Nous Joe

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«Però non capisco, perché abbiamo iniziato dal verde?» chiese Marinette. Rispetto al suo primo viaggio sulla limousine della famiglia Agreste, era molto più sciolta e tranquilla, anche se ogni tanto, quando incrociava lo sguardo verde e intenso del suo compagno di viaggio, sentiva le sue guance andare in escandescenza comunque e la sua lingua si annodava come al solito.

«Come ha detto Monique, con le basi di danza classica si riesce più facilmente a imparare gli altri stili, almeno questo è quello che mi ha sempre detto Tikki.» rispose il biondo.

La ragazza sospirò, guardando fuori dal finestrino oscurato. Tikki, chissà se un giorno il suo sogno si sarebbe realizzato riuscendo ad esibirsi al suo fianco.

Adrien la distrasse di nuovo dai suoi pensieri.

«Sei brava nei videogiochi?» chiese.

«Eh?» si voltò verso di lui con un'espressione confusa stampata in volto.

«Nei videogiochi, sei brava?» ripeté lui, facendo il gesto di premere i tasti ad un joystick invisibile.

«Sì... Insomma io e... io e mio padre giocovamo... giocavamo spesso quando ero piccola...» rispose lei, tornando nuovamente a balbettare.

«Oh beh, allora saranno divertenti questi due mesi.» sentenziò lui con un sorriso smagliante, che avrebbe fatto sciogliere qualsiasi ragazza ai suoi piedi.

«Por-Perché?»

«Perché a Pêache Zone è pieno di sale giochi. In fondo è il quartiere elettronico.»

«Sarà dura passare dall'eleganza della danza classica allo stile particolare dell'elettronica.» sospirò la ragazza.

«Un'altra sfida...» le rispose lui, facendole l'occhiolino, a quell'ultimo gesto lei arrossì di nuovo e rimasero in silenzio per tutto il resto del tragitto.

Il viaggio fu leggermente più lungo di quello da Col Blanc a Rue Vert. Il quartiere di Pêache Zone si trovava esattamente dal lato opposto di Rainbow city, rispetto a dove si trovavano prima, quindi passarono più di un quarto d'ora in auto.

Marinette si accorse che si stavano avvicinando, non appena iniziò a notare gli immensi grattacieli da lontano. Quando entrarono nel quartiere però la meraviglia fu moltiplicata: sembrava quasi di essere entrati in una New York in miniatura. Gli immensi palazzi erano tappezzati di insegne luminose che pubblicizzavano ogni tipo di cosa, principalmente videogiochi e negozi di elettronica, ma anche snack, ristoranti e molto altro.

Non appena entrarono Adrien abbassò il vetro divisorio che li separava dalla zona dell'autista e si rivolse all'energumeno che stava alla guida.

«Potresti lasciarci davanti al Nous Joe?» chiese semplicemente, poco dopo la limousine si fermò e i due scesero.

«Nathalie, le valige falle portare all'Électron, va bene?» disse rivolgendosi alla segretaria, ancora dentro l'auto. Lei rispose solo con un cenno di testa, poi Adrien chiuse la portiera e la lunga auto nera ripartì.

«Ma non c'era bisogno, insomma potevamo benissimo portarcele dietro.» disse Marinette dispiaciuta di far fare lavoro in più ai due dipendenti di Adrien.

«Non potevamo certo entrare dentro la più grande sala giochi di tutta Pêache Zone con le valigie.» rispose lui, per poi prenderla per mano e trascinarla dentro l'enorme edificio che si parava loro davanti. A quel gesto la ragazza, come al solito arrossì, ma quando fu dentro tutto quell'imbarazzo sparì improvvisamente, sostituito dallo stupore più assoluto.

Quel luogo era il paradiso per ogni video-giocatore: la luce soffusa e i neon delle macchinette davano quasi l'impressione di essere entrati in un mondo parallelo, in stile Thron.

«È... È fantastico!» riuscì solamente a dire continuando a guardarsi intorno.

Adrien la guardava divertito, come se sperasse proprio in quella sua reazione: il suo volto illuminato dallo stupore, proprio come lo era stato la prima volta che aveva visto Rue Vert, lo rendeva felice. La stava ancora ammirando, quando qualcuno lo salutò.

