NOVITÀ PER CENA
La mensa, se così si può chiamare, é una specie di enorme stanza dalle pareti grigie piena di tavoli rotondi. "Sembra che qui abbiano la fissa per i tavoli rotondi", penso, mentre faccio scivolare il vassoio rosso lungo le vetrine del cibo. Ogni pietanza ha un aspetto orrendo. Cerco di capire se, quella di fronte a me, é una pizza ai quattro formaggi o il vomito della cuoca, quando qualcuno mi posa una mano sulla spalla. Mi volto, preparando una miriade di imprecazioni contro quello sconosciuto. Ma, poi i riccioli biondi del ragazzo mi fanno cambiare idea.
<<Ehi, piccola rossa!>>, esclama a mò di saluto. La sua voce sovrasta il caos che regna in questo posto.<<Piccola a chi?!>>, esclamo in tono contrariato. Sulle mie labbra, però, inizia a formarsi un sorriso. Lui ricambia, per poi voltarsi verso il vetro che ci separa dal cibo.
<< Io ti consiglio di stare lontana dalla pizza, se non vuoi stare male per una settimana >>, dice riportando la sua attenzione sul cibo. Alza il vetro e afferra due piatti di carne arrostita e patatine e ne posa uno nel mio vassoio. Gli lancio uno sguardo contrariato. Mi sta per caso dicendo cosa devo mangiare? Lancio uno sguardo alla pizza e una smorfia di disgisto mi si dipinge sul viso. Quindi, per questa volta, decido che seguirò i suoi consigli.
<< Senti, riguardo all'altro giorno >>, inizia alzando un altro pannello di vetro e prendendo due piattini con dentro due fette di torta al cioccolato. Gli blocco la mano quando tenta di mettere uno dei piatti nel mio vassoio. Mi guarda corrugando la fronte. Allungo la mano e afferro una ciotola con dei frutti di bosco all'interno. Alzo lo sguardo su di lui e mi stringo nelle spalle.<< Odio i dolci >>, mi giustifico.
Lui mi lancia uno sguardo, come a dire " Non sei umana. Chi odierebbe i dolci?"
Ho visto molti sguardi di questo genere nei miei diciasette anni. L'odio risale a quando, a sei anni, trangugiai di nascosto metà tort. Passai tutta la sera a vomitare l'anima. Se solo sento l'odore di qualcosa di dolce, mi sale un conato.
Ethan dilegua l'argomento "dolci" con una scrollata di testa e continua: << L'altro giorno io non volevo dare l'idea di essere un impiccione... >>. Io scuoto la testa, come per dire "Non fa niente", ma lui prosegue col dire: << È solo che sei una ragazza molto misteriosa e quindi mi ha incuriosito >>.
Gli rivolgo un altro sorriso e saremmo rimasti lì per un tempo infinito se, un ragazzo alle mie spalle non so sarebbe messo a sbraitare di muovere il culo. Gli ho rivolto uno sguardo di traverso da sopra la spalla. Lui ha contraccambiato, ma mostrando i denti. Qui sono davvero tutti matti.
<< Okay, andiamo >>, sussurra Ethan posando una mano sulla mia spalla. Dopo un cenno di saluto al ragazzo dietro di me, mi ha guidato tra i tavoli. La mano sempre premuta contro la mia spalla.Ci sediamo ad un tavolo vuto, in fondo alla stanza. Lancio uno sguardo alle mie spalle. La mensa termina con delle ampie finestre ad arco che danno su un piccolo cortile. Il piccolo rettangolo di terra é decorato da un paio di panchine rossastre, non so ben dire se per la vernice o la ruggine. A contornare il cortile c'è soltanto il buio del bosco. Sospiro, pensando a Derrick solo per i dintorni. Poso il vassoio sul tavolo e mi siedo di fronte al ragazzo.
<< Quindi scuse accettate? >>, mi chiede iniziando a tagliare la carne. Non ricordo nemmeno di cosa stavamo parlando. Per non fare la figura dell'idiota, ribatto con: << Sì, certo >>.
Lui abbassa lo sguardo sulla sua carne e io mi infilo in bocca su patatine. Il sale, che si scioglie sulla mia lingua a contatto con la saliva, cerca di coprire il potere che si insinua silenzioso nella mia bocca. Riconosco subito quel potere. Aumenta con l'avanzare del suo proprietario. I suoi occhi incontrano subito i miei. Lo seguo mentre avanza tra i tavoli. Li mi osserva con quello sguardo famelico, sondando se sia di nuovo una minaccia. La sua combricola cammina davanti a lui. Il ragazzo con i dread gli lancia uno sguardo da sopra la spalla e poi punta i suoi occhi su di me. Sposta di continuo lo sguardo da me a lui, poi infine gli dà una pacca in pieno petto e sorride. Spero che non stia pensando che ci sia qualcosa tra me e quel ragazzo.
<< Quindi, in quale camera sei? >>, mi chiede Ethan osservandomi.
Resto ancora con lo sguardo incatenato a quello del ragazzo. Lo guardo sedersi, il suo potere inizia a scemare. Aggrotto la fronte, non ho mai incontrato una fata con una tale padronazza sul suo potere.
Il suo potere resta come un lontano retrogusto nella mia bocca. Il ragazzo si volta verso di me.
<< Clarissa >>, mi richiama il ragazzo che mi siede di fronte. Mi volto verso di lui con un sommesso: << Mmh-mmh >>.
Ethan si volta a seguire il mio sguardo. << Niente, lascia stare >>. Lui incontra il ragazzo che continua ad osservarci. Io faccio finta di niente e prendo un sorso d'acqua dalla bottiglietta di plastica.
<< Lascialo stare. Non dargli retta. Lui tratta le ragazze come... >>, si volta verso di me Ethan.
<< Lo so, me l'ha detto la tua amica >>, rispondo asciugandomi le labbra con un fazzoletto.
Lui aggrotta la fronte. << Chi? Emma? >>
Vedo un piccolo sorriso spuntargli sulle labbra. Non faccio in tempo ad annuire che, la ragazza che incontrato in biblioteca si avvicina a noi.
<< Stavate parlando di me? >>, cinguetta la ragazza sedendosi. Le rivolgo un sorriso e rivolgo lo sguardo su Ethan. Il ragazzo é così preso ad osservarla.
<< Lewis >>, la chiama il ragazzo. Lei gli rivolge uno sorriso. Un sorriso che le fa arrossire le gote. I loro sguardi restano incatenati tra loro, ignorando la mia presenza. Mi schiarisco, goffamente, la gola. Entrambi i ragazzi ritornano alla realtà.
<< Bene. Allora, di cosa stavate parlando?>>, chiede spostando lo sguardo da me a lui. I suoi occhi, però, restano ancorati sul ragazzo. Ethan mi lancia uno sguardo e io mi stringo nelle spalle. Mi volto verso Emma e dico: << Niente di particolare >>.
Lei sembra un pò delusa della mia risposta. Da come ne ha parlato oggi sembrava che quel ragazzo fosse ancora una ferita aperta.
<< Stavamo parlando di Alec Stewart >>, dice il ragazzo incnteando il suo sguardo. Emma distoglie lo sguardo da me e lo riporta su Ethan.
<< Le ho già spiegato di stargli alla larga >>, gli dice la ragazza. Lui annuisce e la conversazione termina qui. Non aggiungono altro. Niente informazioni su quel ragazzo. Mentre butto giù un mirtillo, sposto lo sguardo sul ragazzo. Su Alec.
Un gusto di fiori schiacciati e bacche si fa strada nella mia bocca. Il ragazzo si volta verso di me, stavolta sul suo sguardo non c'è traccia di arroganza. C'è una strana emozione. Un'emozione che non riesco a capire. Aggrotto la fronte, cercando di non lasciarmi incantare da quel potere.
<< Ed ecco le tre Arpie >>, sussurra Ethan. << Sempre in ritardo per la cena >>, aggiunge pulendosi la bocca. Seguo il suo sguardo verso la porta della mensa. Le tre Arpie sarebbero tre ragazze che fanno il loro ingresso sotto gli occhi di tutti. Gli occhi di tutti sono letteralemente puntati su di loro, e quelle tre ci sguazzano con una tale facilità. Scruto quei tre visi. Tre visi destinati a delle copertine patinate. Visi che trasudano arroganza, soprattutto la ragazza rossa.
Tutte e tre si dirigo al tavolo dov'è seduto Alec. Il ragazzo si volta verso di loro non appena la rossa gli si avvicina. La ragazza gli si siede in braccio e gli accarezza delicatamente la nuca. Le altre due, tra cui scorgo la figura della mia compagna di stanza, restano in piedi. La sorella di Barbie si volta verso di me, per un secondo incrocia il mio sguardo e poi si volta, sando l'impressione di non conoscermi. La rossa, nel frattempo, si é accoccolata sul ragazzo come un gatto. Il ragazzo tiene la testa leggermente a distanza, le sue mani sono posate sulle sue gambe senza sfiorare la ragazza. C'è un che di strano nel suo comportamento. Sto per chiedere, ai due che siedono al mio stesso tavolo, chi siano le Arpie. Ma, Emma mi anticipa.
<< Mmh. Ho delle novità >>.
Ethan si volta verso di lei, incuriosito. La domanda mi muore in gola. I miei occhi restano su quel tavolo mentre, il potere della fata, prende una nota acidula. Come se fosse irritato della situzione.
<< Quali novità? >>, le chiede il ragazzo.
Lei sorride e si sistema sulla sedia, contenta di ricevere la sua attenzione. La ragazza si pulisce le labbra e, con sguardo criptico, rivela:
<< Rispediscono qui Price >>.
Ethan resta senza fiato e io butto giù una ciliegia. Non presto attenzione alla loro conversazione, sento a malapena il nome della ragazza. Sono concentrata su quel tavolo e sul potere che mi scivola sulla lingua.
Mi lascio trasportare da quelle chiacchiere finendo, bacca dopo bacca, la mia ciotola di frutta. Mi chiedo Derrick cosa stia facendo adesso o cosa stiano facendo adesso Monica, Marco e Michael. Staranno cenando tranquillamente davanti a uno dei quiz televisivi? Mi pensano un po'? Forse Michael e Monica, non di certo Marco. Forse sono stata così terribile da non meritarmi nemmeno uno dei loro pensieri, in fondo.
Butto giù l'ultima bacca e mi appoggio allo schienale della sedia. Ignoro quel potere che, insistentemente, resta sulla mia lingua. Ignoro quel gruppetto e mi concentro su Ethan e Emma.
<< Chi é Price? >>, chiedo ad un certo punto. Loro si voltano verso di me. Mentre parlavano hanno, anche loro finito di mangiare. Come tutta la mensa, tra l'altro. Alcuni gruppi di ragazzi uscono fuori dalla stanza, forse diretti all'esterno. Il trio delle Arpie fanno la stessa cosa, trascinandosi dietro il gruppetro di ragazzi. Alec si tiene a distanza. Prima di uscire mi lancia uno sguardo, osservandomi. Il suo potere scema, di nuovo. La rossa, vedendo che il ragazzo no la segue, si ferma sulla porta e lo chiama. Lui si volta e questa volta, su di me, cala lo sguardo truce della ragazza. In mensa restiamo soltanto noi e un paio di gruppetti che finiscono ancora di mangiare. Nella stanza cala il silenzio più totale.
<< Chi non é Price, vorresti dire. >>, ribatte Ethan. Io aggrotto la fronte, ormai curiosa di sapere.
<< Meghan Price, nonché la ragazza più incasinata di tutti noi >>, la presenta Emma. << A quanto pare, ritorna a farci visita. Domani >>, aggiunge facendo una smorfia. Ethan abbassa lo sguardo e tamburella con l'indice sul bordo del tavolo. Li osservo. Quella notizia sembra averli intristiti.
<< Che c'è? >>, domando vedendo la loro espressione.
<< Niente, é solo che quella ragazza porta guai dovunque vada >>, aggiunge portando lo sguardo su Ethan.
<< E tu, hai qualcosa da aggiungere? >>, chiedo al ragazzo. Lui alza lo sguardo su di me. Uno sguardo privo di emozione.
<< No, niente >>.
<< Okay >>, dico alzandomi. << Allora, sembra che già da domani non sarò più la ragazza nuova. Almeno per alcuni >>, ribatto prendendo il vassoio e dirigendomi verso la porta. << Ci si vede domani >>, li saluto prima di superare il tavolo. Per tutto il tragitto dalla mensa all'atrio, mi sono sentita osserva, ma non ho osato guardarmi intorno.Solo adesso, con addosso il pigiama e un nuovo pezzo di cardo che mi circonda il polso, mi sento davvero tranquilla. Quasi rilassata. Come se per tutta la giornata fossi stata un'altra persona. Mi sto per mettere a letto, quando ad un tratto un grido interrompe la quiete della stanza. Derrick si posa sulla mia spalla, mentre io trattengo il respiro. Passano pochi secondi, quando udiamo il secondo grido. Senza pensarci su, alzo di scatto il cuscino e prendo i miei coltelli a farfalla.
Non farò la fine dell'altra volta, ora.
Mi dirigo alla porta e poso una mano sulla maniglia, mentre il cuore prende a battermi forte. Trattenendo il respiro apro la porta e mi precipito nel corridoio buio.
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THE FALCONER
Fantasy{ ρrιmα sτοrια } Sguardo freddo. Sogni infranti. Lei é l'assassina. La vita di Clarissa é stata, ed é, piena di cambiamenti: genitori e fratello misteriosamente scomparsi, nuove case, nuove città, nuovi crimini e nuove prede. Esatto, nuove prede...