UN PRANZO PIENO DI NOTIZIE
Un leggero stato di sonnolenza, misto a noia, si era impossessato di me quando tutti i risolini erano terminati. La ragazza al mio fianco non aveva più fatto tentativi di conversazione e, d'altro canto, io non mi ero neppure sforzata di rivolgerle la parola. Mi ero limitata a stare, come un cane bastonato, con la testa sulle braccia ad osservare gli elementi chimici che si mescolavano tra loro. Le due delle tre Arpie non avevano più fatto ritorno in classe, forse erano state risucchiate dallo scarico dei water. L'aria, nella classe, non era più tesa. Però, su di me, sentivo gli sguardi di due persone. La mia compagna di stanza e Alec. Il ragazzo si voltava a tratti. Ho incrociato soltanto un paio di volte il suo sguardo, nei suoi occhi leggevo emozioni incomprensibili. La sorella di Barbie, invece, mi lanciava sguardi carichi di odio. Mi lasciai sfuggire un sospiro pesante, quando per la terza volta, ho incontrato lo sguardo della ragazza. Non saremmo state elette "miglior compagne di stanza", se continuava con quegli sguardi.
Oh, che peccato!
La campanella suona. Il fastidioso trillo che fa finire quello strazio, viene accolto con sospiri di sollievo. Tolgo gli occhiali protettivi e mi alzo dallo sgabello. La ragazza al mio fianco fa la medesima azione. Mi lancia un breve, ma intenso, sguardo accompagnato da un sorriso tirato. Un sorriso che cerco di ricambiare. Mi isso la borsa sulla spalla e, dopo averle fatto un cenno di saluto con la mano, mi dirigo fuori dalla classe. Dopo l'incidente e il disagio successivo, le due ore sono state un vero inferno. Sentivo gli occhi di tutti puntati sulla mia nuca. Non vedevo l'ora di precipitarmi fuori dalla stanza. Speravo che qui dentro avrei passato almeno un anno in santa pace. Volevo mantenere il profilo più basso possibile. Cosa più rara che unica, visto i casini combinati nelle precenti scuole pubbliche. Fate, omicidi, incidenti. Un vero caos. A volte mi sembra di vivere in uno di quei libri urban fantasy, o paranormali, dove la protagonista non capisce quello che le capita intorno. A volte viene vista come la scema di turno, perché casomai la risoluzione é lì ma lei non la vede. Mi sento così, a volte. Sradicata dalla realtà.
Poi, però, mi sveglio e bam!
La realtà di piomba addosso più pesante e violenta di prima.
Stringo la tracolla della borsa, facendomi largo tra la calca degli studenti. Mi sistemo le maniche della camicia sui dorsi delle mani e continuo ad avanzare. Una parte di me vorrebbe che Derrick fosse qui. Per quanto é fastidioso, vorrei che fosse qui con me. A prendere in giro tutti e tutto, sfruttando il fatto di non essere visto né sentito. Però, il pixie é uscito stamattina presto senza dirmi dove, ma so cosa é andato a fare. È andato in ricognizione della fata che ha ucciso la mia famiglia.
Qualcuno mi tira la camicia da dietro. Una manica cade, rivelando la maglia a maiche corte che porto sotto. Mi volto, la fronte aggrotta.
<< Ti stavo chiamando, ma non mi hai sentita! >>, esclama Price. Lei sorride e si sistema la borsa sulla spalla.
<< Scusa >>, dico sistemando la manica della camicia. Lei abbassa lo sguardo sulla maglietta che sbuca fuori dalla camicia che porto sbottonata. Osserva la scritta che riporta la t-shirt bianca. " Dead Valley" recita la scritta in caratteri neri. La maglietta l'ho "presa in prestito" dall'armadio di Michael, infatti mi arriva fino a metà coscia.
<< E per cosa? Sono questi sottospecie di babbuini che non sanno parlare a voce normale >>, borbotta guardandosi intorno. Un ragazzo la urta e lei lo fulmina con lo sguardo. Sbuffando, la ragazza si liscia la gonna a pieghe nera e ritorna con lo sguardo su di me, uno sguardo accompaganto dall'ennesimo sorriso.
"Non posso che essere d'accordo", penso. Iniziamo ad avanzare, in questo corridoio rumoroso, una affianco all'altra. Passiamo diversi minuti senza parlare. Nella mente penso ad un argomento valido di cui poter conversare, ma vuoto assoluto. Immagino le balle di fieno che rotolano all'interno del mio cranio. Mi sistemo di nuovo la borsa che, per il peso, continua a scivolare giù. Stavolta, però, i miei capelli capitano sotto la tracolla. Una smorfia di dolore mi deturba il viso.
<< Comunque io sono Meghan >>, si presenta voltando la testa verso di me.
<< Clarissa >>, ribatto riuscendo a liberare i capelli. Con uno sbuffo, li butto sulla schien, resistendo all'impulso di legarli.
La ragazza mi rivolge uno sguardo complice, come se io dovessi già conoscerla. Dopo poco mi ricordo della conversazione di ieri, a cena. Lei é la ragazza di cui parlavano Ethan ed Emma. La ragazza che crea soltanto guai. Alzo le sopracciglia. Allora é vero quello che dicono: i guai attirano sempre altri guai.
Sarà il destino che ci ha fatto incontrare?
Mi fermo in mezzo al corridoio. La calca di studenti mi raggira, come fa l'acqua di un rucello con un masso. La ragazza si ferma al mio fianco. Osservo quel viso ovale e pallido, incorniciato da dei lisci e lunghi capelli castani. Capelli lisci e sottili, simili a spaghetti. Ha un colore così scuro che sembra quasi nero e che la fa sembrare ancora più pallida. Occhi enormi, circondati da folte ciglia, mantengono la loro attenzione su di me. Tento di cercare la pupilla, in quegli specchi scuri, ma é come se si stesse nascondendo al mio sguardo. Sembra il classico tipo angelico e innocente, il tipo di persona a cui non affibbierei dei reati. Tanto meno, penserei che combina guai. In pratica, le stesse parole che mi rivolgeva il vecchio analista che mi aveva in cura.
<< Che materia hai ora? >>, mi chiede. Lo sguardo complice svanisce dai suoi occhi, sostitutito da curiosità.
<< Ehm... >>, prendo tempo mentre frugo nella mia borsa in cerca del foglio dell'orario. << Ginnastica, tu? >>, rispondo distendendo il foglio spiegazzato. La ragazza ride, osservando la scena buffa.
<< Arte >>, dice indicando una porta in fondo al corridoio. << Ci vediamo dopo a pranzo >>, sospira. Annuisco, mi volto e ripercorro il corridoio al contrario, cercando di giungere alla palestra.
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THE FALCONER
Fantasy{ ρrιmα sτοrια } Sguardo freddo. Sogni infranti. Lei é l'assassina. La vita di Clarissa é stata, ed é, piena di cambiamenti: genitori e fratello misteriosamente scomparsi, nuove case, nuove città, nuovi crimini e nuove prede. Esatto, nuove prede...