Alibi - parte II

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Nell'abitacolo sprofondò in un reticolo di illazioni più grande di lui. Aveva bisogno di staccare e fece la cosa che reputò la meno sensata da fare in quel momento: telefonò a Maddie, l'unica che, fino ad allora, lo aveva trattato come un essere umano qualsiasi.

"Pronto?"

"Sono Nathan."

Un'esclamazione squillante arrivò dall'altro capo del telefono. La ragazza sembrò fin troppo euforica per quella chiamata; lo inondò di domande a cui non fece in tempo neanche a rispondere, per poi invitarlo a un party - non ben troppo definito -  quella sera stessa. Si ritrovò subito a scontrarsi con la sua realtà: lui non poteva essere trattato come un essere umano qualsiasi.

"A dire il vero pensavo più a una cena a due. Se ti va posso prenotare in un ristorante. Offro io" propose.

A quelle parole, la parlantina di lei aumentò di velocità. Accettò con entusiasmo, mentre Jag cominciava a vacillare di fronte a tutta quella carica vitale. Si fece dare l'indirizzo dove passare a prenderla e le comunicò l'ora in cui si sarebbe fatto trovare lì.

Quando arrivò sotto casa di Fade, aveva già ascoltato Numb degli U2 almeno una decina di volte. Di solito quella canzone aveva il potere intorpidirgli la mente ma in quel frangente non stava attuando l'effetto desiderato. Si infilò nel portone del palazzo e si avviò barcollando per le scale, fermandosi più volte a prendere fiato. Stava andando nel panico, ma era diverso dal solito: era come se le sue ansie fossero inabissate e non volessero sfociare in superficie. Percepiva i succhi gastrici rimescolarsi nello stomaco in una stretta dal retrogusto acido.

Arrivato all'appartamento della ragazza, bussò innumerevoli volte fino a che lei non aprì, stranita dall'insolita improvvisata.

"Ho fatto un casino" le spiegò prima ancora che lei potesse aprir bocca "Ho chiamato quella ragazza e l'ho invitata fuori. Io... dove cazzo vado, conciato così?" si domandò.

Jane capì a cosa si riferiva. Una marea di domande le inondarono il cervello e non riusciva a dare la priorità a quella più importante. Aveva chiamato quella ragazza di sua iniziativa? Sarebbe stato con lei quella sera? Perché allora le aveva scritto di prepararsi per uscire?

Jag si sedette sul divano, sfilò le cuffie tirandole per il cavo e piantò uno sguardo atterrito su di lei che rimase immobile a guardarlo contorcersi nelle sue stesse preoccupazioni. Il ragazzo buttò il capo all'indietro e chiuse gli occhi, un sospiro di rassegnazione sibilò fra i suoi denti serrati.

Jane sapeva che ogni rassicurazione sarebbe stata inutile, le possibilità che quella ragazza fosse andata al di là delle apparenze erano poche, l'intera faccenda stava diventando del tutto forzata, ma si sentì di suggerirgli l'unica cosa sensata che le venne in mente.

"Penso che dovresti andare e vedere se vi piacete, magari è una persona con cui starai a tuo agio. Di sicuro, pensare fin da subito che andrà male, non ti aiuterà. Se poi le cose si complicano, puoi sempre chiedere al tuo autista di creare un diversivo, che ne so, fingere un attacco terroristico per farti dileguare" sdrammatizzò.

Jag alzò pesantemente la testa dallo schienale e la fissò con sguardo vacuo, forse qualcosa di quello che aveva detto poteva avere un senso.

"Attacco terroristico..." ripeté con tono sommesso.

"No! Era solo per dire!" si impanicò, ma poi tirò un sospiro di sollievo: sembrava che il ragazzo avesse recepito almeno in parte le sue parole.

"Ok, dove vi incontrerete?" gli chiese.

"La passo a prendere e poi andremo in un ristorante, non so ancora quale, spero uno il più deserto possibile" rispose controvoglia.

Jane constatò che con un'introduzione del genere, quella ragazza gli sarebbe saltata addosso appena entrata in macchina. Decise di approfondire meglio i possibili risvolti.

Le Ceneri della Fenice 3 - Broken Strings - CompletoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora