Più il tempo passava, più Marinette si rendeva conto che i suoi sentimenti verso il giovane modello biondo, stavano trovando la loro strada e le sembrava quasi strano. Se ripensava a quando aveva iniziato quell'avventura le veniva da sorridere, allora non avrebbe mai creduto che quel bel ragazzo, il cui volto capeggiava nella via principale di Col Blanc, e che semplicemente l'aveva attratta fisicamente, sarebbe diventato il suo partner di danza. Il tempo era passato e si era legata a lui, più di quanto avesse creduto, perché doveva ammetterlo, c'è una bella differenza tra attrazione e amore, ed era proprio per quel motivo che non riusciva ad accettare tranquillamente le avance di lui, perché non riusciva a comprendere se i suoi sentimenti fossero una o l'altra cosa.
Quel quartiere però sembrava non volerle dare tregua. Il dormire assieme, le passeggiate, le coppiette che lo frequentavano: tutto in quell'enorme parco le gridava di prendere una decisione e il culmine arrivò proprio quel giorno.
Il solito acquazzone improvviso la sorprese, proprio quando aveva deciso di farsi una passeggiata in tranquillità.
Sospirò, rimanendo all'ingresso dell'edificio Filles Aller Aller, indecisa se rientrare giusto per prendere l'ombrello o rinunciare alla sua camminata in giro per i negozi di Parc Citron che, comunque, ormai, conosceva a memoria.
«Ehi, principessa.» disse una voce alle sue spalle facendola voltare. Aveva in mano un'ombrello nero e la stava guardando come se dovesse confessargli qualcosa, tanto che si domandò cosa lo turbasse così tanto, ma nonostante quel suo atteggiamento indeciso, i suoi occhi verdi la misero comunque in imbarazzo e dovette scostare lo sguardo.
«Senti... – proseguì lui, aprendo l'ombrello e facendo qualche passo verso l'esterno – So di averti promesso che avrei aspettato, ma ecco... Non ho mai provato nulla del genere per una ragazza, a dirla tutta non ho nemmeno mai avuto una vera ragazza... Tutto questo è una novità.» concluse girando il capo verso di lei e guardandola, nonostante le desse ancora le spalle. Poi un sorriso gentile si dipinse sul suo volto e, voltandosi di nuovo completamente verso di lei, le porse l'ombrello.
«Scusami... Buona passeggiata, Marinette.» concluse.
Lei lo guardò quasi stranita, per qualche secondo, finché il temporale, che accompagnava la pioggia, non tuonò proprio in simbiosi con il suo cuore, che subito dopo cominciò a martellare furioso.
Allungò il braccio, per prendere ciò che lui le stava porgendo e in quel gesto le loro mani si sfiorarono, mettendole i brividi, nonostante ormai fosse più che abituata al suo tocco. Insomma con tutti i passi, i duetti e le prese che facevano assieme, com'era possibile che quel semplice sfiorarsi le mani la faceva sentire così nervosa?
La mano le tremava talmente tanto che, involontariamente premette il bottoncino per chiudere l'ombrello, che ovviamente le si chiuse addosso, facendo scoppiare Adrien in una risata divertita.
«Sei unica, principessa.» disse, tra un singhiozzo e l'altro.
Anche lei, dopo aver sollevato di nuovo la tela dell'ombrello e averlo aperto come si deve, si mise a sghignazzare, di quell'incidente così stupido.
«Allora, ci vediamo dopo...» fece lui, pronto a rientrare nell'edificio, ma Marinette lo fermò per un braccio, facendolo di nuovo voltare verso di lei.
«V-Vieni... Vieni con me?» domandò, sicura di essere diventata rossa.
Lo sguardo verde del ragazzo sembrò illuminarsi e con un leggero cenno di testa si affiancò a lei, tenendosi però a debita distanza, come se avesse paura che standole troppo vicino l'avrebbe messa a disagio. Fu lei infatti ad attaccarsi a lui , facendo passare il braccio sotto il suo e coprendo entrambi con lo stesso ombrello.