«Ehi bro, di nuovo da queste parti?» disse una voce che lui conosceva bene. Si girarono entrambi, sia lui che Marinette al suo fianco.

«Nino, che bello rivederti!» sorrise lui dandogli il pugno, che fece scontrare su quello scuro del ragazzo.

«Allora? Come mai qui? Nuovo servizio per la sala giochi, oppure sei venuto a divertirti un po'.» chiese curioso l'amico.

«Nessun servizio. Marinette ed io abbiamo iniziato due mesi fa il tour di Rainbow city e dopo essere stati promossi a Rue Vert, la seconda tappa è questa.»

«Marinette, eh? – chiese il ragazzo, volgendo lo sguardo verso la corvina – Piacere io sono Nino.» si presentò porgendole la mano.

«Il piacere è il mio.» rispose lei.

Nino era un ragazzo poco più basso di Adrien, dalla pelle scura con un cappellino rosso in testa, che gli copriva quasi completamente i corti capelli crespi, gli occhiali dalla montatura spessa e nera e un paio di cuffie al collo.

«Sai Marinette, si può dire che Nino sia il miglior dj di tutta Rainbow city.» disse Adrien.

«Ma smettila! – protestò l'amico – Sei solo di parte. C'è gente molto più brava di me. Forse il dj più bravo di Pêache Zone, questo sì.»

«Beh, io pensavo di far provare qualche gioco a Marinette, prima di andare all'Électron. È arrivato qualcosa di nuovo?» chiese il biondo, guardandosi attorno, come se notasse solo in quel momento la confusione che c'era dentro alla sala giochi.

«Oh sì... È arrivato Ultimate Mecha Strike 3!» rispose subito lui.

«Ultimate Mecha Strike? Adoro quel gioco!» esclamò Marinette, gli occhi le si erano illuminati.

«E fu così che scoprii il lato nerd di Marinette...» la prese in giro Adrien, con una risata divertita. Lei gli tirò un pugnetto sull'avambraccio, con un aria tra l'offeso e l'imbarazzato.

«Venite, vi porto alla postazione, ma vi avviso che ora ci sta giocando Max e dubito che qualcuno riuscirà a battere il suo record. Lui è il re di questa sala giochi, praticamente è sempre qui a stracciare chiunque lo sfidi.» li avvisò Nino.

I tre ragazzi s'inoltrarono nei meandri di quella foresta di neon, macchinette da videogame e schermi. Marinette continuava a guardarsi attorno come fosse tornata bambina e fosse entrata al parco giochi, probabilmente avrebbe volentieri smesso il tour, dimenticandosi il suo sogno, se l'avessero mollata là dentro.

Appena arrivarono al centro del locale videro un capannello di ragazzi che urlavano e incitavano qualcuno.

Si avvicinarono e Adrien dovette allungare il collo per riuscire a vedere, un pezzo dello schermo in cui si stava disputando una battaglia del picchiaduro.

«Cosa succede?» chiese Marinette, che continuava a muoversi nella speranza di trovare un buco libero per vedere o passare, essendo più bassa del ragazzo.

«Credo che Max stia vincendo...» commentò il giovane modello.

Poco dopo ebbero la conferma, perché l'audio del gioco decretò il suo Game Over, nelle ovazioni e negli applausi di quegli improvvisati spettatori, mentre lo sconfitto si allontanava a testa bassa.

«Ultima partita della giornata, c'è qualcuno che vuole sfidarmi?» chiese una voce acuta, proveniente proprio dal centro del gruppo.

«Io!» urlò Marinette alzando la mano.

Adrien si voltò stupito verso di lei, quasi sconvolto, mentre i ragazzi davanti a lei si spostavano per lasciarla passare e permetterle di raggiungere il ragazzo di colore con gli occhiali rettangolari e la maglia verde che si trovava davanti allo schermo con due joystick in mano.

«Tu?» chiese stupito il ragazzo, mentre lei lo raggiungeva, seguita dal biondo che non si sarebbe perso nemmeno un secondo di quell'incontro.

«Sì... Qualche problema? Sono una ragazza, ma non sono una principiante.» sentenziò Marinette afferrando il joystick.

«Bene, allora giochiamo!» rispose entusiasta l'altro video-giocatore.

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