XXVII - GEDÄCHTNISLÜCKE

18.5K 1K 179
                                    

Gedächtnislücke significa "Vuoto di memoria" In tedesco.

HANYA

Mi sentivo confusa.

La testa era vuota, come se all'interno non ci fosse nient'altro che aria.
Gli occhi erano chiusi, e sembrava che aprirli fosse un'impresa alla pari con lo scalare una montagna.
Li mantenni chiusi, mentre le orecchie iniziavano a funzionare quasi del tutto.

Solo un nome continuava a rimbombarmi nella mente: Simon.
Avrei voluto che fosse con me, che mi aiutasse ad aprire gli occhi, ma la bocca si rifiutava di chiamarlo.

Mi concentrai sull'udito, mettendo bene a fuoco i vari suoni intorno a me.
Sentivo un suono selvaggio, animalesco;
sentivo ruggiti, urla;
sentivo lamenti;
sentivo la morte.

Quel suono era inconfondibile, l'avrei riconosciuto tra mille.
Quando la morte arrivava, il silenzio regnava sovrano.
Non c'erano più urla, ruggiti o lamenti;
c'era solo il silenzio.

Dovevo aprire gli occhi, e dovevo farlo subito.
Quando riuscii a farlo, notai che intorno a me era buio, la notte mi circondava.
Ero sdraiata sulla terra umida, e ciò che provavo era terrificante.
Riuscivo a muovere la testa, gli occhi, ma non il resto del corpo.

Osservai alla mia sinistra, ma vidi soltanto una lunghissima distesa di alberi.
Ero nel bosco.
Non sentivo l'umido dell'erba zuppa a causa della notte, ma sapevo di essere sdraiata su di essa. Non avevo freddo, non avevo caldo.
In realtà il mio corpo non riusciva ad avvertire alcuna sensazione.

Simon, dove sei? Pensai, senza però riuscire a capire chi fosse Simon.

Pensai che probabilmente era una persona importante, per me, se la mia mente continuava a ricordarmelo, a urlarmi di chiamarlo e di chiedergli aiuto.
A urlarmi di baciarlo, abbracciarlo e poi di baciarlo ancora.
A urlarmi di osservare il suo corpo, prima di intrecciarlo passionalmente al mio.
A urlarmi di fidarmi solo di Simon.

Mi voltai lentamente e guardai il cielo sopra la mia testa, sentendomi ancora vuota, fuori controllo.
Questa probabilmente era la parola perfetta per descrivere il momento: il mio corpo e la mia mente erano fuori dal mio stesso controllo.
La luna brillava incurante dei miei problemi, e le stelle le facevano compagnia.
Istintivamente sorrisi.
Mi sembrò un gesto normalissimo, un qualcosa che facevo da sempre, ma non ne ero certa.
Tutto ciò che vedevo o facevo sembrava strano ai miei occhi, nuovo.

Simon, puoi aiutarmi?

Non ricordavo cosa avevo fatto nella mia intera vita, non ricordavo nemmeno come ero finita in quel posto deserto e leggermente macabro.
Ricordavo solo Simon, oltre alla bellissima collana che mi aveva regalato.
O almeno così pensavo.

La collana...

Abbassai istintivamente lo sguardo in preda al panico, cercando il simbolo del nostro amore.

Amore...

Forse avevo battuto la testa, forse Simon era il mio compagno, mio marito o il padre dei miei figli.
Forse avevo perso la memoria e lui era là, da qualche parte, a cercarmi senza sosta e senza darsi pace.

La collana era lì, brillava di un bianco intenso che mi rilassava come nient'altro al mondo.
Forse mi sfuggiva qualcosa, ma non sapevo cosa.
A volte un ricordo sembrava essere lì, dietro l'angolo, ma non appena lo afferravo puff... Volava via.

Mi voltai alla mia destra, convinta di trovare anche lì solo alberi, innumerevoli e fitti alberi.
Invece no.
Davanti ai miei occhi c'era una sagoma, che di profilo era china su una donna.
Sotto la luce della luna sembrava un mostro, nonostante il naso dritto e perfetto e le labbra carnose e schiuse.
Quattro affilati canini risplendevano di un bianco simile alla mia collana, ma dal labbro inferiore qualcosa gocciolava fuori.
La donna pareva esanime, lo sguardo rivolto dalla parte opposta alla mia.

Werewolf Hanya- L'Alfa dei lupi solitari.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora