Rainbow city

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Il treno correva veloce, mentre la pioggia imperterrita batteva contro il vetro del suo finestrino. La ragazza osservava il panorama fuori, con aria malinconica. Quella pioggia rappresentava perfettamente ciò che provava in quel momento: tristezza, delusione, solitudine.

Sentiva ancora le voci irritanti della gente intorno a lei qualche giorno prima, che le dicevano che non ce l'avrebbe mai fatta, che il suo sogno era inutile e che l'unico modo per vivere era trovarsi un lavoro serio e non rincorrere uno stupido sogno. Gli unici che, fino alla fine, le avevano continuato a dare man forte erano stati i suoi genitori che nonostante i suoi infiniti fallimenti l'avevano sempre sostenuta.

Il fatto però era che dopo l'ennesimo provino fallito, non poteva fare a meno di sentirsi esattamente come l'avevano definita tutti coloro che l'avevano esaminata: goffa, impacciata, scoordinata. Si stava seriamente iniziando a domandare com'era possibile, che una ragazza come lei potesse avere il sogno di diventare una perfetta Idol francese. Lei che si vergognava a cantare, a meno che non era sotto la doccia e che non riusciva a fare due passi di danza consecutivi senza cadere a terra.

Fece un grosso sospiro, mentre la pioggia già diminuiva e le nuvole si diradavano, mostrando in cielo un bellissimo arcobaleno.

«Basta Marinette! – si disse colpendosi leggermente le guance con le mani – Non puoi arrenderti! In un modo o nell'altro ce la farai. Sei partita apposta per imparare.»

Il treno non ci mise molto ad arrivare, finalmente, alla sua stazione; dopo ben sette ore di viaggio da Parigi, una voce metallica annunciò la fermata.

«Tra poco ci fermeremo a Rainbow city, preghiamo i passeggeri che devono scendere a questa fermata di controllare di aver recuperato tutti i bagagli e avvicinarsi all'uscita più vicina.»

La ragazza si sollevò dal suo posto a sedere, si mise lo zaino in spalla e prese la valigia, per poi fare come le avevano suggerito.

Non appena mise i piedi sulla pensilina, si guardò un attimo attorno; tutta la tristezza era sparita completamente, ora in lei c'era solo ammirazione e aspettativa. Finalmente era a Rainbow city, la città della musica, l'unica città in cui nascevano le Idol e gli Idol più famosi del paese. Come avrebbe potuto essere triste?

Uscì dalla piccola stazione dei treni ritrovandosi nella frenesia del centro città. Il centro era l'unico luogo in cui i vari stili della città si mischiavano e convivevano. Sì, perché la particolarità di Rainbow city era che ogni quartiere aveva la sua moda, la sua musica, il suo stile. Il centro perciò era come un luogo d'incontro, anzi, solitamente era lì che si facevano gli spettacoli più grandi, quelli di coloro che diventavano delle vere e proprie Idol, delle vere star.

La ragazza sospirò, vedendo degli operai che smontavano proprio in quel momento un palco, dalla piazza principale, che si trovava proprio di fronte alla stazione. Dopodiché alzò lo sguardo, verso la collinetta che si trovava poco più in alto, verso nord-ovest. Col Blanc: era lì che era diretta, aveva prenotato una piccola stanza d'albergo proprio vicino all'Ange, l'accademia del quartiere bianco, in cui insegnava la più grande ballerina della Francia, Tikki. Il suo più grande sogno era un giorno poter ballare con lei, chissà se ci sarebbe mai riuscita.

Strinse le mani, una sulla spallina dello zaino e l'altra sul manico del suo trolley, cominciando poi a camminare.

Ci mise una buona mezz'oretta ad arrivare in cima al colle, avrebbe potuto prendere la metropolitana che attraversava tutta la città sottoterra, ma era stata anche troppo tempo seduta sul treno che l'aveva portata lì e aveva voglia di una bella camminata.

Il quartiere di Col Blanc era meraviglioso. Gli edifici lì, in quella piccola collina che dominava l'intera Rainbow city, erano palazzi dai colori chiari e pastello, né troppo bassi, ma nemmeno altissimi, una decina di piani, non di più. In tutta quell'armonia che dava l'impressione di essere in qualche sogno zuccheroso, vi era l'Ange: un grosso edificio a forma di uovo alato e con tanto di aureola che si affacciava proprio sulla piazza principale.

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