XIV - EISENHUT

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Eisenhut significa "Aconito" in tedesco.

ALEXANDER.

L'acqua della doccia continuava ad uscire ininterrottamente da circa un quarto d'ora, ed io iniziavo a perdere la pazienza.
Me ne stavo coricato sopra il letto di Hanya, le mani dietro la nuca e le gambe incrociate, mentre fissavo il bianco e anonimo soffitto.

Avevo cercato quel maledetto libro in ogni dove, ma quella ragazzina insopportabile l'aveva di certo nascosto come se fosse il diamante più prezioso al mondo.
Il problema era che le promesse per me sono sempre state ricche di valore, e credo fermamente che quando si giura o si promette qualcosa bisogna assolutamente mantenere la parola data.
Ricordavo bene di averle detto che se voleva continuare la ronda con me avrebbe dovuto dividere il libro, e lei aveva annuito senza alcun indugio.
Nonostante ciò, continuava ad evitarmi, e di quel libro non c'era più traccia già da qualche giorno.

Finalmente l'acqua cessò di scendere, e il rumore delle ante della doccia mi fece tirare un sospiro di sollievo: finalmente si era degnata ad uscire.
Non mi aspettavo però che entrasse nella sua stanza con solo un asciugamano avvolto attorno al corpo.
La sua voce uscì soffusa mentre la mia testa, i miei occhi, e il resto dei miei sensi erano concentrati sulle sue gambe nude e ancora leggermente bagnate.

E' dannatamente perfetta.
Pensarono i miei ormoni.

Non appena però il mio viso si scontrò con il suo, le mie orecchie sembrarono liberarsi da un enorme tappo che impediva di sentire.
Le sopracciglia corrugate, gli occhi stretti fino ad essere quasi chiusi e l'indice che continuava a fare avanti e indietro nella mia direzione, mi fecero capire che di certo ce l'aveva con me.

<<... Saltato in mente?>> Riuscii a capire solo la fine della frase, ma non feci in tempo a preoccuparmene, perché ricominciò immediatamente. <<Chi pensi di essere per entrare nella mia stanza senza nemmeno bussare? Di sdraiarti nel mio letto con... Con...>> I suoi occhi si posarono sui miei piedi.
Subito dopo un grugnito uscì dalle sue labbra, e il suo viso si fece più arrabbiato. <<Togli subito quelle sudicie scarpe dalle mie lenzuola pulite!>> Sbraitò, avvicinandosi con fare minaccioso. <<Esci fuori dalla mia stanza! Sono mezza nuda! Che cosa diavolo ci fai ancora qua dentro?>> Mi misi a ridere, mentre lei iniziava a schiaffeggiarmi un braccio per invogliarmi ad alzarmi. <<Alza immediatamente il culo e portalo fuori dalla mia stanza! Mi hai sentito? E smettila di ridere altrimenti io... Io...>> Le presi il polso prima che potesse darmi l'ennesimo colpo, e assottigliai gli occhi.

<<Io cosa?>> Chiesi sfidandola.

<<So combattere abbastanza bene. Non esagerare, stupido gatto.>>

<<Non sono un gatto, stupida umana. Inoltre non penso che saresti molto brava a combattere con quel fazzoletto addosso. Sai, vedo tutto da qui.>> Sollevai le sopracciglia e assunsi un'aria maliziosa, e subito lei tentò di coprirsi tutto il corpo con le piccole mani che si ritrovava. Avevo mentito, l'asciugamano era abbastanza lungo da coprirle le parti più intime, ma lei mi credette, acchiappò la roba velocemente e si dileguò nuovamente in bagno.

Mi alzai e appoggiai la schiena al muro accanto alla porta. <<Dov'è il libro?>>

<<Quale libro?>> La voce rimbombava leggermente dall'interno del bagno.

<<Sai bene di quale libro parlo.>>

<<In realtà no... Però ho visto che al piano di sotto c'è una meravigliosa libreria.>>

Mantenere la calma con lei era una missione impossibile, e ogni secondo che ci passavo insieme la voglia di squarciarle la gola cresceva sempre di più.
Tranne ovviamente quando si trovava mezza nuda davanti a me.
Su quello, la mia parte animale era pienamente d'accordo con quella umana.
Per tutto il resto, invece, volevo solo togliermela dai piedi.

Werewolf Hanya- L'Alfa dei lupi solitari.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora