QUATTORDICI

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FANGO E SANGUE

Mi chino, piegando le ginocchia, e sfilo dagli anfibi i kunai

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Mi chino, piegando le ginocchia, e sfilo dagli anfibi i kunai. Il martello rotea sopra la mia testa, così veloce che il metallo sibila. Alzo gli occhi sul mio aggressore. La fata sogghigna, un verso sommesso e riecheggiante. Per la prima volta da quando uccido le fate, il terrore mi gela il sangue nelle vene. É una creatura massiccia, snella e sinuosa, con grosse braccia muscolose e mani tanto grandi che potrebbero schiacciarmi in un colpo solo. Pelle coriacea si estende sui lineamenti spigolosi del viso. A coprire le guance, gli occhi e la parte alta del naso c'è una maschera sporca di sangue e fatta di ossa umane. Attraverso le cavità oculari, il suo sguardo é oscuro, feroce. Arretro, facendo attenzione a non fare movimenti bruschi. I coltelli stretti nelle mani.
"Un redcap", penso guardando gli alberi in cerca di un nascondiglio. Il cuore batte così veloce che lo sento martellare nel cervello.

"Derrick aveva detto che erano tutti estinti", continuo a pensare portando lo sguardo verso quella creatura enorme che torreggia su di me. Continuo ad indietreggiare, pensando ad un piano, mentre la fata avanza verso di me.
Quest'ultimo mi assale. Fa roteare il martello come se fosse una piuma, talmente in fretta che ho a malapena il tempo di reagire. Mi butto a terra, rotolando, e la pesante arma si abbatte sulla terra infangata. Mi porto un braccio davanti al viso, quando gocce di fango schizzano in aria.
"Pensa in fretta, pensa in fretta", mi ripeto mentre mi rialzo. Stringo la presa sui coltelli, mentre cerco di rallentare il battito cardiaco. L'indice e il medio iniziano a dolermi per quanto stringo la presa.

Non ho mai visto un redcap fino ad ora. Non ne ho mai affrontato uno. Derrick me ne aveva fatto disegnare uno, ma solo per studiarne i punti deboli. Prima sembrava facile da affrontare. Sono fate dotate di poca intelligenza e senza martello sono vulnerabili,ma adesso é tutta un'altra storia.
È più alto di quanto pensassi.

Il redcap avanza con una velocità innaturale. Cerco di arretrare ancora un po', per poter prendere altro tempo per pensare, ma la fata é troppo veloce e scanso il martello appena in tempo. Il suo potere aumenta, quasi soffocandomi. Ingoio a vuoto, cercando di distaccarmi dal potere che mi stringe l'esofago
"L'unica parte vulnerabile di un redcap é un punto alla parte bassa della schiena. Forse riuscirei a perforarlo con la lama dei coltelli, ma il problema é come arrivarci senza essere prima uccisa", penso mentre mi abbasso; scansando il martello per l'ennesima volta.
Stingo bene l'impugnatura fredda delle armi e punto lo sguardo sulla fata. Ruoto le lame, la pelle delle due dita sfrega contro il metallo ruvido procurandomi delle escoriazioni. L'essere restituisce il mio sguardo e sogghigna di nuovo. Lascio uscire tutta l'aria che contengono i polmoni, cerco di estraniarmi da tutto, e mi avvento sulla fata. I piedi che pestano la terra bagnata ritmicamente e alzano schizzi di fango. Un urlo, scaturito dall'adrenalina che mi scorre nelle vene, mi sfugge dalle labbra senza che io possa trattenerlo. Contemporaneamente, anche il redcap mi carica. Un attimo primo che ci scontriamo, faccio uno scarto verso destra , cercando di confonderlo, e afferro un braccio, che penzola contro il fianco, e lo uso per issarmi oltre la sua spalla. Atterro e mi aggrappo alla sua spalla per non cadere. Mi abbasso, tenendomi pronta ad affondare la lama alla base della spina dorsale. La fata si piega in due, minacciando di farmi perdere l'equilibrio, con un ululato di dolore. Salto giù dalla sua schiena, lasciando un kunai infilzato nella sua schiena. Gli strappo il martello di mano nell'attimo in cui cade in ginocchio. L'arma é pesante e difficile da maneggiare, ma non mi importa. Infilo l'unico kunai rimasto negli anfibi e tendo i muscoli delle braccia. Porto il martello oltre le spalle e lo sbatto sulla tempia della fata. Un fiotto di sangue caldo mi investe la faccia, ma nella mia mente riecheggia solo un pensiero: "Ancora!"
Sto per sollevare di nuovo il martello e colpire ancora, quando la fata cerca di alzarsi. Il redcap si alza barcollando e sputa sangue. Punta il suo sguardo nero su di me, la tempia é mezza sfondata. Della materia grigia fuoriesce dal foro insieme a gocce di sangue. Stringo la presa sull'impugnatura in pelle del martello. La fata fa un passo in avanti, con un braccio tenta di afferrarmi, ma poi cade di nuovo in ginocchio. Nei suoi occhi coriacei colgo un barlume di paura. La fata inclina la testa sul lato integro, forse aspettando il colpo finale. Un frammento si pietà attraversa i miei pensieri, ma qualcuno nella mia testa lo prende e lo scaglia nella scatola nera che contiene tutte le mie emozioni. "Ancora!"

