Jane uscì dall'albergo senza sapere dove andare. Aveva circa tre ore in cui passare il tempo; pensò che mangiare qualcosa fosse la cosa più sensata da attuare, su due piedi.
Terminata la colazione al primo bar incrociato sulla via, vagabondò per le strade senza meta. Un'idea coerente poteva essere cercare un parrucchiere per liberarsi di quel fastidioso senso di inadeguatezza che le cresceva in testa. Dopo circa mezz'ora, chiedendo indicazioni, riuscì a imbucarsi in un salone fin troppo elegante: pensò che i soldi extra forniti da Jag sarebbero stati sacrificati per una giusta causa.
Seduta su una poltrona all'ingresso, non riuscì a contenere il reflusso degli eventi accaduti la sera precedente che la sua mente, meschina, gli vomitò addosso non appena accortasi di essere stata raggirata per tutto il tempo.
Come poteva accettare il fatto che con Edward fosse finita? Era lui la persona con cui pensava avrebbe passato il resto della vita. Era stata ingenua, illusa, troppo sicura di un risvolto degli eventi che poi non si era avverato. E ora c'era Jag. Non l'aveva lasciata un momento; fin dal principio il suo scopo era quello di arrivare a lei, ma le cose si erano evolute, si era spinto troppo vicino, le aveva sfiorato il cuore ma questo si era ritratto.
Impresse sul cellulare le poche parole che esprimevano il suo tormento.
[Che cosa voglio io?
Cosa mi manca che,
come acqua alle labbra screpolate,
mi fa arrancare in questo deserto che è la mia esistenza?]---
Fare un viaggio di tre ore senza scambiarsi la minima parola non è cosa facile, eppure era accaduto fra Jane e Jag durante il ritorno. Il ragazzo mise gli auricolari per immergersi nella musica, un po' per disperazione, un po' per necessità.
Era riuscito a consegnare il file, quindi per un lasso di tempo relativamente breve, aveva tamponato l'agitazione di tutto lo staff e sopratutto di sua madre, la quale glielo avrebbe comunque fatto pesare con la solita solfa che doveva assumersi le proprie responsabilità; come se lei si fosse mai fatta carico di tutto ciò che gli aveva fatto. Appoggiò una mano sulla fronte tentando di non pensare oltre a quella storia, che poi era tutta la sua vita.
Jane dormì per tutto il tempo, o almeno ci provò, vigeva in uno stato di altalenante dormiveglia, con la testa premuta contro il finestrino dell'aereo, si forzò di non muoversi da quella posizione.
Quando l'auto che li aveva prelevati dall'aeroporto posteggiò sotto casa della ragazza, lui la salutò. "Ci vediamo domani."
Jane non vedeva l'ora di porre fine a quella giornata e annuì poco convinta. Si lasciò tutto alle spalle per rifugiarsi nel suo appartamento, mentre Jag ripartì per dirigersi in un locale dove Nef lo stava aspettando.
Complice l'ora non eccessivamente tarda, il posto non era ancora affollato di clientela. Il ragazzo raggiunse l'uomo che si era fatto riservare un tavolo in una sala privata, entrò e si buttò scomposto su uno dei divanetti con le mani affondate nel giacchetto e gli auricolari alle orecchie. Li sfilò mantenendo uno sguardo perso di fronte a sé.
"Ben arrivato, prendi qualcosa?"
"Gin Tonic."
Nef rimase spiazzato da quella risposta: ci andava giù pesante come prima bevuta.
Ordinò da bere e qualcosa da mangiare per accompagnare la serata, poi andò dritto al punto che gli interessava.
"Dunque, avrei bisogno di definire i termini del contratto. Ancora è in fase di stesura ma dovrebbe essere pronto a breve, nel frattempo se domani ci vogliamo vedere in studio per..."
"Domani parto" lo ammutolì "Continueremo a sentirci a distanza, ma non posso rimanere oltre" gli spiegò tamburellando con la gamba, come solito fare quando era nervoso.
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Le Ceneri della Fenice 3 - Broken Strings - Completo
General Fiction| Slice of life | Drama | Ilustrato | New adult | Terzo libro della serie "Le Ceneri della Fenice". Broken Strings. Fili recisi dalla distanza. Resti di lacci che una volta legavano stretti. Corde rotte di uno strumento che ha smesso di suonare da...