SEDICI

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UN RAGAZZO NELLE TENEBRE

Nemmeno le mie mani riescono ad attutire lo scoppio

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Nemmeno le mie mani riescono ad attutire lo scoppio. Lo scroscio dell'acqua finisce in un modo così netto. Apro gli occhi, osservando degli spiragli di polvere salire verso l'alto. Il cielo, inframmezzato dai rami spogli, si tinge di un arancione tenue e poi, quasi immediatamente, di un blu cobalto così brillante. Poi l'oscurità ritorna, piombandomi addosso troppo in fretta, la pioggia ritorna a scivolarmi sulla pelle fredda e il puzzo di decomposizione ritorna ad impregnarmi le narici. Resto ancora lì, accovacciata dietro quel che resta del primo redcap morto. Le mani ancora premute sulle orecchie e gli occhi fissi al cielo, ormai più scuro di prima.
" Wow... Quello deve essere il colore che viene emesso da una fata quando, il suo organismo, viene a contatto con due materiali potenti come quelli. Interessante ", penso quando faccio leva sulle braccia per alzarmi.
Sento tutti i muscoli indolenziti, come se avessi passato la serata seduta in una posizione strana. Mi stiracchio le braccia e scrocchio il collo.
<< Che schifo >>, sussurro togliendomi un pezzo di fata dalla spalla. Non voglio sapere nemmeno quale parte era. Guardo la distesa di erba e i pezzi di fata che la decorano. Ripugnante.
"Devo ricordarmi di dosare bene i materiali, la prossima volta", penso incrociando le braccia al petto. Con un lievissimo pop nelle orecchie, ritrovo l'udito, anche se un po' ovattato. Muovo un po' la mascella per sturarare del tutto le orecchie, e poso i due kunai negli anfibi. Troppo concentrata sul disastro compiuto, che faccio appena caso al lieve sapore di ferro che si deposita, di nuovo, nella mia bocca. Sospiro e chiudo gli occhi. Strofino la faccia bagnata sulla canotta, anche se la pioggia continua a bagnarmi e congelarmi anche le ossa. Mi volto e dietro di me c'è una fata. Un'altra fata. Più grossa e puzzolente di quelle precedenti. Direi anche più incazzata. Piccoli riccioli di fumo fuoriescono dalle sue narici quando espira, gli occhi sono completamente neri e intrisi di odio puro. Pesta un piede per terra e un ringhio le sfugge dalle labbra. Io indietreggio, incespicando nei miei stessi passi.
"Tre fate. Tre fate che non sarebbero dovute esistere. Tre fate in una notte. Tre fate a cui non sono stata addestrata ad uccidere" , penso mentre butto fuori l'aria. "Giuro che se esco indenne da questa brutta serata, uccido quel pixie".
Stringo le mani a pugno e alzo il mento. Osservo quella colossale creatura inclinando la testa all'indietro. Sarei tentata di usare di nuovo le bombe, ma causerei troppi danni e attirerei l'attenzione verso il bosco. Chissà cosa hanno sentito nell'Istituto?
Quindi, mi rimane l'opzione dei kunai. Potrei ferirla, ma si riprenderebbe comunque. Ricomincerebbe ad attaccarmi, forse più incavolata di prima. Stringo le mani a pugno. Potrei prenderla a pugni finché mi scorticherò le mani, la morderò e l'artiglierò, se dovrò farlo. Ma, non mi farò uccidere così. Se no, dopo, chi uccide Derrick.
La fata si abbassa, fino ad avere il suo viso ad una palmo dal mio. Apre la bocca e mi urla contro. Chiudo gli occhi, parandomi la faccia dai filamenti di saliva che si articolano verso di me.
Un vero schifo!

Ha un alito pestilenziale, come se avesse appena bevuto l'intero sistema fognario di tutti i quartieri di New York.
Appena finisce torna dritta, erigendosi in tutta la sua altezza. Abbasso le mani e alzo lo sguardo sul suo volto macchiato di sangue. La fata emette un ringhio sommesso, mostrando una lunga fila di denti affilati come rasoi e, anch'essi, sporchi di sangue. Lei restituisce il mio sguardo sdegnato. Gli piace. Gode nel vedere la gente soffrire, come le altre fate che ho affrontato. Alza il martello, anch'esso ricoperto di intagli antichi, mentre io mi preparo a schivarlo.
Ma...niente di questo succede.

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