Vincent Aza

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Marinette guardava un po' sconcertata le tre persone davanti a lei cercando di comprendere se era davvero nel posto giusto: abituata com'era alla perfezione e alla serietà dell'Académie Rue Vert, quel luogo e soprattutto quella situazione le appariva assurda, non sgradevole, questo mai, ma era comunque rimasta un po' spiazzata.

L'aula in cui si sarebbero svolte le loro lezioni all'Électron, una delle tante, era comunque molto simile a una normalissima stanza per imparare a danzare. Il pavimento di parquet, gli specchi di fronte, l'unica cosa che differiva da quelle all'Accademia erano le aste. Quella stanza ne era completamente priva. A dare le spalle allo specchio, proprio di fronte a loro, c'erano quelle tre persone.

«Diamo il benvenuto ai nuovi arrivati.» disse con aria entusiasta, forse anche troppo, quello che doveva essere l'insegnante.

Il suo abbigliamento, il suo aspetto e il suo comportamento dimostravano a malapena una ventina d'anni e probabilmente era davvero quella la sua età, una cosa era certa non pareva affatto un'insegnate.

«Grazie professore.» disse Adrien sorridendo, probabilmente divertito da quel personaggio.

«Professore? Non sono mica così vecchio! Datemi pure del tu e chiamatemi Vincent!» esclamò, battendo le mani coperte da un paio di guanti neri di pizzo.

«Ora prima di cominciare ricordo a tutti quanti che la suddivisione delle varie lezioni e affissa in bacheca. In questo corso imparerete popping e locking, come usare un iRig e infine Social Media.»

Non si stupì affatto di sentire tutte quelle cose, al contrario dell'ultima volta aveva letto tutto il fascicolo per non fare figure indecenti com'era stato con il professor D'Argecourt quando aveva detto loro dell'esame, perciò sapeva bene quali erano i vari studi del corso, ma sentirli dire tutti assieme la mandò un attimo nel pallone. Come avrebbe potuto imparare tutte quelle cose in due mesi?

«Ora però iniziamo con la lezione vera e propria e cominciamo a fare un po' di esercizio.» continuò il suo discorso il giovane insegnante, riportando l'attenzione di tutti su di sé.

Proprio com'era capitato alla prima lezione a Rue Vert, il primo giorno erano solo esercizi base che riguardavano, in questo caso, i blocchi. La ragazza conosceva bene quella tecnica, era alla base del popping, eppure non era mai stata capace di eseguirla nel modo giusto. Si chiamavano appunto blocchi, e consistevano semplicemente nel riuscire a irrigidire ogni parte del proprio corpo singolarmente.

Trascorsero tutta la mattina in quel modo, passando dalle spalle, al braccio destro, poi al braccio sinistro, alla gamba sinistra e al polpaccio sinistro, poi l'altra gamba e l'altro polpaccio, la pancia, il collo. Sicuramente se qualcuno li avesse visti da fuori non avrebbe capito cosa stessero facendo: tutti fermi come delle statue a guardare davanti a loro e fare quegli esercizi all'apparenza inesistenti. Eppure Marinette giurò di non essersi mai stancata così tanto, irrigidire in continuazione certi muscoli equivaleva quasi a fare addominali e flessioni per tutto il tempo degli esercizi.


Quando la lezione finì tutti i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.

«Beh dai, come prima lezione non è andata male...» commentò Adrien, rivolgendosi all'amica. Lei si voltò sempre un po' rossa in viso verso di lui, anche se questa volta non sapeva se era per colpa della lezione appena finita oppure della sua presenza. Rispose solo con un cenno di testa, perché poi la ragazza che era rimasta tutto il tempo a riprendere con il cellulare la lezione si avvicinò a loro sorridente.

«Ben arrivati!» disse con un sorriso a trentadue denti.

Il biondo conosceva bene quella ragazza: Alya Césair, la vlogger più conosciuta a Rainbow city, nonché la fidanzata di Nino, la sua pelle scura e i suoi occhi castano chiaro dietro agli occhiali la rendevano inconfondibile.

«Ti stacchi mai da quel cellulare, Alya?» chiese divertito.

«Mai!» intervenne l'altro ragazzo che, prima della lezione, si trovava di fianco al professore.

Era un ragazzo magro e slanciato, indossava un paio di pantaloni di un rosso acceso e una maglietta a maniche corte nera che evidenziava il suo fisico alquanto asciutto. I suoi capelli erano lunghi abbastanza da creare un piccolo codino dietro la nuca ed erano castani, esattamente come i suoi occhi profondi.

«Piacere Jules. – disse porgendo la mano, prima a Marinette e poi a lui – Sono il partner di danza di Alya, quando ha voglia di ballare s'intende.» disse concludendo quella puntualizzazione con una risata, mentre la ragazza occhialuta gli lanciava uno sguardo di fuoco.

«Marinette, Alya è la fidanzata di Nino.» disse presentandole la ragazza.

«P-Piacere...» fece un po' confusa Marinette, allungando educatamente la mano verso di lei, la ragazza però, invece di stringerla, la prese dal polso e l'attirò a sé, voltandola.

«Forza facciamoci un selfie! Prima lezione all'Électron!» disse sollevando lo smartphone e prendendo tutti, per poi dire di sorridere. Dopo la fotografia la ragazza tornò al cellulare, probabilmente pronta a postare la foto su qualche social.

«Che ne dite di andare a mangiare da qualche parte più tardi?» chiese Jules.

«Ah, io non posso, ho un servizio fotografico da fare e sono anche in ritardo. Perché non andate voi tre? Così fate vedere un po' il quartiere a Marinette. – disse prendendola per la spalla e avvicinandola a sé, vedendo il suo volto assumere il colore acceso della sua maglietta – In fondo ieri siamo stati tutto il tempo alla sala giochi.»

«Affare fatto! – intervenne Alya, staccando gli occhi dal cellulare e afferrando per la seconda volta Marinette dal polso – Vieni, andiamo a cambiarci!» concluse trascinandola verso gli spogliatoi femminili.

Le seguì con gli occhi finché non sparirono dietro la porta, ma anche dopo rimase a fissare la porta, come nella speranza di vederle uscire di nuovo.

«Non eri in ritardo per un servizio?» disse l'altro, mettendogli una mano sulla spalla e facendolo tornare al mondo reale.

«Giusto, il servizio. Ci vediamo sta sera allora, oppure domani.» disse salutandolo velocemente e scappando verso il lato opposto da cui erano uscite le ragazze. Proprio mentre attraversava la porta lo sentì rispondere.

«A domani Adrien...»

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