XVII - UNGEDULDIG AUF ANTWORTEN

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Ungeduldig auf antworten significa "impaziente di risposte" in tedesco.

HANYA

Per l'ennesima volta mi guardai intorno, come se da un momento all'altro potesse arrivare qualcuno a salvarmi da quella tortura. 

Aspettavamo Edna impazientemente, mentre continuavo a pestare ripetutamente un piede in terra, come a tenere il conto degli infiniti secondi che passavano.
"Torno tra due secondi" Aveva detto, ma erano comunque già passati sette minuti e diciotto secondi.
Si, esattamente, avevo contato ogni singolo secondo.
Alexander mi guardava spazientito dal mio comportamento infantile, ma purtroppo la mia fame di risposte era troppa, e ciò che volevo sapere poteva essere proprio lì, a qualche metro da me, solo che ancora non poteva saziarmi, non senza Edna.
Inoltre non riuscivo a capire perché Alexander avesse insistito così tanto per seguirci, in fondo quelle erano le mie risposte, non le sue.

<<Ne hai per molto?>> Chiese infine, sollevando entrambe le sopracciglia e voltando verso l'alto i palmi delle mani. <<Mi stai rendendo nervoso.>>

<<Ma che vuoi?>> Sputai. <<Fatti gli affaracci tuoi.>>

Non c'era niente a separarci, se non un elegante tavolino basso in cristallo, che sembrava molto più di valore di tutto il mio intero armadio, forse anche più di me.
Sopra esso, due piccoli posacenere erano adibiti a porta caramelle, di ogni gusto o dimensione.
Mi sporsi e ne presi una all'arancia, il mio gusto preferito.
La scartai sotto lo sguardo vigile del coso dagli occhi gialli e ne assaporai il dolce ma al contempo aspro sapore.

L'ambiente circostante mi metteva a disagio, e forse quello rappresentava il quaranta percento almeno della mia ansia.
La mia famiglia è sempre stata molto agiata, ma di tutta quella ricchezza io non ho mai visto nemmeno l'ombra.
I soldi venivano gestiti da mio padre sin da quando ne ho memoria, e per me non venivano usciti volentieri, non che la cosa mi sorprendesse.
La mia casa sembrava un tugurio in confronto a quello splendore.
I divani di pelle bianca mi avevano vista titubare leggermente prima di sentire il peso delle mie chiappe, e anche in quel momento ero seduta nella posizione più scomoda possibile, senza nemmeno far aderire tutto il corpo per paura di danneggiare qualcosa.
Nella mia testa questo ragionamento era contorto e stupido, ma in ogni caso non riuscivo a mettermi più comoda di così.
Enormi vetrate si estendevano intorno a noi, e lasciavano entrare una spettacolare luce mattutina che illuminava divinamente l'intero salotto.
Alla mia destra si trovava invece la più enorme e strepitosa libreria che avessi mai visto in vita mia (Non che ne avessi viste diverse per poter fare paragoni), in cui ero riuscita a scorgere alcuni tra i miei più grandi libri preferiti.
Il resto del mobilio era formato da oggetti fragilissimi, e in quel posto mi sentivo come un enorme elefantessa che fa di tutto per mostrarsi delicata e aggraziata, due aggettivi che non mi si addicevano allora e non mi si addicono nemmeno adesso.

<<Dio, quanto sei fastidiosa!>> Mi arrivò un debole calcio da sotto il tavolino, e al contatto i portacenere colmi di caramelle iniziarono a tremare, provocando un fastidioso tintinnio.

<<Sta' attento!>> Borbottai, bloccandoli con le mani.

<<Ragazzi, scusate l'attesa.>> Taylor ci raggiunse con passi stanchi ma veloci, sedendosi di fronte a me, accanto ad Alexander.
Al suo seguito c'era Edna, che prese invece posto accanto a me.

<<Cara, lui è Taylor, il miglior ricercatore in città. Ha agganci con molte persone importanti, e noi ci rivolgiamo a lui per tutto. Ci ha sempre aiutati, senza mai chiedere niente in cambio. E' una persona di cuore e colma di bontà, lo vedrai con i tuoi stessi occhi.>>

Mi soffermai qualche secondo in più ad osservare i lineamenti di Edna in quel momento.
Il suo sorriso era molto più che sincero, e i suoi occhi luccicavano di una luce nuova, mai vista su di lei fino a quel momento.

Werewolf Hanya- L'Alfa dei lupi solitari.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora