BENVENUTA IN ACCADEMIA
Mi porto una mano al cuore, annaspando. Apro gli occhi, cercando un appiglio per posare di nuovo i piedi a terra. Il parabrezza pulito cattura i raggi solari di fine estate. Stringo la mano attorno alla maniglia dello sportello e, premendo un tasto, abbasso il finestrino. Il vento, generato dall'auto che sfreccia in mezzo ad una fila di grattacieli e palazzi, mi scompiglia i capelli, togliendo gli ultimi residui di sonno.
<< Hai fatto un incubo? >>, mi chiede una voce accanto a me. Rivolgo lo sguardo alla figura seduta alla mia sinistra. Con le mani sul volante Monica, la donna a cui sono stata affidata, mi lancia occhiate preoccupate. Alcuni capelli ramati, sfuggiti dalla crocchia sulla testa, le incorniciano il volto ovale come un aureola infuocata.
<< Diciamo di sì >>, sussurro poggiando il gomito sul bordo del finestrino. Chiudo gli occhi, lasciandomi trasportare da quel venticello estivo, ma subito, i ricordi riaffiorano. Ogni volta sembrano dei vetri rotti e io la rincoglionita di turno che ci cammina sopra a piedi nudi. Ogni volta lacerano qualcosa dentro di me. Neanche il vento riesce a farmi scivolare tutto di dosso.
Riapro di nuovo gli occhi. Porto le mani sulle gambe e stringo le ginocchia. Sospiro, sentendomi sull' orlo di una crisi di panico."Riuscirò mai a lasciarmi tutto alle spalle?", penso, mentre la mano della donna seduta al mio fianco si posa sulla mia mano. Rivolgo lo sguardo sui suoi occhi castani. Monica increspa le labbra in un sorriso incoraggiante, o almeno quello sarebbe l'intento.
<< Forza Clarissa! Schiena dritta e un bel sorriso sulle labbra. >>, dice guardando dritto davanti a lei. << Cosa c'é di meglio per iniziare bene la giornata, se non un bel sorriso! >>,esclama portando, per un breve istante, lo sguardo su di me.
"Puoi dire di meglio, Monica", penso, ma mi limito comunque a sorridere e a raddrizzare la schiena. Quando il silenzio cala nell'abitacolo rivolgo lo sguardo al finestrino, prestando attenzione agli edifici che mi scorrono davanti agli occhi in tante macchie di colore. Tutto mi appare come un quadro impressionista. Increspo le labbra, facendo un sorriso più convincente.
"Forse tutto questo non sarà così male."
Proprio mentre lo penso la cerniera della mia borsa, buttata sul cruscotto, si apre. Dal varco, che si crea, esce un esserino grande quanto il palmo della mia mano e inglobato in un aura giallastra. L'omino sbadiglia, stiracchiandosi. Lancio uno sguardo a Monica che continua a guidare. Lei non può vedere ciò che vedo io. "Chissà cosa farebbe se anche lei vedesse quello che vedo io o se sapesse cosa faccio di notte? Darebbe di matto, ecco cosa farebbe" .L'esserino mi guarda con i suoi occhi da insetto e mi sorride.
<< Buongiorno >>,dice facendo uno sbadiglio. Lo saluto con un cenno della testa. Se inizio a parlare da sola, Monica mi porterebbe direttamente in un manicomio, visto i miei precedenti. L'esserino in questione altro non é che l'essere più fastidioso e rompiscatole che possa esistere, ovvero un pixie.
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THE FALCONER
Fantasy{ ρrιmα sτοrια } Sguardo freddo. Sogni infranti. Lei é l'assassina. La vita di Clarissa é stata, ed é, piena di cambiamenti: genitori e fratello misteriosamente scomparsi, nuove case, nuove città, nuovi crimini e nuove prede. Esatto, nuove prede...