If You Come Back

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Avevo sbagliato traversa, causa delle parole della signora che avevo servito quella mattina che non smettevano di rimbombarmi nella testa. Ero finita nella traversa di casa di Federico. 

Rallentai in quella via, finché non vidi il suo Bmw nero parcheggiato. Parcheggiai la mia macchina dietro la sua, e scesi. Mi diressi al portone e suonai al suo citofono. 

Pensa al cuore Chanel. 

Questa era la frase che mi tormentava da quando ero uscita dal negozio. Me la sarò ripetuta più di cento volte durante tutto il tragitto. 

"Chi è?" rispose lui. 

"Sono io, possiamo parlare?" chiesi speranzosa, sperando che mi aprisse il portone. 

"Hai una risposta alla mia domanda?" domandò lui. 

Sentivo il suo tono scocciato. 

Scocciato per non avere avuto una risposta da parte mia, e in effetti ancora non avevo trovato una risposta alla sua domanda. "No, ma ho bisogno di parlarti" dissi io sincera. 

"Mi dispiace Chanel, ma non ti posso aprire." disse lui duro. "Federico, ho bisogno di parlarti, è urgente" dissi ormai  abbattuta.

Non avevo una risposta alla sua domanda, e lui voleva solo chiarezza, non lo potevo biasimare. 

Si o no, non era tanto difficile, ma per me era la risposta più difficile che mi si fosse presentata in tutta la vita. 

"Non puoi costringermi a risponderti, perché io a differenza tua non ho una risposta" dissi urlando. 

"Non voglio essere preso in giro, e se tu non hai una risposta alla mia domanda, torna quando ne avrai una" disse lui duro. "E ora vattene." 

Non ci potevo credere.

Non mi voleva lì, e non potevo non biasimarlo. 

Non avevo una risposta alla sua domanda. 

Era così semplice per lui, come se avesse risposte a portata di mano. 

"Io me ne vado, ma se tu dovessi ritornare non so se mi ritroverai ancora" dissi ormai sospirando. 

Mi incamminai alla macchina. Stavo aprendo la portiera della macchina, ed'istinto alzai il volto in direzione del portone, ma la vista mi fu impedita da una figura che si ergeva davanti ai miei occhi.

"Scusami, non dovevo forzarti a darmi una risposta" disse il biondo dispiaciuto.

"No, hai ragione. Io non ho una risposta alla tua domanda, quindi è meglio se ritorno quando l'avrò" dissi sospirando. 

"Magari puoi salire e dirmi quello che dovevi dirmi" disse lui sorridendomi. 

Acconsentì. Richiusi la macchina e entrambi ci avviammo verso il suo appartamento. 

Appena arrivammo, ci sedemmo sul divano. "Di cosa dovevi parlarmi?" domandò lui guardandomi. 

Non puoi guardarmi così Federico. 

"Oggi, quando te ne sei andato, ho chiacchierato con una cliente, che mi ha fatto capire che per questi sei anni, io ho dato ascolto alla mia testa, alla mia razionalità; ma in queste cose bisogna ragionare, con un muscolo, con il cuore e ho deciso di venire qui per dirtelo" iniziai io. "So che non è una risposta alla tua domanda, ma io ad essa, per ora, non ho risposta perché la paura che tu mi faccia del male mi tormenta continuamente." conclusi. 

Federico rimase lì immobile a fissarmi, a sentire ciò che dovevo dirgli e non si era accorto che aspettavo una sua risposta.

"Ti ho fatto una promessa quando mi riaccompagnasti a casa dopo la cena a casa di Paulo, che non ti avrei fatto mai del male, e intendo rispettare questa mia promessa" disse lui sorridendomi. Si alzò e si mise vicino a me. 

Mi prese la mano e sentì i brividi percorrermi la schiena. "La tua paura, penso sia normale, visto che sono sei anni che non hai una relazione; ma penso che tu debba abbattere questa paura e fidarti di me, di noi insomma" continuò lui. 

Sembrava imbarazzato, era diventato rosso e aveva gli occhi grandi, e lì capì che potevo fidarmi di lui. 

Mi avvicinai a lui, e lo baciai. Per un primo momento fu colto di sorpresa ma poi ricambiò il mio bacio. Mi misi a cavalcioni su di lui, mentre Federico passava le sue mani sulla mia schiena, provocando brividi ad ogni suo tocco. 

Ci staccammo per riprendere fiato. "Penso che tu mi abbia dato una risposta" disse lui guardandomi. 

Annuì e lo ribaciai ancora. Ci staccammo. "Dovrei andare a casa" dissi timida. 

"Magari potresti rimanere a dormire da me" disse lui malizioso. "Fede, devo tornare e farmi una doccia e mangiare, magari vieni tu" dissi sorridendogli.

Non se lo fece ripetere due volte, mi alzò da lui e si diresse in camera sua. 

Mi alzai e lo seguì. Federico, prese il borsone da calcio e dopo aver infilato i vestiti per l'allenamento del giorno seguente, infilò i vestiti per uscire. Venne verso di me e mi baciò a fior di labbra, che poi io approfondì. Uscimmo dal suo appartamento e, dopo aver chiuso la porta ci avviammo al portone, lo aprì e ci dirigemmo alle nostre macchine. 

Mettemmo in moto e seguita da lui ci avviammo a casa mia. Appena arrivati a casa, Bey ci saltò addosso a entrambi. 

"Vado a farmi la doccia, magari prepari cena" dissi dopo aver coccolato Bey. 

"Pasta, va bene?" chiese lui. Annuì e mi diressi in bagno. Mi feci una doccia veloce e mi misi il pigiama. 

Appena uscì Federico stava assaggiando il sugo per la pasta. "E' buono?" dissi abbracciandolo da dietro. Annuisce. 

"Molto buono" Mangiammo e chiacchierammo. 

Dopo aver pulito tutto, andammo a letto e mi addormentai cullata dal suo battito.                                   

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