DICIASSETTE

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DOMANDE

<<Clary, giuro che te lo avrei detto>>, mi assicura Derrick

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<<Clary, giuro che te lo avrei detto>>, mi assicura Derrick. <<Davvero, stavo per farlo>>.
Seduta sul letto sfatto, incrocio le gambe sul materasso. Intorno a me, in una sorta di semicerchio, ho vari libri di testo. Sfilo una matita da un libro e la uso per legarmi i capelli in cima alla testa. Alcune ciocche, però, mi ricadono lo stesso sulla fronte. Sembro concentrata sullo studio, ma la mia mente sta vagando su altri argomenti. Dalla conversazione avuta ieri sera con Alec, alla comparsa di quelle fate. Al fatto che ieri non ho dormito per  niente, causa delle macchie scure sotto agli occhi. Ai lividi violacei che mi segnano il corpo, creando un bizzarro mosaico insieme alle cicatrici traslucide. All'interrogazione di storia di stamattina.

Infilo in bocca uno dei biscotti che Derrick ha, di nuovo, rubato dalla cucina. Oggi, per completare la giornata, sono stata convocata nell'ufficio dello psichiatra all'ora di pranzo. É stato messo all'occorrente, da persone di cui non ha fatto nome ma che sono sicura di sapere chi sono, che parlo da sola, vado male alle lezioni e creo problemi durante l'ora di chimica. Mi ha chiesto se avevo problemi con l'assunzione dei farmaci, se erano la causa dalla mia insonnia. Non potevo dirgli che, i suoi farmaci sono ancora sigillati e buttati sul fondo del mio borsone. Mi sono limitata solo ad annuire per tutta la seduta. Alla fine ero più confusa di prima ed era troppo tardi per andare a pranzo. L'unica cosa, che potevo fare, era rinchiudermi in stanza e studiare lontano da tutti e da tutto.

Mi lascio cadere sul materasso e spezzo metà del biscotto.
<< Clary? >> Derrick si posa sul mio addome e ripiega le ali dietro di sé.
<< Stavi per dirmelo >>, ripeto con la bocca piena. Alcune briciole rotolano via dalla mia bocca solo per posarsi nell'incavo del collo.<< Ieri sera stavo quasi per morire, per la mia inesperienza >>.
Fortuna che la Barbie è fuori con le altre Arpie, o se no, a quest'ora, scommetto che sarebbero gia corse via dicendo che stavo di nuovo parlando da sola. Come delle bambine viziate che si lamentano dalla maestra.
Pff, ridicole!
Derrick inizia a svolazzare davanti al mio viso per poi sedersi sul bordo del comò. Dietro di lui, l' aura risplende di un bagliore rossastro a causa della luce del pomeriggio. La sua faccia paffuta é attraversata da senso di colpa e preoccupazione. Mi alzo sui gomiti, emettendo un lieve verso di dolore.
<< Non sapevo che stavano venendo qui >>, mugugna aggrottando ancora di più la fronte.
<< Derrick, tu mi avevi detto che non esistevano affatto, non che non erano qui. Credevo che le fate non mentissero >>. Raddrizzo la schiena, facendo schioccare le vertebre. Mi sento ancora tutta indolenzita. Ruoto il collo, sciogliendo i muscoli, quando lui mi corregge con :<< Sìdhìchean >>.
Gli lancio un'occhiata di traverso. È proprio il momento per mettersi a fare i precisini?
<< Infatti, noi non mentiamo. Solo che... non ne ero al corrente della loro comparsa >>, ripete abbassando sempre di più la voce. Il pixie si volta verso il piattino, posato alla sue spalle, e afferra un biscotto grande quanto lui. La fata inizia a sgranocchiarlo facendo cadere delle briciole sul comò e sul letto. Mi rimetto a sedere, le ginocchia che gemono per il dolore. Abbasso lo sguardo sui libri e mi lascio sfuggire un altro verso di dolore. Questa volta un dolore mentale.
Ho la testa che scoppia.
Derrick mi passa un biscotto e io l'afferro con graditudine. Chiudo, con un sonoro tonfo, il libro di storia e apro quello di letteratura. Mi alzo, sgranchiendomi le gambe, e inizio a leggere un pezzo tratto dalle Lyrical Ballads.
<< Clary... >>, mi chiama di nuovo. Mi segue per la stanza per poi posarsi sulla mia spalla. << Mi dispiace >>, borbotta facendo cadere briciole di biscotto sulla mia felpa e sul libro. Soffio via i pezzetti di impasto.
Questo non é un pixie é una pattumiera vivente!
Lo guardo di traverso e lui increspa le labbra, sporche di cioccolato, in un sorriso. Scuoto la testa, ma sulle mie labbra si crea un piccolo sorriso.

