarsi, poi il materasso dove giaceva si abbassò sotto il peso di lui seduto sul bordo.
Una mano le scostò i capelli dietro l'orecchio. Lei si ritrasse.
"Lasciami in pace, ti prego" supplicò, ma le dita le infilarono un auricolare nell'orecchio il quale riproduceva al minimo del volume una melodia ritmata.
♫♫♫♫
Jane si domandò perché la stesse torturando a quel modo, ma ben presto la sua attenzione dovette spostarsi su quella canzone che poco collimava con il suo stato d'animo. Ne ascoltò le parole capendo ciò che voleva dirle.
You're leaving me
Mi lasci
with words unspoken
con parole non dette
You better get back
È meglio se torni indietro
'cause I'm ready for
Perché io sono pronto per
More than this
Molto di più di questo
Whatever it is
Qualunque cosa sia
Baby, I hate days like this
Piccola, odio giorni come questo
Caught in a trap
Intrappolato
I can't look back
Non posso guardarmi indietro
Baby, I hate days like this
Piccola, odio giorni come questo
When it rain and rain,
Quando piove e piove
It rain and rains...
Piove e continua a piovere...Jag si stese sul letto e l'abbracciò da dietro, l'avvolse conformandosi alla sua postura curva, diventando il suo guscio per quella notte. Con un braccio la strinse a sé, mentre l'altro le passava sotto al collo. La manica si scostò nell'atto, scoprendo la lunga cicatrice che gli solcava la pelle: bianca, spettrale, segno di una follia scaturita da un'infanzia devastata dagli esperimenti. La mano del ragazzo giaceva aperta di fronte a lei, era piccola e delicata. Jane la strinse nella sua, ringraziandolo per quel poco di calore non richiesto che le stava comunque dando.
Quella sera non smetteva di piovere.
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Le Ceneri della Fenice 3 - Broken Strings - Completo
General Fiction| Slice of life | Drama | Ilustrato | New adult | Terzo libro della serie "Le Ceneri della Fenice". Broken Strings. Fili recisi dalla distanza. Resti di lacci che una volta legavano stretti. Corde rotte di uno strumento che ha smesso di suonare da...