Finalmente stava cominciando a spiovere e, il caldo sole già stava riscaldando l'aria, oltre a creare un maestoso arcobaleno in cielo.
«Voglio portarti in un posto.» disse il biondo alla ragazza che, nonostante l'ombrello ormai chiuso, stava ancora attaccata a lui, con la testa appoggiata sulla sua spalla.
Continuarono a passeggiare, seguendo il sentiero di mattoni gialli che percorreva tutto Parc Citron, fino a che Adrien non vide un carretto dei gelati e iniziò a andare verso di esso.
«Oh sì, ho proprio voglia di un gelato!» esclamò entusiasta la corvina, quasi saltellando sul posto, come una bimba e facendolo sorridere nel vederla così elettrizzata e spontanea.
«Quello di André però non è un gelato come gli altri. – buttò lì, vedendola abboccare e voltarsi verso di lui – Qui a Parc Citron viene chiamato 'il gelato degli innamorati', dicono che per le coppie che mangiano il gelato da André l'amore duri in eterno, ovviamente se André riesce a carpire l'essenza della persona che hai nel cuore.» a quell'affermazione però, lei aggrottò le sopracciglia, confusa.
«Cioè? Non capisco come fa a...» domandò, ma lui non le fece finire la frase.
«Adesso vedrai.» rispose facendole l'occhiolino e andando avanti.
«Oh sacreble, guarda chi c'è, Adrien.» lo salutò l'omone dietro il carretto dei gelati.
«Vorrei due gelati, uno per me e uno per la mia amica Marinette.» disse lui tranquillamente.
L'uomo li guardò entrambi per qualche secondo, come a cercare di capire qualcosa, poi si chinò sul suo carretto.
«Bene, allora cominciamo dalla signorina. Pesca rosa come le sue labbra e menta come i suoi occhi.» disse aggiungendo due palline al cono e porgendoglielo.
Lei guardò quel piccolo capolavoro di gelateria quasi con ammirazione, alzando poi lo sguardo su Adrien che la stava fissando divertito. Non appena lo fece il suo occhio verde acceso le fece l'occhiolino, mentre le sue labbra color pesca si estendevano in un sorriso. Era possibile che...
«E ora a te Adrien... Fragola con scaglie di cioccolato, mora come il nero dei suoi capelli e poi mirtillo blu, come il suo sguardo color del cielo.» concluse, lasciando il gelato anche a lui e pagandolo.
«Ora ci credi al destino, Marinette?» domandò il ragazzo, mentre si allontanava con lei dal carretto.
«Ma il tuo non è... Sì insomma i capelli e gli occhi forse, ma... la fragola...» cercò di dire.
«Tu sottovaluti il potere di André, mia cara Ladybug.» le rispose lui, con un altro occhiolino, usando il suo nickname da ballerina, permettendole così di comprendere: quella fragola con le gocce di cioccolato rappresentava il suo lato artistico e i vestiti creati da lei che solitamente indossava per ballare.
Cercò di trattenere il sorriso compiaciuto, al pensiero che forse, quei nuovi sentimenti non le dispiacevano affatto.
«Non so... Forse troverò un'altro bel ragazzo con gli occhi verdi.» disse, provocandolo.
«Ehi!» protestò lui, imbronciandosi.
Lei a quel suo gesto rise divertita, poi, presa da qualcosa che ormai riusciva a comprendere perfettamente, ma non riusciva a controllare, si avvicinò al suo viso e gli lasciò un breve e fugace bacio sulle labbra.
«O forse mi basti tu.» sussurrò, non appena si staccarono.
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Idol Princess
FanfictionQuesta è Rainbow city, una delle più belle metropoli francesi, musicale e alla moda. Tutti coloro che vivono qui amano la danza e i vestiti. Tutti qui si stanno dando da fare per realizzare i propri sogni. E' arrivata un'altra ragazza amante della m...