La mia mente ricomincia a vagare sulla serata trascorsa. Chiudo il libro e mando giù i pezzi di biscotto rimasti. Appoggio la schiena al muro e porto il libro al petto, incrociando le braccia sulla copertina.
<< Clary? >>, mugugna il pixie buttando giù l'ultimo pezzo di biscotto.
<< Ieri sera, Alec, ha detto che emano energia, che...>>, inizio ma Derrick mi interrompe.
Si stacca dalla mia spalla e svolazza davanti al mio viso. Ha la faccia tutta sporca di macchie di cioccolato.
<< Aspetta, ora che centra quello lì? >>
<< Credo che, mi abbia salvato dal terzo redcap. Ero disarmata e lui ha ucciso la fata >>, spiego con lo sguardo perso verso il pavimento in legno chiaro.<< Le ha strappato il cuore dal petto >>, sussurro con la fronte aggrottata. Chiudo gli occhi. L'immagine, di lui bagnato che lancia disgustato quella palla insanguinata, mi si para davanti. Poso il libro sulla scrivania e prendo la parte alta del naso tra indice e pollice. Quel lieve pulsare a livello delle tempie mi sta facendo impazzire. Sento Derrick leccarsi le dita sporche.
<< Lui ha detto che sapeva che c'era una cacciatrice prima di vedermi, ma come? Io non emano energia. Non ho nessun potere >>, aggiungo incrociando le braccia al petto. << Non sono una Veggente. Non sono una fata. Non sono nessun essere sovrannaturale >>, continuo incrociando lo sguardo del dipinto sulla copertina del libro. << Come faccio ad emanare energia? Sono soltanto una ragazzina che uccide fate >>, chiedo alla donna del dipinto. Abbasso le spalle e mi mordo il labbro inferiore, attendendo che quella donna mi dia una risposta. Dalle labbra rosse e turgide della donna ritratta non esce neppure una frase.
<< Derrick, ne sai qualcosa? >>. Stringo la presa sulle braccia. Il pixie rimane con il pollice infilato in bocca e gli occbo spalancati, preso alla sprovvista da quella domanda.  Derrick toglie lentamente il pollice dalla bocca, con un leggero rumore di saliva, e rallenta il battito delle ali. Senza dire niente, si dirige verso il letto e afferra l'ultimo biscotto rimasto. Lo seguo, con passi pesanti e ponderati. Se mangia così tanto é soltanto per un motivo: nervosismo. Nervosismo scaturito, forse, dalla mia domanda. Il pixie prende il piattino di ceramica e lo solleva da un lato, con l'altra manina spezza il biscotto.
<< Vado a prenderti altri biscotti >>, dichiara a bassa voce e senza alzare lo sguardo su di me.
<< Derrick, dimmi la verità >>, lo chiamo prima che lui esca dalla stanza. Si posa sulla maniglia della porta chiusa, le gambe penzoloni e i piedini che sbattono contro l'oggetto che trasporta.
<< Derrick, se sai qualcosa dimmela. Per favore >>, lo supplico. << Non voglio essere presa alla sprovvista come ieri sera >>, aggiungo stringendo le braccia al petto. Le unghie che affondano nella carne morbida dei bicipiti. << Derrick, cosa vuol dire che emano energia? Perché Alec mi ha consigliato di portarti dietro quando combatto? Perché mi ha detto di stare attenta? >>, lo sommergo di domande cosicché abbia la risposta almeno ad una. La fata continua a guardarsi le punte degli stivali di cuoio. <<Sono cinque anni che uccido fate, di cosa devo fare attenzione? Non credo che intendesse alla morte o ai lividi, oppure alle cicatrici >>.
Non apre bocca. Rimane con lo sguardo basso, le braccine che stringono il piatto contro le ginocchia.
<< Derrick... >>, lo chiamo cercando di addolcire la voce. Un po' per la stanchezza, un po' perché non voglio litigare. Lui alza lo sguardo su di me e con una vocina bassa ripete: << Mi dispiace >>.
Abbassa la maniglia della porta ed esce dalla stanza. Il gusto del suo potere svanisce pian piano con lui.
<< Non volevo questa risposta >>, sussurro abbandonando le braccia lungo i fianchi. Lo sguardo puntato sul porte che, cigolando, si chiude.
Se non sarà Derrick a dirmi la verità, dovrò estorcerla a quell'arrogante che l'ha messa in mezzo.
Una bugia per mezza verità.

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