Mi porto il martello oltre le spalle e assesto un'altra martellata, ma stavolta in pieno petto. Un altro fiotto di sangue sgorga dal suo corpo e bagna la terra circostante. Alcuni schizzi mi macchiano la canottiera grigia.
"É ora di farla finita", penso quando la fata si accascia a terra ancora viva.
Faccio alcuni passi dietro di lei e lascio andare, con un sonoro tonfo, la pesante arma. Osservo il buco alla tempia iniziare a guarire. Un altro paio di minuti e la fata sarà piena di energie e pronta a farmo fuori. Lascio che il vento muova i miei capelli, mentre sfilo il kunai dall'anfibio.
Passo la lama sopra il gambo del cardo che mi ha procurato Derrick. Getto via il cardo e mia avvicino di nuovo all'essere. La creatura é ancora a terra, ansante. Lancio uno sguardo alla maschera mezza distrutta. I suoi occhi vigili che seguono ogni mio movimento.
"Devo ucciderla prima che sia troppo tardi".
Mi inginocchio al suo fianco, affondando le ginocchia nel fango e le taglio la gola. L'effetto é immediato. L'odore del seilgflur si fa strada nelle mie narici, mentre il potere sprigionato dalla fata riempie il sacco vuoto che sono. Chiudo gli occhi, crogiolandomi in quelle sensazioni soddisfacienti. Non mi accorgo nemmeno della pioggia inizia a scivolarmi addosso, che mi appiccica la canottiera al torace, che mi incolla i capelli alla fronte. Lava via il fango dalla braccia e il sangue dalla faccia. Sospiro e apro gli occhi.
Il coltello mi sfugge dalla presa e un grossa mano mi solleva da terra per un braccio, come se fossi una bambola di pezza. Mi sbatte contro l' albero più vicino e mi ringhia contro.
"Un altro redcap", penso mentre i muscoli indolenziti urlano di dolore. Mi blocca i polsi sopra la testa, quando cerco di raggiungere la tasca posteriore dei jeans, e mi preme di più contro la corteccia ruvida dell'albero. Ancora pervasa dal potere della fata morta, non ho la forza di reagire ma, guardo apatica la maschera di ossa del mio nuovo aggressore. Ma, la cosa che attira di più la mia attenzione é una densa sostanza che scintilla sulla fronte della creatura. Quando l'essere avvicina il suo viso al mio, un po' di quella sostanza sporca la mia pelle, mescolandosi a quel pò di sangue che mi é rimasto appiccicato addosso. La guardo, studiandone il composto. Sembra sangue. Ha lo stesso odore del sangue.
"Ma questo é impossibile".


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